giovedì 31 gennaio 2013

Era mio padre (2002)

Toni e scene da tragedia classica, con risvolti edipici, ma purtroppo cè Tom Hanks.


Sam Mendes dirige un bel gangster-movie rispettoso delle regole del genere, scenograficamente di grande livello, con una ricostruzione volutamente antinaturalistica, quasi da fumetto, che perciò funziona, esaltata dall’eccellente fotografia di Conrad L. Hall.

“Era mio padre” vive e si gioca la sua intera fortuna, ed i suoi guai, sui protagonisti (tutti maschili): il vecchio padrino Paul Newman, bello e perfetto, sublime in un personaggio che riesce a coniugare strazio vero e ipocrisia; Jude Law, inquietante “cattivo” (uno dei migliori degli ultimi anni fra quelli non sopra le righe o caricaturali) con la passione per la fotografia; il giovane Tyler Hoechlin, che nella parte del nipote/figlio si presenta molto bene, con un viso ed un’espressività ben dosata, che poi però ha preferito mettere in un cassetto per dedicarsi alle serie televisive (Settimo Cielo e CSI tra le altre); infine (e qui ci sono i guai) un irritante Tom Hanks, che nel proporre il suo lato cattivo non è assolutamente credibile, nonostante padroneggi il mestiere, facendo scadere il pathos da tragedia classica, fondata sul sangue ed il destino.

La regia di Mendes è gradevole ed in alcuni passaggi incantevole, specie quando si lascia guidare dal già lodato C. L. Hall alla fotografia, ma poi lo spettatore “mangia la foglia” e prende a noia il gioco metacinematografico, dove abbondano i riferimenti ai classici americani dei tempi del Proibizionismo, ad esempio al Coppola de “Il Padrino” o, e qui risiede l’inciampo più colpevole, al Leone di “C'era una volta in America”. La regia a quel punto mostra i suoi limiti, poiché pur nella durezza della tragedia, nella vicenda da “romanzo di formazione” e nel finale quasi metafisico non riesce a raggiungere l’anima dei caratteri, il cuore dei personaggi e degli accadimenti, fermandosi al manierismo.

Tyler Hoechlin
Sam Mendes aveva fatto di meglio qualche anno prima (American Beauty). L'estrema cura dell'ambientazione e le doti di tre dei quattro protagonisti, non cancellano del tutto un qualcosa che sa di artificioso, di troppo costruito, non ci fanno godere una dimostrazione di tecnica spacciata per cura del prodotto, che ottiene solo di tenere lo spettatore lontano, catturato ma non veramente partecipe o emozionato.

il padrino Paul Newman ed i nipoti
Jude Law


mercoledì 30 gennaio 2013

lunedì 28 gennaio 2013

In effetti...


"Il fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene" (S.B.)

In effetti, in fondo, anche loro hanno fatto tante cose buone…
Iosif Vissarionovič Džugašvili detto Stalin
Adolf Hitler
Augusto José Ramón Pinochet Ugarte
Saloth Sar, noto come Pol Pot
Francisco Franco y Bahamonde
J.R. Ewing
Nicolae Ceaușescu
Erich Honecker
Ṣaddām Ḥusayn ʿAbd al-Majīd al-Tikrītī
Darth Vader/Darth Fener
Idi Amin Dada
Jean-Bédel Bokassa
Dracula
I "Colonnelli" greci
Jorge Rafael Videla Redondo
Alfredo Stroessner Matiauda
Crudelia De Mon
António de Oliveira Salazar
Maria I Tudor, la Sanguinaria (Bloody Mary)
Bisognerebbe sempre vedere il lato buono di ognuno…

Fiume Sand Creek ed il Mito della Frontiera

“Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
…”

Ho ascoltato Fiume Sand Creek, la canzone di Fabrizio De Andrè, per la prima volta all’età di 15 anni, da un vinile che, barando e con un po’ di malizia, avevo regalato a mio padre. La forza del brano, allora e ancora adesso, mi si impone soprattutto grazie alla scelta di presentare un evento drammatico attraverso gli occhi e le parole di un bambino ed il suo rapporto con il nonno.

Istintivamente le immagini che le parole, il testo, mi suggerivano e facevano scorrere nella mia mente, erano quelle prese a prestito da “Il Piccolo Grande Uomo” (1970), il film di Arthur Penn con protagonista Dustin Hoffman. Più precisamente la scena in cui, durante la stagione invernale, Custer e il suo Settimo Cavalleggeri attaccano di sorpresa l'accampamento indiano dove si è rifugiato il Piccolo Grande Uomo, che assiste, per l’ennesima volta, a un eccidio compiuto dall’esercito, che, al suono di una marcia militare, stermina la sua tribù e durante il quale sua moglie è trucidata insieme ad altre donne e bambini.


Dustin Hoffman e Chief Dan George
Avevo visto quel film, ancora poco più che bambino, durante il pomeriggio di una pigra domenica invernale, rimanendone affascinato e allo stesso tempo inquietato, poiché è un Western statunitense decisamente singolare, molto lontano da tanti altri che già conoscevo, se non altro per come sono rappresentati gli Indiani, i Nativi, e la loro cultura, per il comportamento e l’immagine che di sé danno i “bianchi” e l’esercito in giacca blu. Con l’età adulta è venuta la consapevolezza che quest’opera si era distinta, all’epoca, per l'impostazione che tende a rivalutare la popolazione dei pellerossa, attraverso un sunto filosofico a doppio registro, disegnato in una forma di condanna storica partecipativa all'annientamento totale del mito della frontiera.

Il mondo civile del West, da cui è poi scaturito il patrimonio di valori degli USA, è infatti spogliato di retorica, messo a nudo, in una parola smitizzato. Esso è presentato come un ambiente dominato dalla brama di guadagno e da valori fittizi e disumanizzanti (tra cui anche la religione puritana anglosassone), dove la violenza regna sovrana e non vi è rispetto verso gli avversari, selvaggi da annientare per poter espandersi nei loro territori. Ci viene presentato il militarismo esasperato e spietato, finalizzato allo sfruttamento delle risorse di altri popoli, che avrebbe caratterizzato fin dalle origini gli Stati Uniti, dove la violenza, che pervade i rapporti interpersonali, è celebrata come mezzo per risolvere ogni problema sociale, ma in realtà è priva di ogni funzione catartica ed anche insensata.

 Solo molti anni dopo ho scoperto che, in realtà, sempre nel 1970, il massacro a cui si riferiva De Andrè, e Massimo Bubola con lui, quello di Sand Creek per l’appunto, era stato proposto e presentato in un altro film, Soldato Blu”, diretto da Ralph Nelson.

Qui le scene relative sono violentissime nella cruenta rappresentazione del massacro e di altri fatti simili presenti per tutta la durata del film. È un Western di stampo politico: genocidio di stato raccontato ad incastro attraverso il parere congiunto dei protagonisti, non filo-indiano come potrebbe sembrare, allusivo al contemporaneo conflitto in Vietnam, metaforico, non manicheo ma che utilizza le immagini, decisamente impressionanti e “forti”, come prova della crudeltà alla base dello scontro tra gli uomini, come simboli della sopraffazione del forte sul debole (i due ruoli vengono ricoperti sia dai selvaggi indiani che dai civili bianchi).

Data la crudezza con cui vengono rappresentate le azioni dei militari, Soldato Blu rende meglio la realtà e con maggiore aderenza e fedeltà i fatti narrati in Fiume Sand Creek (fatti realmente accaduti, nel caso ci fosse bisogno di chiarirlo), ma io tuttora rimango legato a quei sentimenti di pre-adolescente e alle immagini di Dustin Hoffman e Chief Dan George (Cotenna di Bisonte) che fuggono. 

L’episodio non è lo stesso (“Il Piccolo Grande Uomo” mostra la battaglia di Little Big Horn, dove morì il generale Custer) ma le note e le parole di quella canzone mi hanno donato l’opportunità di conoscere ed apprezzare un film e scoprire ed imparare se non una lezione, quantomeno un po’ di Storia, ritengo libera da retoriche e stereotipi.


Candice Bergen e Peter Strauss in "Soldato Blu"
Chief Dan George
Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola autori di "Fiume Sand Creek"


venerdì 25 gennaio 2013

Giallo, Noir & Thriller/7



Titolo: Al lupo, al lupo
Autore: Fossum Karin
Traduttore: Podestà M.
Editore: Sperling&Kupfer - 2011


Se è vero che non è tutto oro quel che arriva dal Nord, chi ama, o semplicemente desidera leggere buone storie ambientate in quelle zone, non dovrebbe perdere l'occasione di leggere Karin Fossum, che in questo libro, Al lupo al lupo, conferma di meritarsi un posto nell'elite del noir scandinavo. Gradito ritorno (per me) dell'ispettore Sejer, solo, triste ma con ancora qualche momento di serenità e luce grazie alla figlia ed al nipote. In questa vicenda, più che il delitto, il colpevole e la ricerca di giustizia, ciò che ci tiene legati alle pagine è ciò che sta intorno, i personaggi presentati, la umanità raffigurata e ciò che gli accade intorno.

La Fossum probabilmente non considera la razionale spiegazione di tutti i fatti, anche quelli oscuri, come un obbligo, anzi nel finale aperto lascia numerosi spiragli interpretativi. Forse le interessa ciò che circonda il delitto, non il meccanismo in sé, le figure e tipi umani che ne vengono coinvolti, non tanto l'azione di delineare e presentare un colpevole. In questo caso ci affascina ed inquieta il logorarsi di vite all'apparenza serene e inattaccabili, ma pronte a disgregarsi una volta messe in discussione dalla limitata, ma non per questo meno distruttiva, "volontà di potenza" del giovane protagonista.

Voto: 8
Karin Fossum


domenica 20 gennaio 2013

Scarta il cioccolatino e trovi la Piadina!



“Sotto la luce che gli batteva nel mezzo, il tagliere parve abbagliare nella scura cucina.

Cristina portò il matterello della piada, ch'era più corto e più sottile, un granatello quasi nuovo, e lo staccio mezzano: era il vaglio più rado, quello che toglieva la crusca alla farina, ma lasciava il cruschello.

La Menghinina era d'avviso che un po' di cruschello desse miglior sapore alla piada.

E poi poteva mancare il cruschello al pane dei poveri?

Ella era una donna antica, un'azdora (la massaia) della tradizione e si mostrava contrarissima alle azdore giovani che facevano della piada una pizza, un dolce qualsiasi, adoperando - le schizzinose - il puro fior di farina, gramolando e impastando col latte, lo strutto e la chiara d'uovo, aggiungendo perfino alla miscela appiccicosa quell'altra porcheriola del bicarbonato!

La piada era la piada: era pane.
…”
(La Piè  - Il pane dei poveri - di Marino Moretti)

Vivo in una zona dove un alimento semplice e tradizionale continua ad essere prodotto ed apprezzato, staccando ancora di molto, nei consumi e nelle preferenze, kebab, falafel, hamburger e così via.

La Piadina nel cuore e negli occhi!

  • “La PIADINA è l’oppio dei popoli” (Karl Marx)
  • “La PIADINA è un’espressione geografica” (Klemens von Metternich)
  • “La PIADINA del Nibelungo” (Richard Wagner)
  • “La PIADINA è ciò che ti accade quando sei tutto intento a fare altri piani” (John Lennon)
  • “Qui o si fa la PIADINA o si muore” (Giuseppe Garibaldi)
  • “Tutti per la PIADINA; PIADINA per tutti!” (Alexandre Dumas)
  • “Il mattino ha la PIADINA in bocca” (Proverbio)
  • “Sempre cara mi fu questa PIADINA” (Giacomo Leopardi)
  • “Hey! Mr Tambourine, play a PIADINA for me” (Bob Dylan)
  • “La PIADINA ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”. (Blaise Pascal)
  • “La PIADINA giustifica i mezzi” (Niccolò Machiavelli)
  • “Dopotutto, domani è un’altra PIADINA” (Margareth Mitchell in Via col Vento)
  • “Ciascuno è artefice della propria PIADINA” (Sallustio)
  • “PIADINA shall overcome” (Joan Baez)
  • “Veni, vidi, PIADINA” (Giulio Cesare)
  • “Ora la PIADINA del nostro scontento è resa PIADINA gloriosa da questo sole di york (William Shakespeare)
  • “La PIADINA non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La PIADINA non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi” (Carl von Clausewitz)
  • “Great Balls of PIADINA” (Jerry Lee Lewis)
  • “Un combattente non sa mai quando arriva l'ultima PIADINA. Non vuole nemmeno pensarci” (Sugar Ray Leonard)
  • “Una PIADINA immersa (totalmente o parzialmente) in un fluido riceve una spinta verticale (dal basso verso l’alto) di intensità pari al peso di una massa di fluido di forma e volume uguale a quella della parte immersa della PIADINA” (Archimede)
  • “Alcuni vivono per la PIADINA, molti della PIADINA” (Max Weber)
  •  “La PIADINA è finita” (Ruggero Leoncavallo)
  • “PIADINA über alles“ (nostalgico di lingua tedesca)
  • “Fatti mandare dalla mamma a prendere la PIADINA” (Gianni Moranti)
  • “Alla ricerca della PIADINA perduta” (Marcel Proust)
  • “Il governo della PIADINA, dalla PIADINA, per la PIADINA, non dovrà sparire dalla terra (Abramo Lincoln)
  • “I still have a PIADINA” (Martin Luther King)
  • “La PIADINA logora chi non ce l’ha” (Giulio Andreotti)
  • “La PIADINA avanza, noi arretriamo; la PIADINA si accampa, noi facciamo azioni di disturbo; la PIADINA è stanca, noi attacchiamo; la PIADINA arretra, noi la inseguiamo” (Mao Tze Tung)
  • “Ich bin ein PIADINA” (John Fitzgerald Kennedy)
  • “La PIADINA c’est moi”. (Luigi XIV)
  • “PIADINA d'Italia | L'Italia s'è desta | Dell'elmo della PIADINA | S'è cinta la testa | Dov'è la PIADINA?! | Le porga la chioma | Ché schiava della PIADINA | Iddio la creò” (Goffredo Mameli)
  • “PIADINA e Barracuda” (Luciano Ligabue)
  • “La PIADINA dev'essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello della PIADINA (Sergio Leone)
  • “PIADINA, PIADINA, di nostra vita ultimo inganno” (Giacomo Leopardi)
  • “Bisogna essere duri senza mai perdere la PIADINA” (Che Guevara)
  • “A carnevale ogni PIADINA vale” (Proverbio)
  • “Taca la PIADINA!” (Helenio Herrera)
  • “Toglietemi tutto, ma non la mia PIADINA” (Monica Bellucci)
  • “Qui non troverai né Centauri, né Gorgoni, né Arpie: la mia pagina sa di PIADINA” (Marziale)
  • “PIADINA e Castigo” (Fëdor Michajlovič Dostoevskij)
  • “Quando un uomo con la PIADINA incontra un uomo col fucile, quello con la PIADINA è un uomo morto” (Gian Maria Volontè/Ramón Rojo in Per un Pugno di Dollari)
  • “Quando sento parlare di PIADINA metto mano alla pistola” (Joseph Goebbels)
  • “La PIADINA è rincorrere il tempo (Carl Lewis)
  • “Tu sei solo PIADINA e distintivo!” (Robert de Niro/Al Capone ne Gli Intoccabili)
  • " PIADINA è quando arbitro fischia" (Vujadin Boskov)
  • “Siamo così, dolcemente complicate, | sempre più emozionate, delicate, | ma potrai trovarci ancora qui | nelle sere tempestose | portaci delle PIADINE, | nuove PIADINE | e ti diremo ancora un altro sì” (Fiorella Mannoia)
  • “All you need is PIADINA” (John Lennon/Paul McCartney)
  • “Noi vogliamo glorificare la PIADINA, solo cibo del mondo” (Filippo Tommaso Marinetti)
  • “Potevano scegliere fra la PIADINA e la guerra. Hanno scelto la PIADINA e avranno la guerra” (Winston Churchill riferendosi agli accordi di Monaco di Baviera del 29-30 settembre 1938)
  • “In principio era la PIADINA, e la PIADINA era presso il chiosco, e la PIADINA era il chiosco” (San Giovanni evangelista)
  • “È più facile che una PIADINA entri per la cruna di un ago che un ricco nel regno dei cieli” (San Matteo evangelista)
  • “Non mi alzo dal letto per meno di 10mila PIADINE al giorno” (Linda Evangelista)
  • “Dove c’è PIADINA c’è casa” (Spot televisivo Barilla)
  • “Sympathy for the PIADINA” (Rolling Stones)
  • “Like a PIADINA” (Madonna)
  • “Campioni della PIADINA, Campioni della PIADINA, Campioni della PIADINA!” (Nando Martellini)
  • “PIADINA o non PIADINA, questo è il problema” (William Shakespeare)
  • “Le PIADINE sono come le palle. Ognuno ha le sue” (Clint Eastwood)
  • “Dammi 1000 PIADINE e quindi 100 e quindi altre 1000 ed altre 100 e poi di nuovo 1000 e ancora 100” (Catullo)
  • “PIADINA? What’s PIADINA?” (Spot televisivo anni 80)
  • “Non c’è rosa senza PIADINA” (Proverbio)
  • “Guerra e PIADINA” (Lev Nikolàevič Tolstòj)
  • “Prendi una PIADINA, dille che l'ami, scrivile canzoni d'amore” (Marco Ferradini)
  • "Ho speso gran parte dei miei soldi per auto, donne e PIADINA. Il resto l'ho sperperato"
    (George Best)
  • “Io ne ho viste PIADINE che voi umani non potreste immaginarvi, PIADINE da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto PIADINE balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutte quelle PIADINE andranno perdute nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire” (Rutger Hauer/Roy Batty in Blade Runner)
  • “La PIADINA è servita” (Corrado)
  • “Chiamatemi PIADINA” (Herman Melville)
  • “PIADINA e Anarchia” (Michail Bakunin)
  • “PIADINA Bloody PIADINA” (U2)
  • “Cuccurucucu PIADINA, ahia - iaia - iai cantava” (Franco Battiato)
  •  “A qualcuno piace la PIADINA” (Tony Curtis/Josephine in A qualcuno piace caldo)
  • “Conosci la PIADINA” (Oracolo di Delfi)
  •  Ezechiele 25:17. “la PIADINA dell'uomo timorato è minacciata da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona PIADINA conduce i deboli attraverso la PIADINA delle tenebre, perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia PIADINA calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia PIADINA sopra di te.” (Samuel L. Jackson/Jules in Pulp Fiction)
  • “When the moon hits you eye like a big pizza pie, That's PIADINA” (Dean Martin)
  • “Poscia, più che il dolor, poté la PIADINA” (Dante Alighieri, Inferno, XXXIII)
  • “Non dire PIADINA se non ce l’hai nel sacco” (Giovanni Trapattoni)
  • “È preferibile l'aver amato e aver perso la PIADINA al non aver PIADINA affatto” (Lord Tennyson)
  • “Questa è PIADINA!!!” (Leonida in 300)
  • “PIADINA in the USA!” (Bruce Springsteen)
  • “Quando la PIADINA si fa dura, i duri cominciano a giocare” (John Belushi/Bluto in Animal House)
  • “In un triangolo rettangolo la somma delle aree delle due PIADINE costruite sui cateti  è equivalente all'area della PIADINA costruita sull'ipotenusa” (Pitagora)
  •  “PIADINA, suppongo” (Henry Morton Stanley)
  •  “Ei fu. Siccome immobile,
     dato il mortal sospiro,
    stette la PIADINA immemore
    orba di tanto spiro,
    così percossa, attonita
    la terra al nunzio sta,
    muta pensando all'ultima
    PIADINA dell'uom fatale" (Alessandro Manzoni)
  • “Che la PIADINA sia con te”(Harrison Ford/Comandante Ian Solo in Guerre Stellari)
  • “No PIADINA, No Cry” (Bob Marley)
  • “La notte mi vesto di PIADINA numero 5” (Marilyn Monroe)
  • “Mi piace l'odore della PIADINA al mattino” (Robert Duvall/Colonnello Kilgore in Apocalypse now)
  • “Finché la PIADINA va, lasciala andare” (Orietta Berti)
  • “Posso resistere a tutto tranne che alla PIADINA” (Oscar Wilde)
  • “O PIADINA nera, o PIADINA nera, o PIADINA ne... tu eri chiara e trasparente come me” (Lucio Battisti)
  • “Tra due punti qualsiasi è possibile tracciare una e una sola PIADINA” (Euclide)
  • “E che cos'è una PIADINA? Un apostrofo rosa fra le parole t'amo, una PIADINA detta sulla bocca” (Edmond Rostand)
  • “La PIADINA deve ancora venire” (Barack Obama)
  • “Due cose sono infinite: l'universo e la PIADINA, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi” (Albert Einstein)
  • “Il cielo stellato sopra di me, e la PIADINA in me” (Immanuel Kant)
  • “Si faccia una PIADINA e si dia una risposta” (Gigi Marzullo)
  • “Carpe PIADINAM” (Orazio)
  • “La PIADINA non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un  ricamo” (Mao Tze Tung)
  • “Il popolo non ha pane? Ma che mangi la PIADINA” (Maria Antonietta) 
  • “La PIADINA,  è la prima fonte della felicità umana” (Giacomo Leopardi)
  • “PIADINA, droga e rock'n'roll” (Ian Dury)
  • “PIADINA significa non dover mai dire mi dispiace” (dal film Love Story)
  • “Born to Be PIADINA” (Steppenwolf)
  • “Ama e fai la PIADINA” (S. Agostino)
  • “La gatta sulla PIADINA che scotta” (Tennessee Williams)
  • “Goodbye, Ruby PIADINA. Who could hang a name on you?” (Rolling Stones)
  •  “PIADINE, PIADINE, PIADINE; PIADINE, PIADINE, PIADINE” (Mina)

venerdì 18 gennaio 2013

I vostri figli ed i loro gadget



Ed egli disse:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e e le figlie della brama che la Vita ha di sé.
Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro,
E benché stiano con voi non vi appartengono.
(Gibran Hahlil Gibran – Il Profeta – trad. Ariodante Mariani)

Durante la gravidanza, della donna s’intende, i futuri padri generalmente si occupano di poco, ma di quello che è veramente fondamentale. Tipo il nome, che sia sufficientemente maschio ma non troppo comune nel caso di un bimbo, che risulti carino e possibilmente non richiami alla memoria della attuale compagna passati amori, nel caso di una bimba. Se sarà femmina ci si può fermare lì, nel caso di un maschio ci si occuperà inoltre che, fin dai primi vagiti, le sue simpatie calcistiche vengano opportunamente indirizzate verso l’unica squadra possibile, ovvero quella che è sola, reale causa e origine di gioie e dolori, passati, presenti e futuri e che alberga nel cuore del futuro padre da tempo immemorabile.

Ma, disgraziatamente, c’è altro e la tua compagna ne è pienamente consapevole e ti mette nella condizione di non poterti sottrarre ad una estenuante incombenza, che segnerà inesorabilmente, senza alcuna possibilità di scampo, la tua esistenza per gli anni a venire. L’acquisto di passeggino, ovetto, navetta (che razza di nome assurdo, la prima volta ho subito pensato ad un film di fantascienza), altrimenti nominato TRIO, e di tutta una serie di altri gadget che, puntualmente, devono essere posseduti da una coppia di neo genitori, pena la pubblica vergogna ed un doloroso senso di inadeguatezza. L’acquisto del trio è solo l’inizio, poiché, periodicamente, seguendo la crescita del pargolo, si dovrà aggiornare la propria dotazione di oggettistica, ausili e supporti vari, per cui ci si troverà ad affrontare varie tipologie di passeggini, di seggioloni, di portabebè vari ed altre indispensabili amenità (con relativi complementi, poiché ogni casa produttrice ha i suoi, strategicamente  non compatibili con quelli della concorrenza).

Il vero dramma, la dura ed estenuante prova che attende il neo padre è appunto legata a questi oggetti, non tanto il semplice acquisto, poiché leasing, finanziamenti ed altre proditorie formule proposte dagli istituti di credito vengono in aiuto; non mi riferisco neanche allo sbattimento di girare per negozi, grandi magazzini e centri commerciali, dal momento che la futura madre possiede generalmente la giusta dose di furbizia per programmare le uscite nei momenti più favorevoli e consoni al vostro umore (periodo di ferie, fine settimana, una recente vittoria a calcetto, la sera prima avete potuto vedere la partita con gli amici, ecc.) ed  inoltre l’itinerario stradale è stato da lei opportunamente studiato, per non mettervi nella spiacevole e deprecabile situazione di dover chiedere indicazioni a qualcuno lungo il percorso.

La tragedia vera è il montaggio di questi infernali arnesi, vere trappole e assurdi rompicapo, sicuramente messi al bando in qualche paese maggiormente sensibile alle tematiche umanitarie del nostro, poiché sono equiparabili a strumenti atti a porre i soggetti che ne vengono a contatto in una situazione di umiliazione ed inferiorità psicologica e strumentale. Infatti, non importa che voi siate individui con un livello di scolarizzazione alto, magari in possesso di laurea in ingegneria, con un brillante curriculum scolastico-professionale ed un decoroso passato di assemblatore di modellini di automobili, navi da guerra o aeroplani storici. Nel momento in cui vi accingerete a montare un passeggino od un seggiolino auto per bambini ed a studiarne il funzionamento, automaticamente regredirete, scenderete al livello più basso di competenze e manualità, vivrete un tale senso di inadeguatezza e sperimenterete una totale e disarmante incapacità, che al confronto uno studente della meritoria Scuola Radio Elettra fa la parte del Nobel per la fisica.

Dovrete inserire la cinghia A nel passante Z, tirando automaticamente la linguetta B, tenendo premuto il pulsante X. La leva F, come mostrato nella ridicola e fuorviante figura n.1 in bianco e nero dimensione 1x1, deve essere sollevata premendo nel medesimo momento i due pulsanti posti ai lati, il tutto con due sole mani! Le ruote del passeggino devono essere montate come mostrato nella figura n.3, avendo l’accortezza di aver ben assicurato il telaio come esposto in precedenza, non prima però di aver posto il rivestimento per tutta la lunghezza della seduta. Ovviamente le figure illustrative (almeno una dozzina) sono contenute tutte in due misere paginette, poste all’inizio del libretto delle istruzioni, mentre le indispensabili indicazioni in lingua italiana sono in mezzo al mucchio, prive di un accidente di segnalazione atte ad individuarle senza scorrere prima una decina di lingue, alcune delle quali pensavi non potessero neanche essere parlate e scritte in questa epoca storica.

Il primo risultato che si ottiene è quello di essere irrimediabilmente screditati agli occhi della donna che vi ha scelto come padre di suo figlio, il quale si troverà, secondo la sua visione femminile, ad avere un genitore inetto ed incapace, minimamente in grado di provvedere alle sue necessità primarie. Secondariamente sarete scherniti da amici e parenti uomini, padri di figli già grandi che, senza alcun ritegno o rispetto della medesima passata meschina condizione, non si lasceranno scappare la possibilità di gettarvi addosso la propria frustrazione e rabbia repressa.

Non credete a quanto scritto sulle confezioni ed imballaggi di tali strumenti: i seggiolini auto sono facilmente lavabili e sfoderabili, ma prima bisogna smontarli pezzo a pezzo senza alcun rispetto per la immane fatica compiuta per montarli; le ruote del passeggino seguiranno i vostri movimenti senza compiere alcuno sforzo, ma andranno per conto loro come quelle di uno scassato carrello del supermarket appena vi avventurate su un pavé, un marciapiede, un prato o dovrete fare uno scalino; la pratica e agevole copertura consente al vostro bambino di non essere colpito in viso dal sole, ma si incastra inesorabilmente quando comincia a piovere facendo inzuppare l’infante e ricoprire il padre di insulti della madre.

Non serbo rancore nei confronti dei negozianti, giacché il loro fine è vendere i propri prodotti, per cui opportunamente ne tessono le lodi e ne giustificano l’esorbitante prezzo grazie alle innumerevoli qualità che possiedono, minimizzando il più possibile eventuali problematiche e sorvolando con ammirevole eleganza su difetti e punti deboli. Questi soggetti fanno il loro mestiere, vendere, per cui non ci si può aspettare che siano più sinceri od onesti di un avvocato o possiedano qualità morali migliori di un ministro del PDL. Il mio cordiale astio e tutta la mia livida rabbia, invece, è rivolta agli estensori delle istruzioni, le quali, per poter essere contenute nel minor numero di caratteri e righe possibili sono scritte in un italiano colpevolmente approssimativo, con indicazioni vaghe e miseramente essenziali, per capire le quali occorrono spiccate doti di deduzione e fantasia, provata capacità interpretativa ed un continuo allenamento alla pazienza e calma interiore. Frasi e periodi linguistici con alcun rispetto della grammatica e delle strutture della lingua italiana, avvitamenti ed involuzioni lessicali che sfidano le capacità logiche del lettore, roba che non è contenuta neanche nella Rivista di Enigmistica che vanta innumerevoli tentativi di imitazione.

Vi è però un ulteriore elemento di grande frustrazione, origine di senso di inadeguatezza, causa di frustrazione nonché di una serie di litigi con la propria dolce metà, che nel frattempo si è, senza che ne abbiate avuto il tempo per accorgervene, trasformata in tutto ciò che in genere avete sempre avuto l’accortezza di evitare in una donna. Sto parlando di Internet! In questo mare magnum di dati, elementi, foto, video ed informazioni è presente molto di più di quanto voi siate soliti cercare, ovvero filmati su pirla che si fanno male nei modi più stupidi od immagini di donne discinte o con scarso senso della vergogna. Sul web, come la vostra compagna si è prontamente resa conto, ci sono decine di forum a tema oggettistica per neonati, dove una tribù di neo madri si impegnano in appassionanti (?!?) disquisizioni su quali siano i passeggini od i seggioloni migliori, quali gadget siano assolutamente indispensabili e così via, rendendo di conseguenza la vita veramente impossibile, poiché ci sarà sempre qualcosa di migliore, di più maneggevole e maggiormente rispondente alle esigenze di quello che voi possedete. Il senso di insoddisfazione così cresce e porta come diretta conseguenza la indotta necessità di acquistare almeno un altro seggiolino auto, certamente più utile e che si adatta meglio alla vostra auto, nel frattempo divenuta una sorta di carro merci ingombro di pupazzetti, biberon, pannolini, salviette umidificate e altri articoli da bebè.

Come se non bastasse è possibile trovare nei più svariati siti, e su youtube (che avete scoperto non contenere solo video di partite e di quei film demenziali di cui vi siete nutriti fin dall’adolescenza), un numero spropositato di tutorial che mostrano sorridenti giovani neo mamme aprire e chiudere, con una mano sola, quell’accidenti di passeggino che voi non riuscite a piegare e riporre in auto senza chiamare a raccolta una mezza dozzina di santi ed un senso di autocontrollo da santone indù. Questi video sono assolutamente criminali, andrebbero banditi e vi fanno apprezzare le restrizioni all’accesso al web presenti in Cina, dove, evidentemente, hanno maggiormente a cuore la sanità mentale dei padri ed attuano una seria politica di mantenimento dell’unità della coppia genitoriale.

Come se non bastasse ci si mettono di mezzo anche i social forum, veri nemici del neo padre, poiché la neo mamma verrà continuamente informata ed aggiornata, da amiche, sorelle, colleghe, semplici conoscenti e altre donne che non si fanno i fatti propri, sull’evoluzione tecnologica degli articoli per neonati, con conseguente funesto coinvolgimento del compagno, che si sta da poco riprendendo dall’aver dovuto montare un nuovo lettino per il bebè, ovviamente dopo l’opera di disassemblaggio di quello precedente, reo di non poter accogliere adeguatamente il gadget sonoro regalato dalla suocera, nonché nonna del pargolo.

A coronamento del tutto ci si ritrova, puntualmente ed inderogabilmente, sommersi da scatoloni, metri di cellophan ed altri ingombranti sistemi di imballaggio, che in genere non si sa dove accidenti riporre una volta asportato il nefasto contenuto, ma che la neo mamma non vuole assolutamente vedere disordinatamente “in giro” per casa. Quindi la soluzione migliore è portarli in garage, per chi ce l’ha, spodestando auto, motorino, bicicletta, articoli per il campeggio (che tanto ora che sei padre te lo puoi scordare!), oppure nei casi più comuni facendogli spazio all’interno dell’appartamento, “liberandosi” di fumetti, riviste, modellini di auto, libri, vestiti ed altri articoli personali nel neo padre, che avrà il compito di trovarvi nuova e più adeguata sistemazione, poiché serve spazio per ciò che occorre al bimbo.

In buona sostanza i vostri figli potrebbero anche non essere i vostri figli (che sia in riferimento alla moralità della donna che vi è accanto?), possono essere figli della brama che la vita ha di sé (pazienza), al limite non provengono da voi (e ci risiamo con le allusioni alle corna!), di sicuro stanno con voi, anche se non vi appartengono, e così i loro attrezzi e quindi le relative ed immense rotture per montare e smontare tali arnesi, quelle sicuramente ci sono e sono tutte per voi!!


mercoledì 16 gennaio 2013

Il Profeta (2009)



Regia dinamica ed accurata, che racconta una storia con completezza visiva e narrativa che, in qualche modo, giustifica e rende necessaria la lunga durata, altrimenti deleteria. Il regista Jacques  Audiard, e con lui i bravi interpreti, evita stereotipi ed archetipi, in questo caso fuori luogo, anche non curandosi del politicamente corretto. Un puzzle di generi, noir, gangster movie, film carcerario, opera anche intimista e sociale, che si compone con lenta e puntuale precisione sulla vicenda di un personaggio, l’efficace Tahar  Rahim/Malik El Djebena, talmente sradicato, senza vere radici, né di clan né di razza (nonostante origini arabe), che cerca di barcamenarsi nell’ambiente carcerario, subendone la violenza e permettendosi di imparare, usare i propri antagonisti, voltargli le spalle e ogni volta fare un passo avanti nella scalata verso il potere ed una posizione di privilegio.

La componente “di formazione” della vicenda, ampiamente proposta ed utilizzata in decine di film a tema, viene ad assumere nuova prospettiva, reinventando il genere, con adesione alle regole, fatte di colori lividi e brutalità indicibili, ma allo stesso tempo superandole ed arricchendo l’opera con incursioni oniriche che prima spiazzano ma poi arricchiscono il romanzo di formazione stesso. Da segnalare la recitazione, misurata e ben calibrata, del “padrino” Niels  Arestrup/César Luciani.

La prova di Tahar Rahim è convicente: il suo volto è impenetrabile, la sua maschera si incarica di interiorizzare il dolore di una formazione alla vita ed al potere, fatta di morte, dolore e atrocità. La sua interpretazione si rispecchia in quella di Niels Arestrup, nella parte del boss Cesar Luciani: i loro duelli, fisici e verbali, assumono potenti sfumature edipiche, sino al ribaltamento finale, finio a quel momento solo accennato e quindi comunque sorprendente.

Unica nota negativa è la presentazione di una vita carceraria fin troppo frenetica ed indaffarata, quando ormai si sa bene che sono i tempi morti, l’attesa, i silenzi ed un opprimente senso di horror vacui a darle connotazione. Questo elemento incrina il realismo che comunque ci viene presentato, rendendolo “di maniera” e perciò un po’ stucchevole. Di contro una vaga ambizione modernista ci rende affascinante la durezza e la cupezza di un’opera che merita di essere rivista e ricordata.

Voto:8

Niels Arestrup e Tahar Rahim
Niels Arestrup
Tahar Rahim