martedì 31 dicembre 2013

I Peggiori del 2013


I Peggiori del 2013

Molti, in modo anche elegante e molto accattivante, verso la fine dell’anno presentano una lista dei Migliori.

I migliori film visti o usciti, i migliori libri letti o pubblicati e così via, passando per canzoni, posti visitati, spettacoli o concerti. È un modo simpatico di fare un consuntivo, di esprimere le proprie preferenze e parlare di sé attraverso esperienze e gusti personali.

Vorrei partecipare anch’io a questo “gioco”, ma un po’ per pigrizia ed un po’ per il gusto di fare una cosa più personale e magari “diversa”, presento una brevissima lista dei miei Peggiori del 2013.

Ovvero il peggior film che ho visto quest’anno, il fumetto (singolo albo) che reputo il peggiore letto ed il libro più brutto che ho avuto tra le mani in quest’anno che volge ormai al termine (la frase più brutta e scontata che potevo scrivere!).

Peggior Film: Beyond Borders – Amore senza confini, di Martin Campbell (2003)


Trama da cinematografo.it: Una giovane e brillante donna appartente alla borghesia benestante di Londra, conosce, per caso, un'organizzazione umanitaria impegnata in prima linea in tutto il mondo. Sconvolta per essere stata catapultata, all'improvviso, dal mondo ovattato della Londra-bene a scenari disastrosi, finisce per innamorarsi del medico-avventuriero che le ha aperto gli occhi.

Film brutto sotto ogni aspetto. Personaggi che non risultano credibili, con due attori (Clive Owen e Angelina Jolie) in pessima forma, che si barcamenano in una storia d’amore stucchevole che in più passaggi risulta ridicola quando non patetica. Regia pessima e sceneggiatura ridicola. Guardato in TV, insieme a chi mi sopporta ogni giorno, casualmente approfittando del fatto che i nostri impegnativi figli si erano addormentati presto e senza capricci.

Peggior Fumetto: Sulla Pelle – Dylan Dog n.326


Trama da sergiobonellieditore.it: I disegni possono uccidere? È questo l’enigma col quale Dylan è alle prese quando a Londra si verificano una serie di omicidi compiuti da ragazzi i cui corpi sono completamente coperti da tatuaggi tribali. Per risolvere il caso, l’Indagatore dell’Incubo deve risalire all’inquietante figura del polinesiano Tehamaru e fare luce sul suo oscuro passato.

Ho ricominciato ad acquistare e leggere Dylan Dog da pochi mesi, soprattutto grazie al “nuovo corso” annunciato dalla casa editrice milanese e che vede coinvolto Roberto Recchioni. Questo albo non mi è piaciuto per niente! Troppi “spiegoni” che annoiano e peggiorano la lettura di una storia con una sceneggiatura per nulla convincente, logorroica e basata su un soggetto debole e poco stimolante. Inoltre i disegni non aiutano e sono troppo distanti dallo stile della scrittura, portando ad un risultato che scontenta su tutta la linea.

Peggior Libro: Batista, di Nicola Di Camillo, Foschi Editore (2006)


Trama da foschieditore.com: Batista racconta di un viaggio in macchina verso il sud della Spagna. Di quattro amici che dopo i primi esami universitari partono insieme alla volta di Cadice e dell'età adulta. Qualcuno parte senza sapere che fare del proprio futuro, qualcun altro ha il futuro già scritto in un figlio che sta per arrivare. E c'è chi il futuro lo troverà tra corride e donne che ballano il flamenco. Sarà sulla spiaggia di Cadice che il viaggio si concluderà, in una grande festa catartica dove, tra daiquiri, bloody mary, sbronze e scazzottate, qualcuno troverà finalmente la sua grande Onda...

Acquistato pressoché per caso, insieme ad altri della stessa casa editrice, in occasione di una “promozione” estiva. Il tema ed il soggetto di un romanzo “on the road” non è propriamente originale, ma comunque può essere ben sviluppato e risultare intrigante e coinvolgente. A dire il vero le prime pagine sono accattivanti e, con astuzia, ammiccano al lettore sia giovane che più maturo, che può ritrovare alcune tracce delle proprie esperienze personali. Poi, però e forse inevitabilmente, l’autore si intestardisce su passaggi stucchevoli e ripetitivi, che con il fine di coinvolgere giungono però ad irritare ed infastidire, tra richiami a Baricco e velleità alla Bukowski. Diverse pagine mi sono risultate vuote e poco convincenti, fra sbornie, feste, amori fugaci e al limite dell’idiozia. I passaggi scritti poco bene e con scarsa vena di solito non mi risultano sempre fastidiosi, ma in questo caso l’autore si compiace troppo di se stesso e delle vicende che racconta, tentando di fare arte quando semplice ed onesto “mestiere” sarebbe stato sufficiente e gradevole. Insomma ci crede troppo e finisce tutto “in vacca”, come nel romanzo, che ha l’ulteriore ed imperdonabile colpa di voler anche concludersi con una sorta di riflessione morale o qualcosa di simile.

domenica 29 dicembre 2013

James Bond... Musica!

Chi ha la pazienza e la cortesia di leggere, più o meno regolarmente, questo blog sa che ormai più di un anno fa ho omaggiato i 50 anni cinematografici di James Bond con questo post.

Ora mi impegno a proporre una breve e personalissima classifica dei Bond Theme più belli, indipendentemente dalla qualità del film in cui sono inseriti.

Per salvaguardare un minimo di suspence e non dichiarare la “gara” chiusa ancora prima di cominciare, il primo e famosissimo James Bond Theme, composto da Monty Norman ed eseguito dalla John Barry Orchestra, è stato tolto dalla competizione; si sarebbe altrimenti aggiudicato a mani basse la prima posizione.
  • 5. Paul McCartney & Wings, Live and Let Die (Live and Let Die, 1973). McCartney compone uno dei suoi più grandi successi post-Beatles. Il brano si discosta radicalmente da tutte le sequenze di apertura viste ed ascoltate fino a quel momento (si tratta di una sorta di pop-rock un po’ concitato), conservando comunque la solennità e senso di compiacimento tipico dei film di 007. Il primo, tra tutti i Bond Theme, ad essere nominato agli Oscar.
  • 4. Nancy Sinatra, You Only Live Twice(You Only Live Twice, 1967). Misterioso ed elegante, vellutato e seducente; la ballad cantata da Nancy Sinatra rende bene l’atmosfera ed è perfetta per sottolineare il lato più romantico e fatale dei Bond movie



  • 3. Shirley Bassey, Diamonds Are Forever (Diamond Are Forever, 1971). Shirley Bassey è senza ombra di dubbio la regina dei Bond Theme (ne ha interpretati ben tre); riesce sempre a trasmettere al brano la drammaticità e la raffinatezza richieste.


  • 2. Carly Simon, Nobody Does It Better (The Spy Who Loved Me, 1977). “Nobody Does It Better” è un brano coinvolgente e intriso di sensualità, anche “slegato” dal film per cui è stato scritto.

  • 1. Shirley Bassey, Goldfinger (Goldfinger, 1964). Nessun Bond Theme più di “Goldfinger” riesce a restare perfettamente in equilibrio tra eleganza, enfasi e sottile ironia. La Bassey ci introduce il malvagio personaggio di Auric Goldfinger, mentre un’orchestra di fiati crea la giusta atmosfera magniloquente. Insieme al già citato “James Bond Theme” si tratta del brano più riconoscibile di tutta la serie. Semplicemente immortale.

Menzione d’onore per Adele, Skyfall (Skyfall, 2012), che con un gusto retrò cattura l’atmosfera glamour, fatta di intrighi, drama e azione dei film di 007 e per Tina Turner, GoldenEye (GoldenEye, 1995), intrigante ed elegante allo stesso tempo.


venerdì 27 dicembre 2013

In banca

Ho sentito che per questi ultimi giorni dell'anno nella mia banca c'è una promozione... se punti una pistola all'impiegato allo sportello, ti da i soldi!


mercoledì 25 dicembre 2013

Natale con Piccole Donne



"Natale non sarà Natale senza regali", borbottò Jo, stesa sul tappeto.
"Che cosa tremenda esser poveri!", sospirò Meg, lanciando un'occhiata al suo vecchio vestito.

"Non è giusto, secondo me, che certe ragazze abbiano un sacco di belle cose e altre nulla", aggiunse la piccola Amy, tirando su col naso con aria offesa.
"Abbiamo papà e mamma, e abbiamo noi stesse", disse Beth, col tono di chi s'accontenta, dal suo cantuccio.

(Piccole Donne – Louisa May Alcott)


martedì 24 dicembre 2013

24 dicembre


Come? … pranzare in casa?
Pranzare in casa è male
Oggi ch'è la vigilia di Natale!
Mentre il Quartiere Latino le sue vie
Addobba di salsicce e leccornie?
Mentre un olezzo di frittelle imbalsama
Le vecchie strade?
È il dì della vigilia!
Là le ragazze cantano contente
Ed han per eco ognuna uno studente!
Un po' di religione, o miei signori:
si beva in casa, ma si pranzi fuori. 

(la Bohème, di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica)


lunedì 23 dicembre 2013

Citazioni Cinematografiche n.24


Henry: ...è proprio buffo!
Tommy: Come sarebbe buffo?
Henry: Sei buffo, insomma, è una bella storia, è buffa, sei un tipo buffo!
Tommy: Perché, per via di come parlo o cosa?
Henry: No, è che sei... buffo! Insomma, è il modo come racconti le storie.
Tommy: Buffo come? Che ci trovi di buffo?
3° Complice: Tommy non hai capito...
Tommy: No, aspè aspè, è cresciutello, sa quel che dice, che dici eh? Buffo come?
Henry: Beh...
Tommy: Come?
Henry: Che sei buffo, tutto qua.
Tommy: No spiegami fammi capire perché magari è colpa mia, forse sono un po' rincoglionito ma... buffo come? Buffo come un pagliaccio, ti diverto? Ti faccio ridere? Sto qua per divertirti? Come sarebbe buffo, buffo come, perché buffo?
Henry: Per... per... per come racconti le storie, capisci?
Tommy: No, no, io non capisco, tu l'hai detto, lo saprai no? Tu hai detto che sono buffo; ma com'è che sono buffo, che cazzo ci trovi di tanto buffo in me, eh, dimmelo, di', che c'è di buffo?

(Henry Hill/Ray Lotta e Tommy DeVito/Joe Pesci in “Quei Bravi Ragazzi”, di Martin Scorsese - 1990 )

domenica 22 dicembre 2013

Le Storie # 15 I Fiori del Massacro


Tra i migliori albi di questa serie, senza dubbio.
Non lo definisco il migliore perché anche il precedente curato dalla stessa coppia sceneggiatore-disegnatore, “La Redenzione del Samurai”, ha motivo di concorrere per il primato, ma la lettura di questo albo n.15 de “Le Storie” è qualcosa che dona soddisfazione, piacere e godimento per gli occhi ed il cuore.

Roberto Recchioni ai testi e Andrea Accardi ai disegni propongono una vera e propria gemma che risplende in quest’ultimo mese dell’anno. “I Fiori del Massacro” è allo stesso tempo una storia d’avventura, un romanzo di formazione per immagini ed una lezione di stile grafico e di composizione.


Una sceneggiatura che conquista e non teme di sorprendere il lettore, tanto bella e ben orchestrata da fare quasi rabbia, che si integra al meglio con le tavole di un immenso Accardi, che ci presenta tanti particolari, interni ed esterni, volti e paesaggi in modo minuzioso e con rara maestria. La sceneggiatura è tanto solida, trascinante e divertente, quanto la componente grafica si esprime a grandi livelli. Una fascinosa protagonista, che ci offre una storia di vendetta tramite un continuo susseguirsi di eventi, tra momenti di contemplazione e riflessione e folgoranti passaggi di pura azione.


Da apprezzare come in casa Bonelli si stia dando la possibilità a sceneggiatori e disegnatori di esprimersi con grande libertà e fantasia, andando anche oltre il classico ed il consueto. Recchioni, in particolare, si prende diverso spazio, puntando decisamente verso dialoghi asciutti, scarni ma dannatamente efficaci, con evidenti richiami ad un dinamismo ed a tempi drammaturgici di stampo cinematografico. In questo è ottimamente supportato da Accardi che si concede parecchi lussi grafici e nella costruzione delle tavole. Personalmente trovo la protagonista veramente convincente e degna di una “miniserie”, anche grazie alla figura del vecchio samurai cieco, già proposto ne “La Redenzione del Samurai”, carattere che ormai anche da noi è conosciuto tramite “Zatoichi” di Takeshi Kitano.



“La nobile Jun ha visto il padre morire suicida per il proprio onore, denunciando la corruzione della corte. Di fronte al suo sangue, i dignitari e il Daimyo hanno, però, riversato solo scherno e disprezzo… Prima che lei stessa soccomba alla vergogna e all’autodistruzione, la voce del samurai errante Ichi si alza per consigliarla: chi ride davanti all’altrui sacrificio non merita il trionfo, ma piuttosto di assaggiare la spada della vendetta!” (immagini e sinossi da Sergiobonellieditore.it)


sabato 21 dicembre 2013

Nemmeno una di troppo!


Una volta Gustave Flaubert scrisse: “Le tre cose più belle che Dio abbia mai fatto sono il mare, l’Amleto e il Don Giovanni di Mozart”.



Si racconta che l’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena, al termine della “prima” del “Don Giovanni”, convocatolo nel suo palco privato, abbia rivolto a Wolfgang Amadeus Mozart le sue congratulazioni, pronunciando una singolare frase: “Quante note!”


Mozart, impassibile, sembra che gli abbia risposto: “Ma nemmeno una di troppo, Maestà!”




Overture del Don Giovanni, eseguita dalla Vienna Philharmonic Orchestra, diretta da Herbert von Karajan:
Nel caso abbiate gradito l'ascolto, di seguito propongo anche l'aria "Là ci darem la mano":



venerdì 20 dicembre 2013

La Leggenda, di Yves Swolfs

La Editoriale Cosmo ha vari meriti. Tra questi sottolineo che hanno tradotto e portato nelle edicole italiane, ad un prezzo veramente accessibile, un capolavoro assoluto.

“La Leggenda”, scritto e disegnato da Yves Swolfs, autore belga tra i maestri del fumetto mondiale.

L’opera è inseribile nella categoria fantasy, sebbene tale definizione è necessariamente restrittiva e penalizzante una serie così ricca di elementi e suggestioni letterarie. 

“La Leggenda”, tutti e tre gli albi fin qui proposti in attesa dei prossimi cicli narrativi (che ci assicurano arriveranno tra pochi mesi), propone azione, pathos, riflessione, violenza, sentimenti, elementi magici accanto ad altri prettamente umani. Tutti elementi valorizzati da una serie di vicende, una trama articolata e complessa, ma allo stesso tempo comprensibile e pienamente godibile anche da chi non è propriamente un amante del genere fantasy, sword & sorcery in particolare.

Questo perché siamo di fronte a letteratura per immagini, un romanzo disegnato che non ha nulla da invidiare a serie letterarie tra le più vendute e apprezzate. L’eroe e protagonista, Tristan, rispecchia i canoni del genere e aggiunge qualcosa al suo personaggio, che si confronta con i propri nemici ed un “cattivo-antagonista” molto ben tratteggiato e convincente. Non mancano sequenze d’azione ben sceneggiate, duelli e scontri violenti che si accompagnano a momenti di riflessione e descrittivi che esaltano ogni componente della serie. Magico e Umano, Umano e Soprannaturale si incontrano e svolgono la loro parte egregiamente.


Come se non bastasse “La Leggenda” è un capolavoro anche dal punto di vista grafico! I disegni di Swolfs sono superbi, riescono a caratterizzare ogni personaggio al meglio, evocando le emozioni che li animano ed accompagnando testi mai banali ed anzi incisivi e con tratti da tragedia shakesperiana. I paesaggi sono resi al meglio, boschi, foreste, monti e fiumi. I castelli ed i loro interni sono disegnati con estrema cura e conquistano con i loro particolari.

Un’opera da gustare e riprendere in mano, per apprezzarne ogni elemento e per farsi conquistare dalla forma espressiva-artistica del fumetto qui portata ad alti livelli.

giovedì 19 dicembre 2013

I Ribelli – Editoriale Cosmo


Un vero e proprio noir a fumetti proposto dalla Editoriale Cosmo.

Questo romanzo a fumetti, come sempre proposto in una veste grafica semplice ma curata e di buona qualità, propone tutti gli stilemi e le caratteristiche di un ottimo noir.

Il noir è un genere tanto affascinante quanto difficile da rendere per immagini ed in tavole disegnate. In questo caso la scelta (anche economica) del bianco e nero aiuta molto, donando atmosfera e rigore a quanto viene narrato e proposto.

Jean Dufaux ai testi e Marc Màles ai disegni svolgono un lavoro egregio, di grande qualità narrativa e grafica, garantendo al lettore ritmo, tensione, ottime immagini ed una galleria di personaggi degni del miglior cinema, a cui l’intera opera si ispira, mescolando suggestioni e richiami alla narrativa noir classica (Hammet e Chandler) e a quella più moderna (Ellroy).

Non vengono risparmiati intrighi, tradimenti, corruzione, crudeltà, omicidi e tutte le bassezze di cui sono capaci personaggi molto ben delineati e presentati. Atmosfere hard-boiled e dialoghi veloci, sferzanti e crudi accompagnano il lettore in un vero e proprio intrigante ed inquietante viaggio nell’America degli anni 50, impietosamente e crudamente rappresentati.

Un’opera impedibile, non solo per gli appassionati dei fumetti o del noir, ma per tutti quelli che amano le storie ben scritte, sceneggiate e raccontate.

martedì 17 dicembre 2013

Parole, Parole, Parole e ancora parole... ma quando stai zitto?



“Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato e ne provo un fastidio intollerabile. Non si creda che questa mia reazione corrisponda a un’intolleranza per il prossimo: il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso. Per questo cerco di parlare il meno possibile, e se preferisco scrivere è perché scrivendo posso correggere ogni frase tante volte quanto è necessario non dico a essere soddisfatto delle mie parole, ma almeno a eliminare le ragioni d’insoddisfazione di cui posso rendermi conto.” 

(Lezioni Americane – Italo Calvino)



lunedì 16 dicembre 2013

Citazioni Cinematografiche n.23


Nola: Gli uomini credono che io sia qualcosa di molto speciale.
Chris: E lo sei?
Nola: Beh, nessuno ha mai rivoluto i soldi indietro...

(Nola Rice/Scarlett Johansson e Chris Wilton/ Jonathan Rhys-Meyers in “Match Point” di Woody Allen - 2005)



domenica 15 dicembre 2013

Einaudi ed il Salentino




Un pensiero alle amiche salentine, un affettuoso messaggio che le raggiunga dove sono, nella loro splendida terra e nelle loro case nel resto d’Europa.

Un pensiero che le accarezzi il viso e che si trasmetta ai loro cari, alle loro famiglie, a chi amano.


Va bene lasciala dormire
Lei adesso non può capire
No tu non le parlare
Perchè non sente più questo cuore
Vento pure tu non dire
Lei ora non può capire
Dorme dorme e non vuole
Non le piace più questo cuore.

Quattro venti ed io sono sola
Le mie notte senza fortuna
Lasciala dormire ancora
Lasciala morire prima
Quest'anima senza l'amore
No tu non la puoi aiutare
Passa il tempo e non parlare
Passa il tempo e non dire niente

Tanto tu lo sai
Quello che voleva
Quello che succede a noi
Quello che sento ancora qua
Solo se vuoi
No se non ci stai
Che torni con me.

E tu se vuoi che il mio cuore sia qui
Basta che chiudi gli occhi e poi
Vedo che lo trovi
Canto e penso insieme a te
Sospiri e lacrime
Io non ho più l' amore
Eri tu il mio bene.

Vento lasciami impazzire
Lei prima o poi deve tornare
Lasciami soffrire sola
Lasciami dimenticare prima
La mia anima va dove vuole
Tu lasciala fare
Passa il tempo e non dire niente
Ora tu non ti fermare
Sola sola devo restare
Lascia che diventi il sole
io al buio devo rimanere
Ora tu non ti fermare
Lei non mi può amare
Passa il tempo e non parlare
Passa il tempo e non dire.

Tanto tu sai
Quello che voleva
Quello che succede a noi

Quello che sento ancora qua
Solo se vuoi
No se non ci stai
Che torni con me
E tu se vuoi tornare indietro,sai
Basta che chiudi gli occhi e poi
Vedrai che mi troverai.

Canto e penso insieme a te
Sospiri e lacrime
Io non ho più l' amore
Eri tu il mio bene.

Canto e penso insieme a te
Sospiri e lacrime.

sabato 14 dicembre 2013

A cosa rinuncerei


A cosa sarei disposto a rinunciare?

Non so, ma per lo sguardo di Rupert Everett, l’elegante dritto di Roger Federer e la voce di Leonard Cohen mi giocherei parecchio!






venerdì 13 dicembre 2013

Sono solo un povero ragazzo



“ I am just a poor boy
Though my story's seldom told
I have squandered my resistance
For a pocket full of mumbles such are promises
All lies and jests
Still a man hears what he wants to hear
And disregards the rest
...”



“ Io sono solo un povero ragazzo
sebbene abbia raccontato raramente la mia storia
ho buttato al vento la mia resistenza
per una tasca piena di chiacchiere come le promesse
solo bugie e bidoni
perché un uomo ascolta solo quello che vuole sentire
e trascura ciò che resta
…”

(The Boxer - Simon & Garfunkel)
 

giovedì 12 dicembre 2013

Qualcosa sui "forconi"




Negli ultimi giorni sono stato un pizzico più attento alla cronaca italiana e perciò ho letto ed ascoltato qualcosa sulle recenti dimostrazioni ed iniziative di disturbo messe in atto da alcuni italiani. Se ho capito bene non amano essere definiti “Movimento dei Forconi”, alcuni fanno riferimento ad un “Comitato 9 Dicembre” e quindi già fin dal nome del gruppo o dei gruppi attivi c’è incertezza e difficoltà nel presentare un’analisi.

Sembra che non ci sia una connotazione precisa, in senso di partito o movimento politico-sociale distinto o distinguibile, anche se da più parti si fa notare una certa prevalenza di elementi che si riferiscono a formazioni di destra, estrema destra e destra popolare (non mi soffermo su quest’ultima definizione per mancanza di voglia e improvviso appello alla pietà…).

Comunque questi signori ce l’hanno un po’ con tutto e tutti, non sono certo i primi, anzi ci sono addirittura deputati e senatori che si sono fatti eleggere (meglio, nominare) strillando su ogni cosa gli passasse davanti e appellandosi ad una insaziabile voglia di distruggere e “mandare tutti a casa”, pertanto il gioco non è del tutto nuovo.

Ciò che è nuovo, almeno per quanto riguarda i concetti base di una protesta o rivendicazione e che differenzia questi tizi dai mai sufficientemente deprecati parlamentari 5 stelle, poiché a loro facevo esplicito riferimento nel precedente paragrafo, è la modalità di gestire la “protesta”.
 
Fin da quando frequentavo, con scarso risultato, le scuole superiori, ho capito e mi hanno mostrato come sia necessario “preparare una manifestazione”, ordinare idee e necessità, definire un programma evidenziandone i punti salienti e le priorità e soprattutto chiarire cosa si sta chiedendo, per cosa si protesta, quali sono i risultati a cui si vuole o si vorrebbe arrivare e quali sono i portavoce o, in alcuni encomiabili o deprecabili casi, chi siano i leader o gli ispiratori di un movimento e per conto di chi stiano parlando. Successivamente vengono gli slogan, le canzoni, gli striscioni e tutto il fondamentale e necessario folklore che arricchisce e corrobora un movimento di protesta, un comitato, una dimostrazione, un corteo o qualsiasi altra iniziativa a cui si desideri dedicarsi.

In questo caso, quello della protesta dei “forconi” (mi adeguo alla terminologia più semplice), invece, non si capisce bene cosa si chieda, chi lo sta chiedendo e a nome di chi. Le ragioni, i motivi della protesta e ciò che viene chiesto alla classe politica, alla Politica e alle amministrazioni ed istituzioni non è affatto chiaro. C’è di sicuro un generico “basta!” applicato praticamente a tutto: ai politici, a tutti i politici, viene chiesto di lasciare i loro incarichi, al Governo di dimettersi, alle Amministrazioni ed Enti locali di non pagare più consiglieri e assessori, a Equitalia di non effettuare più riscossioni e allo Stato in generale di non tassare più la popolazione. Probabilmente trascuro qualcosa, ma il nocciolo mi sembra riassumibile così.

Poi, di fatto, non c’è chiarezza su chi siano gli interlocutori a cui questi dimostranti si rivolgono. Ora, sulla base della mia esperienza, so che si tratti di una ancorché generica o specifica protesta, è necessario che si identifichi e sia chiaro con chi si vuole parlare, trattare o anche solo a quale indirizzo inviamo messaggi e rivendicazioni. Si parli delle condizioni abitative di una parte della popolazione, di questioni private o di interesse pubblico, di una Riforma della Scuola (raggiunta “l’età della ragione”, dal ministro Falcucci in poi, tutte quelle proposte hanno generato manifestazioni e proteste) o dei lavori condominiali da effettuare, chi protesta sa e fa capire quale sia il proprio interlocutore.

In questi giorni manca un interlocutore unico e per questo motivo le Istituzioni faticano a organizzare la loro risposta alle proteste e quelli come me rimangono dubbiosi e perplessi. Avercela con tutti è come non rivolgersi a nessuno, dire “devono andare tutti a casa” è una sciocchezza in termini di gestione delle proprie rivendicazioni. Certi toni possono pagare in termini mediatici o di appoggio temporaneo, ma se si ha uno straccio di programma in mano, o nella mente, prima o poi bisogna presentarlo e rivolgersi ad un interlocutore che venga riconosciuto e legittimato come tale. A scuola era il Preside, a cui rivolgere appelli o presentare richieste, nell’ambito lavorativo è il capoufficio o il datore di lavoro, in famiglia sono i genitori o la moglie e così via.

Questi tizi, ho ascoltato, detestano tutti, parlamentari e amministratori locali, secondo loro delegittimati perché pensano solo agli affari loro (sai che novità dire una cosa del genere), industriali e gruppi bancari, Enti ed Istituzioni e così via. Poi quando si chiede loro cosa effettivamente vogliano partono con frasi ad effetto tipo “se ne devono andare”, “siamo stanchi”, “siamo stufi”, “siamo cittadini italiani”. Solo loro sono cittadini italiani? Lo sono anch’io e cosa mi rispondono quando chiedo loro cosa esattamente stiano rivendicando e come io possa eventualmente sostenerli e perciò, secondo i loro ragionamenti, sostenere me stesso? Mi dicono di scendere dalla macchina, uscire di casa e unirmi a loro, dargli una mano. Per fare cosa? “Riprendiamoci l’Italia!” mi dicono.

A parte il fatto che questa esortazione, in diverse sfumature e fogge, è utilizzata fin dal Risorgimento e ha lasciato tracce persino in partiti e movimenti politici dei più svariati colori e ispirazioni, rispondermi così equivale a non dire niente. Che cosa vuol dire riprendersi l’Italia? Farne roba nostra? A scapito o beneficio di qualcuno? Abbandonare la vita politica, perché sono tutti ladri? O cos’altro?

Non c’è chiarezza nei messaggi e nelle richieste. Forse sono troppe perché si cerca di allargare il cerchio e sperare in un sostegno più ampio possibile e magari “trasversale”. Oppure l’obiettivo è attirare attenzione, creare clamore, fare casino e poi puntare a qualcosa di più specifico e circoscrivibile e perciò meglio individuabile. Oppure è semplice situazionismo, ed ammetto che in questo caso un sorriso mi nascerebbe.

Approfitto quindi dell’occasione per dire che se si vuole qualcosa, se si ha una necessità, un’esigenza e si punta ad un obiettivo è necessario chiarirsi le idee e parlare. Mediare, intessere rapporti con qualcuno in modo serio e rispettoso delle regole democratiche e civili, “uscire dalla tenda”, come alla fine anche Achille fece, e accettare le regole del gioco. Forconi, bastoni, fucili o chissà cos’altro lasciamoli stare, protestiamo e manifestiamo pure, magari ci fa bene, usiamo slogan e striscioni, ma rivolgiamoci ad un interlocutore e parliamo una lingua che possa essere capita e analizzata, per comprendere noi stessi e far comprendere cosa desideriamo e quale cambiamento auspichiamo.

“Dateci tutto in mano a noi”, “Ridateci la dignità”, “Riprendiamoci l’Italia” equivale a dire “quando avremo il 51% governeremo da soli e faremo quello che è giusto fare”. Mi sembra chiaro a chi mi sto riferendo.




martedì 10 dicembre 2013

A presto Black Crow!


Con il numero 2 in edicola questo mese si conclude, per il momento, l’avventura con Black Crow, il corsaro Samuel Prescott nato dalla fantasia e dal lavoro di Jean-Yves Delitte.

Il primo arco narrativo, infatti, si interrompe con il protagonista e la sua ciurma in fuga da Port Said, in mezzo al mare, alla ricerca di un riparo e di altre avventure da vivere. Poiché la serie è ancora in fase di pubblicazione in Francia, bisogna solo avere pazienza e contare sulla meritoria opera di grafica, traduzione e lettering messa in atto dalla Editoriale Cosmo ed i suoi Cosmonauti.

Un vero e proprio feuilleton a fumetti, dove le gesta ed il coraggio di Black Crow ci portano dal Nord America all’Africa, passando per la vecchia Europa, tra Oceano Atlantico, Mare del Nord ed i grandi fiumi africani.

Tavole splendidamente lavorate e dettagliate, sublimi per resa dei personaggi e dei paesaggi, accompagnano una sceneggiatura coinvolgente e ben studiata, che soddisfa e sorprende il lettore, che ne rimane affascinato. Veramente belle le tavole a tutta pagina e a doppia pagina, che si fanno ammirare per ricchezza di particolari e qualità.

Azione ed avventura, supportate da dialoghi vivaci e convincenti, che fanno incontrare letteratura e cinema.

Black Crow, comunque, non è solo un’opera di intrattenimento, cosa in cui riesce bene e di cui sento il bisogno, ma è anche capace di suscitare emozioni e riflessioni sui temi proposti. Insomma un consiglio per gli acquisti, nel caso non vi fosse ancora chiaro!