giovedì 31 dicembre 2020

martedì 29 dicembre 2020

Incipit 0/100

 


Chi ben comincia è a metà dell’opera”, recita un proverbio; “la prima impressione è quella che conta”, sostiene qualcuno; “da come ci si presenta dipende come si verrà valutati” afferma ancora qualche sedicente esperto di selezione del personale.

E per quanto riguarda le opere letterarie? Ci sono regole, consuetudini, punti fermi oppure miti da sfatare?

Personalmente ho più che altro sensazioni e suggestioni, che mi influenzano nel continuare o smettere dopo poche pagine la lettura di un romanzo od un'opera.


Da questa settimana, ogni venerdì, per 100 settimane, proporrò un “incipit” che mi piace.

Rigorosamente un incipit di un libro che ho letto per intero, perciò una selezione assolutamente personale e quindi parziale, senza pretese di esaustività o di comprendere il maggior numero di generi o periodi storici.

Ci sarà prevalenza di uno stile o di un altro, mancanza di equilibrio fra le nazionalità o le lingue utilizzate dagli autori ed autrici e così via. Questo perché ho i miei gusti e preferenze, mie sensibilità e limiti che hanno influenzato la scelta degli incipit.

Scelta di Incipit, non di autori o romanzi. Perché ci sono incipit che ritengo belli, che mi colpiscono, indipendentemente dal livello del romanzo o dalla sua fortuna. Incipit che ricordo con piacere anche se il resto del libro ne è un po' meno all'altezza. Incipit di autori per i quali magari provo simpatia meno che per altri, che sono rimasti esclusi ma che ho comunque nel cuore. Se ci sarà qualcuno che avrà la bontà e la pazienza di seguire tutti e 100 gli incipit, probabilmente si stupirà oppure si arrabbierà per l'assenza di qualche autore, autrice o di qualche titolo. Vorrà dire che non ho letto quel libro (del tutto o in parte) oppure che è stato “vittima” delle mie scelte. D'altronde per ogni incipit inserito ne ho messo da parte tanti altri, perché scegliere comporta rinunciare.

Inaugurare questa selezione il 1° gennaio è come augurare un buon inizio di anno.

Buon incipit!

 


lunedì 28 dicembre 2020

Citazioni Cinematografiche n.387

 Se la Terra muore, voi morite. Se voi morite, la Terra sopravvive. 

(Klaatu/Keanu Reeves in "Ultimatum alla Terra", di Scott Derrickson - 2008)



 

sabato 26 dicembre 2020

Anne Rice, Neil Jordan e Sting per un vampiro



Quando si accenna a “Intervista col vampiro” gran parte degli interlocutori pensa immediatamente all'omonimo film di Neil Jordan del 1994. Quel film è tratto da un libro di Anne Rice con lo stesso titolo, pubblicato in Italia nel 1977. Sia la visione dell'opera dell'apprezzabile Jordan che la lettura di quella di Rice sono consigliabili, per varie motivazioni ed anche solo per diletto.

La cosa curiosa, se così si può dire, è che il romanzo della scrittrice statunitense aveva precedentemente stimolato ed ispirato il britannico Sting, che nel suo album d'esordio come solista, “The Dream of the Blue Turtles”, circa 10 anni prima del film con Brad Pitt, Tom Cruise, una giovane Kirsten Dunst e compagnia, cantava “Moon over Bourbon Street”, brano che richiama “Intervista col vampiro”, il libro appunto.
Sebbene non mi possa considerare un fan di Sting, non ho remore a definire “Moon over Bourbon Street” un gran bel pezzo. Atmosfere e passaggi jazz donano una particolare delicatezza e intensità al testo, che ha un gran accompagnamento sia nella voce di Sting che nelle musiche eseguite da ottimi artisti, tra cui Branford Marsalis al sassofono.



There's a moon over bourbon street tonight
I see faces as they pass beneath the pale lamplight
I've no choice but to follow that call
The bright lights the people and the moon and all
I pray everyday to be strong
For I know what I do must be wrong
Oh you'll never see my shade or hear the sound of my feet
While there's a moon over bourbon street

It was many years ago that I became what I am
I was trapped in this life like an innocent lamb
Now I can never show my face at noon
And you'll only see me walking by the light of the moon
The brim of my hat hides the eye of a beast
I've the face of a sinner but the hands of a priest
Oh you'll never see my shade or hear the sound of my feet
While there's a moon over bourbon street

She walks everyday through the streets of New Orleans
She's innocent and young from a family of means
I have stood many times outside her window at night
To struggle with my instinct in the pale moonlight
How could I be this way when I pray to god above
I must love what I destroy and destroy the thing I love
Oh you'll never see my shade or hear the sound of my feet
While there's a moon over bourbon street


mercoledì 23 dicembre 2020

Maybe This Christmas




Tracey Thorn "Maybe This Christmas"

Maybe this Christmas
Will mean something more
Maybe this year love will appear
Deeper than ever before

And maybe forgiveness will ask us to call
Someone we love, someone we've lost
For reasons we can't quite recall
Uh, maybe this Christmas

Maybe there'll be an open door, uh
Maybe the star that shined before
Will shine once more

Tururururu, turururu
Turururu, turururu

Maybe there'll be an open door
Maybe this time that shined before
Will shine once more

And maybe this Christmas
Will find us at last
In heaven, at peace
Prayed for at least

For the love we've been
Shown in the past
Maybe this Christmas
Maybe this Christmas 
 
 

martedì 22 dicembre 2020

lunedì 21 dicembre 2020

Citazioni Cinematografiche n.386

Le mie mani sono sporche di sangue, io semino discordia. A migliaia sono morti per causa mia. A volte sono così rattristato che non riesco a lasciare il letto. Mi hanno trasformato in una stella fissa, ma non lo sono. Io sono un pianeta vagante: non servo a orientare il cammino.

(Martin Lutero/Ralph Fiennes in “Luther – Genio, ribelle, liberatore”, di Eric Till - 2003)





sabato 19 dicembre 2020

A proposito di strade

 


Lunga ed impervia è la strada che dall'inferno si snoda verso la luce.

(John Milton ne "Il Paradiso Perduto") 


 

martedì 15 dicembre 2020

Ma quale essenza delle cose?

 


Bisognerebbe rinunciare a cercare l'essenza delle cose. È una brutta piega presa dalla nostra mente questo voler fissare in ogni occasione l'evanescente e scovarne la ragione durevole. Non c'è niente dietro a niente. Ma può esserci qualcosa in noi. È a questo che è necessario aggrapparsi.

Emil Cioran


 

 

lunedì 14 dicembre 2020

Citazioni Cinematografiche n.385


Timoteo: Mi perdonerai mai, vero?
Italia: Dio non ci perdonerà.
Timoteo: Dio non esiste, amore mio.
Italia: Speriamo. Speriamo, amore mio.

(Timoteo/Sergio Castellitto e Italia/Penélope Cruz in “Non ti muovere”, di Sergio Castellitto - 2004) 




sabato 12 dicembre 2020

Sonno

 

 

Il sonno viene come l’avanzare della marea. Opporsi è impossibile. È un sonno così profondo che né lo squillo del telefono né il rumore delle auto che passano fuori mi arrivano all’orecchio. Nessun dolore, nessuna tristezza laggiù: solo il mondo del sonno dove precipito con un tonfo.
(Banana Yoshimoto, "Sonno Profondo" - trad. Giorgio Amitrano)

 



 

mercoledì 9 dicembre 2020

lunedì 7 dicembre 2020

Citazioni Cinematografiche n.384

Silente: Verrà un momento in cui a Harry Potter andrà rivelata una cosa, ma devi aspettare finché Voldemort sia al massimo della vulnerabilità.
Piton: Che cosa gli va rivelato?
Silente: La notte in cui Lord Voldemort andò a Godric's Hollow per uccidere Harry, e Lily Potter si interpose tra loro, la maledizione gli rimbalzò addosso. In quell'istante, un frammento dell'anima di Lord Voldemort si agganciò alla sola cosa vivente che riuscì a trovare: Harry stesso! Oh, c'è un motivo per cui Harry può parlare con i serpenti, c'è un motivo per cui può guardare nella mente di Lord Voldemort: una parte di Voldemort vive dentro di lui!
Piton: Quindi quando arriva il momento, il ragazzo deve morire?
Silente: Sì, sì, deve morire.
Piton: Lo ha tenuto in vita perché muoia al momento opportuno! Lo ha allevato come una bestia da macello!
Silente: Non dirmi ora, che ti sei affezionato al ragazzo!
Piton: Expecto Patronum!
Silente: Lily! Dopo tutto questo tempo?
Piton: Sempre.

(Albus Silente/Michael Gambon e Severus Piton/Alan Rickman in "Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 2", di David Yates - 2011) 





sabato 5 dicembre 2020

Dipendenza

 


Ogni tipo di dipendenza è cattiva, non importa se il narcotico è l'alcool o la morfina o l'idealismo.

(Carl Gustav Jung)

 


lunedì 30 novembre 2020

Citazioni Cinematografiche n.383

    Mia madre era sempre così ubriaca che quando ci siamo decisi di farle fare un controllo medico hanno trovato il 2% di sangue nel suo alcol.

    (Rupert Pupkin/Robert De Niro in “Re per una notte”, di Martin Scorsese - 1983)




 

domenica 29 novembre 2020

Anche "I Cancelli del Cielo" ha 40 anni!

Il film di Michael Cimino "I Cancelli del Cielo" (Heaven's Gate il titolo originale) uscì 40 anni fa.


Spesso è stata raccontata la storia di quello che fu allo stesso tempo un disastro ed un capolavoro.

Un disastro all'epoca e poi, dopo diversi anni, rivalutato ed ora, giustamente, considerato un film bellissimo.

Probabilmente fra chi già allora intuì l'importanza dell'opera di Cimino ci fu Raymond Carver, o quantomeno ne fu stimolato, poiché nella sua raccolta "Racconti in forma di poesia" dedica uno scritto al regista e ad uno dei suoi personaggi.

Il Giocoliere de Le Porte del Paradiso

per Michael Cimino


Dietro il tavolino sporco dove Kristofferson sta facendo

colazione, c'è una finestra che si affaccia su una strada del secolo

scorso a Sweetwater, nel Wyoming. Un giocoliere

è alo lavoro, là fuori, in frac e cilindro,

un tipetto allampanato che tiene in aria

tre clave. Rifletteteci un attimo.

Su questo giocoliere. Sullo stupefacente atto mentale e manuale.

Uno che si guadagna da vivere facendo il giocoliere.

Tutti, una volta o l'altra, hanno incontrato un divo

o un pistolero. Ad ogni buon conto qualcuno un po'

prepotente. Ma un giocoliere! C'è fumo azzurrino nell'aria

di questo orribile locale e sopra quel tavolino sporco dove due

tipi grandi e grossi discutono del futuro di una donna. E di qualcosa

che ha a che fare con l'Associazione Allevatori.

Ma lo sguardo continua a tornare su quel giocoliere.

Quel minuscolo spettacolo. In questo istante, la condizione di Ella

o il fato degli emigranti

non sono così importanti quanto le acrobazie del giocoliere.

Ma come ha fatto a insinuarsi nell'azione? Che storia ha dietro?

È la sua storia che voglio conoscere. Tutti sono capaci

di portare una pistola e di fare gli spavaldi. Oppure di innamorarsi

di qualcuno che ama qualcun altro. Ma fare il giocoliere

per l'amor di Dio! Dedicare la vita a quell'arte.

Tirarci avanti. Facendo il giocoliere.


(trad. Riccardo Duranti)



lunedì 23 novembre 2020

Citazioni Cinematografiche n.382

Zorba: Certo che sono veramente strani questi umani... costruiscono dei musei nuovi e ne abbandonano uno così bello qui nel centro della città!
Colonnello: Sai, gli ultimi umani con un po' di senno risalgono al tempo degli antichi egizi, che adorando il dio gatto gli avevano costruito le piramidi...
Segretario: La sfinge, Colonnello!
Colonnello: E che cosa ho detto io, la sfinge! E noi invece con che razza di umani abbiamo a che fare, quelli di oggi ci trattano come se fossimo degli stupidi cani smidollati, bleah...
Pallino: Diderot! Diderot!
Diderot: Terribilmente terribile! Quegli ignoranti di topi si sono mangiati una pagina dell'atlante! Abbiamo perso il Portogallo!
Colonnello: Gli faremo pagare anche questa, figliuolo, ma... ora sta a sentire, abbiamo un altro problema!

(Zorba, Colonnello, Segretario, Pallino e Diderot in "La Gabbianella e il Gatto", di Enzo D'Alò - 1998) 





sabato 21 novembre 2020

Quando te ne vai




Quando te ne vai, ti lasci dietro un tu invisibile incollato alle cose più piccole: può essere un capello sul cuscino, uno sguardo che si è impigliato nelle corde del desiderio, una traccia di saliva sull’angolo del divano, una molecola di tenerezza nel piatto della doccia. 
(Gemma Gorga)


venerdì 20 novembre 2020

Samuel Stern #12 - La Casa delle Farfalle

 


Dopo un anno di pubblicazioni una serie può esaurire la forza data dalla “novità” e quindi allungarsi senza particolare convinzione, oppure acquisire e dotarsi di una sua dimensione composta anche da tratti ripetitivi che possono annoiare il lettore, consolidare le proprie caratteristiche e tentare di svilupparsi poggiando su punti fermi e così via fra le tante possibilità che ci sono e che dipendono dai creatori, dagli autori, i disegnatori, la casa editrice, la distribuzione e l'accoglienza, entusiastica o scettica che sia, di chi acquista gli albi. Certamente c'è l'aspetto economico e l'andamento delle vendite che rivestono un importante ruolo, ma su queste tematiche sono molto più che sprovveduto, per cui non mi ci addentro.


Samuel Stern da qualche settimana è in edicola con il dodicesimo numero della serie, per cui anche la pubblicazione della Bugs Comics è in qualche modo soggetta ad una analisi. Come detto lascio da parte il bilancio fra tiratura e vendita, con annessi calcoli, e mi soffermo su come io mi rapporto alle storie pubblicate in questo ultimo anno.


In sintesi ritengo Samuel Stern un fumetto più che interessante, che riesce ad unire tematiche trattate in modo non banale, con più di una originalità, attenzione alla sceneggiatura ed alla caratterizzazione dei personaggi, anche quelli secondari od occasionali, oltre ad una certa qualità complessiva che mi fa sperare possa continuare ad essere distribuito. In poche parole ritengo che abbia le carte in regola per divenire un buon fumetto seriale, cosa di cui lettori e mondo dell'editoria hanno bisogno.


Ne è buon esempio “La Casa delle Farfalle”, numero 12 come detto. Albo in cui si aggiungono particolari sulla vita di Samuel, sul rapporto con la figlia, sul suo passato e si valorizza ulteriormente la coralità delle diverse figure che si avvicendano tavola dopo tavola. Questo elemento permette agli sceneggiatori di toccare e sviluppare diversi temi e contesti, in modo tale da potersi permettere sia di centellinare informazioni che di tenere vivo l'interesse.

Sulla storia in particolare posso dire che mi ha soddisfatto e aiutato ad entrare ancora di più nel personaggio e nel mood della testata. Tratti cupi e un po' angoscianti, comunque coinvolgenti, permettono una lettura appassionante e convincente, anche grazie al lavoro di Salvo Coniglione ai disegni, con il suo ottimo lavoro che poggia sui giochi di luci e ombre, a cui si aggiunge una certa pulizia e linearità che favorisce la leggibilità e la fruizione da parte del lettore, senza perderne in complessità visiva ed espositiva.





mercoledì 18 novembre 2020

Giallo, Noir & Thriller/79


Titolo: Il Messaggio nella bottiglia

Autore: Jussi Adler Olsen

Traduttore: Maria Valeria D’Avino

Editore: Marsilio - 2013


Terzo episodio della serie dedicata alla Sezione Q composta da Carl Mørck e dai suoi due colleghi-assistenti, il siriano Assad e la imprevedibile Rose. Dopo i primi due libri letti il timore era di trovarsi di fronte ad un certo calo di tensione e di qualità. Se la prima non manca, anche se il lettore di fatto conosce già l'identità dell'assassino a differenza dei protagonisti, la seconda a volte sembra latitare, con qualche passaggio non propriamente soddisfacente. La lunghezza del romanzo però viene in aiuto, dal momento che Jussi Adler-Olsen dimostra di sapere come giocarsela, con la trama che sebbene complessa e sviluppata su piani e visioni diverse viene abilmente tenuta in piedi, alimentando la curiosità di legge.

Le indagini sono a conti fatti più di una e portate avanti dai diversi componenti della squadra, di cui vengono rilevati ulteriori particolari e note relative alla vita privata. Espediente che consente di prolungare ed allo stesso tempo aumentare l'attesa per gli sviluppi della vicenda principale, tenendo così viva l'attenzione.


L'autore ha creato una serie dai caratteri definiti e riconoscibili, con elementi che ricorrono ed altri che via via si aggiungono ad arricchire una narrazione ed una ambientazione che sfrutta il parallelo fra contesto socio-ambientale e vissuti privati.

In questo libro il crescendo emozionale gioca il suo ruolo e nell'ambito della letteratura di genere dimostra di possederne i tratti tipici, tra cui azione, buon ritmo, colpi di scena al punto giusto, tecnica investigativa che fa il paio con l'approfondimento dei caratteri.

Ulteriore nota di merito è la presentazione e trattazione dell'assassino, che non solo agisce, ma anche parla, abbondantemente. Racconta e si racconta, ricorda ed offre al lettore un passato doloroso e terribile, che dovrebbe giustificare il proprio modo d’essere nel presente. La narrazione permette, attraverso alcuni dettagli e le rivelazioni dell'assassino, di far emerge con una certa lucidità il problema delle sette religiose, mondo monolitico, violento e schizofrenico, che si nutre di messaggi e forme di fede volte a plasmare, anche con la coercizione e la brutalità non solo verbale, le menti dei giovani e meno giovani adepti.

A questo punto, quando il quadro si complica ulteriormente, sempre sul filo del rasoio e con pochi attimi di respiro, si giunge ad un finale che solo apparentemente sembra liberatorio. Il linguaggio a quel punto diviene maggiormente duro e secco, ad alimentare un sottile senso di sconforto, che ci si accorge era presente lungo tutto il racconto.


Dopo aver galleggiato sulle acque del mare per chissà quanto tempo, una bottiglia che racchiude un vecchio messaggio finisce sulla scrivania dell’ispettore Carl Mørck. Un grido di aiuto scritto con il sangue: due fratelli imprigionati in una rimessa per le barche chiedono di essere liberati. Chi sono i due ragazzi, e perché nessuno ne ha denunciato la scomparsa? Potrebbero essere ancora vivi? Carl Mørck e il suo assistente siriano Assad dovranno usare tutte le risorse disponibili per svelare la spaventosa verità che le onde del mare hanno trascinato alla deriva troppo a lungo. (da marsilioeditori.it)

lunedì 16 novembre 2020

Citazioni Cinematografiche n.381

Un congiuntivo in più, un dubbio esistenziale di troppo e venivi bollato per sempre come finocchio.

(Piero/Edoardo Gabbriellini in “Ovosodo”, di Paolo Virzì - 1997)

 



 

domenica 15 novembre 2020

Soir Bleu, di Edward Hopper

 

Soir bleu, di Edward Hopper 1914 - New York, Whitney Museum

Edward Hopper ai più è noto per la tipica pittura di paesaggio, con i fari, le barche a vela e le case lungo la costa. In questo caso, invece, si dedica alla rappresentazione di una umanità composita e varia. Soir Bleu rappresenta una scena di genere che esprime una certa inquietudine con forti rimandi simbolici.

Hopper aveva soggiornato a Parigi e della città europea mette in scena, fin dal titolo, una serata, il momento del crepuscolo che spesso ha assunto la funzione di ispirazione per artisti, scrittori e poeti.

Ai tavoli di una terrazza con sullo sfondo un paesaggio poco definito vediamo personaggi diversi per professione ed estrazione sociale. A sinistra, da solo, un operaio. Al centro, un pittore e un militare di alto grado siedono davanti ad un Pierrot. Dietro di loro, in piedi, probabilmente una prostituta. A destra, una coppia della ricca borghesia, elegantemente abbigliata.

Hopper qui introduce un discorso di ancora grande attualità, operando una traslazione, ai limiti del fantastico, di un momento di vita, per suggerire all'osservatore l'idea di incomunicabilità e di alienazione che coinvolge persone diverse ma che condividono gli stessi spazi, gli stessi atteggiamenti, le stesse frequentazioni. I personaggi ritratti non si guardano tra loro, l'unico che incontra lo sguardo della probabile prostituta è lo spettatore, noi, quasi risultasse un monito che rende palese la nostra condizione.


giovedì 12 novembre 2020

martedì 10 novembre 2020

Parole che fioriscono

Ricorda di aver letto qualcosa sulla preghiera perpetua.

Era una disciplina a cui si sottoponevano monaci e pellegrini russi.

Ripetute per anni le invocazioni devote finivano per fiorire spontaneamente tanto sulle loro labbra quanto nel loro spirito.

“Ti amo”: allo stesso modo queste due parole fioriscono in lui di continuo ora in modo silenzioso e ora a fior di labbra e ora dette a voce alta.

(da “Musica nella casa accanto”, di Giovanni Mariotti – Mondadori 1999)

 


 

lunedì 9 novembre 2020

Citazioni Cinematografiche n.380

Sto lavorando a un romanzo, è la storia della mia vita e di quella delle mie sorelle.

(Jo March/Saoirse Ronan in "Piccole Donne", di Greta Gerwig - 2019)




martedì 3 novembre 2020

Una telefonata


L'esaurimento nervoso di Horselover Fat cominciò il giorno in cui ricevette la telefonata di Gloria, con cui gli chiedeva se avesse del Nembutal. Lui le domandò perché lo volesse, e lei rispose che aveva intenzione di uccidersi.

(Philip K. Dick, Trilogia di Valis – trad. Delio Zinoni)

 


 

lunedì 2 novembre 2020

Citazioni Cinematografiche n.379

Pasquale: Non pigliare la pasta grossa che non la digerisco.
Felice: Pasqua', tu con questa fame digerisci pure le corde di contrabasso.

(Pasquale/Enzo Turco e Felice/Totò in "Miseria e Nobiltà", di Mario Mattòli - 1954)