martedì 31 ottobre 2017

lunedì 30 ottobre 2017

Citazioni Cinematografiche n.223

Circe: Ascoltami, io ti darò qualcosa che ti farà dimenticare i tuoi sogni meschini, il tuo misero regno, la tua moglie che invecchia. Rimani e questa notte l'Olimpo conoscerà un nuovo Dio, Ulisse.  
Ulisse: Immortale!  
Circe: Questo è il mio dono, il più grande dono che sia mai stato fatto ad un uomo.   
Ulisse: No, ci sono doni più grandi. Nascere, morire e nell'intervallo vivere come un uomo.  
Circe: Sì, vivere come un uomo, impastato di paura.  
Ulisse: Solo chi ha paura conosce il valore del coraggio.  
Circe: E la vecchiaia, questa povera carne che si corrompe e alla fine la morte. Ecco la terribile eredità degli uomini.  
Ulisse: Io l'accetto questa eredità, non m'illudo neppure di cadere in battaglia o nel fragore delle tempeste. Basterà molto meno, un brivido improvviso, un po' di freddo la sera, e tuttavia questo fragile ammasso di paura ha osato combattere un Dio e non è stato ancora vinto. Se un giorno gli uomini parleranno di me, lo faranno con orgoglio perché ero uno di loro.  
Circe: Il loro orgoglio non servirà a scaldarti nel regno dell'ombra. Io ti offro secoli di luce.  
Ulisse: Non credo che mi dispiacerà troppo chiudere gli occhi al momento giusto.

(Circe/Silvana Mangano e Ulisse/Kirk Douglas in "Ulisse", di Mario Camerini - 1954) 




giovedì 26 ottobre 2017

Sognare di te



Ti ho sognata
Quando nuova sposa
Uscirai per la città il mattino
Sola e felice, nel sole d’autunno...
Ti ho sognata
Matura e stanca signora
In una villetta agiata
(Come il caro Laforgue diceva
Nella sua giovinezza)
Spalancare finestre,
Godere del sole in vestaglia,
Un po’ trasandata.
Ma gli occhi erano quelli di una volta
Piccoli e ridenti,
Di quando eri una ragazza con il corto paltò rosso.


(Attilio Bertolucci) 

Lady with Umbrella, by Sandra-D.com



lunedì 23 ottobre 2017

Citazioni Cinematografiche n.222

Ci sono persone che nella vita si divertono, io cominciavo a rendermi conto di non essere una di loro. Io non m'inserivo proprio: non mi ero inserito nella vecchia scuola, e decisamente non m'inserivo nella nuova. Sentivo dire che certi ragazzi avevano i genitori che gl'insegnavano a casa, ma mia mamma non poteva, a meno che non l'avessi pagata, perché eravamo solo lei e io e lei andava a lavorare. Guadagnava 400 sterline la settimana, dove la rimediavo una cifra del genere? Se fossi stato un ragazzo prodigio tipo quello del Sesto Senso avrei potuto pagarla, ma se per farlo devi saper recitare, lascia perdere. Io ero una schiappa a recitare, perché odiavo stare davanti alla gente, quindi in poche parole dovevo andare a scuola. 

(Marcus/Nicholas Hoult in "About a Boy", di Paul Weitz e Chris Weitz - 2002)



sabato 21 ottobre 2017

La Narrazione e l'Arte di Raccontare: Kubo e la spada magica

 Kubo e la spada magica (2016)

Una gioia per gli occhi ed il cuore, immagini ed emozioni che si susseguono senza sosta per esaltare l'arte della narrazione ed il piacere di ascoltare ed ammirare una bella storia.
Se vi dovesse capitare di stancarvi delle perfette e bellissime immagini della Disney/Pixar fatevi un regalo e guardate Kubo e la spada magica, con le spigolose figure umane tipiche di casa Laika, vera e propria garanzia in fatto di stop-motion. Laika ci ha già regalato gioielli come Coraline e Boxtrolls, ogni cosa è illuminata, ma il film con protagonista il piccolo artista contastorie Kubo ha una marcia in più, data propria dalla capacità del regista premio oscar Travis Knight di inserire una storia nella storia, con un divertente e coinvolgente gioco metanarrativo che difficilmente può lasciare indifferenti.


Kubo suona e racconta storie, facendo frutto degli insegnamenti della madre e facendo fruttare i suoi molti talenti, primo fra tutti quello di riuscire ad animare fogli di carta, che come eleganti origami danno forma e sostanza alle sue parole. Il pubblico che incontra nel suo peregrinare e quello in sala o di fronte allo schermo televisivo ne rimangono rapiti, ma una sfida attende il piccolo cantastorie e qui inizia la narrazione dentro la narrazione, con chiari debiti al teatro orientale e alla tradizione dei narratori vagabondi, non ultimo il dato che Kubo è cieco da un occhio, o meglio ha un occhio solo.
L'immaginazione sopperisce alla menomazione, il coraggio e la volontà lo sostengono nelle prove che lo attendono, l'amore e la purezza dei sentimenti lo rendono vincitore sugli spiriti che lo inseguono.



Non mancano il dolore e la tragicità della morte nella vicenda raccontata, ma la forza del Mito e dell'Amicizia prevalgono e l'eleganza degli scenari, la dolce e semplice poesia delle immagini sostengono le parole e le musiche, per una summa di visione e ascolto, consapevolezza di trovarsi di fronte a situazioni dal sapore epico, godimento estetico e profondi sentimenti.


giovedì 19 ottobre 2017

Giallo, Noir & Thriller/46



Titolo: Un Caso Archiviato
Autore: Arnaldur Indriđason
Traduttore: Cosimini Silvia
Editore: Guanda – 2010

Torno a parlare di un romanzo di Arnaldur Indriđason, lo faccio per la quarta volta con un libro di cui mi sento di consigliare la lettura, con l'augurio che vi risulti emozionante ed appagante come lo è stato per me.

La bravura dello scrittore islandese, in grado di creare un riconoscibile ed originale personaggio seriale come il detective Erlendur Sveinsson, risiede in questo Un Caso Archiviato soprattutto nell'appassionare il lettore non in una, non in due, bensì in tre drammatiche storie di suicidio/omicidio/sparizione. Riesce a farlo con caratteri coinvolgenti e dialoghi realistici ed efficaci, opportune descrizioni di paesaggi splendidi e pericolosi, in cui si muovono personaggi complessi e quasi vivi, con un ritmo armoniosamente cadenzato dalle indagini e da vari momenti di riflessione. In realtà non si tratta propriamente di un'indagine, poiché Erlendur opera a “titolo personale”, considerando che il caso da cui tutto origina è prontamente archiviato come suicidio. Archiviati, almeno ufficialmente, sono anche gli altri due tragici eventi con cui il solitario ispettore si intrattiene, stimolato da una sua peculiare attrazione verso in casi di scomparsa e da una drammatica biografia personale.

In questo libro, anche più di quanto mostrato in precedenti romanzi, come ad esempio ne “La Voce” e “LaSignora in Verde”, Erlendur deve fare i conti con la propria famiglia, la moglie abbandonata ed i figli trascurati, oltre che con il “fantasma” del fratello, tristemente perduto durante l'infanzia.



In Un caso archiviato i fantasmi familiari si sovrappongono a fantasmi veri e propri: pur restando ancorata alla realtà, l'indagine presenta niente affatto banali risvolti soprannaturali. Il piacere della lettura pertanto risiede soltanto in parte nella ricerca della verità, nel tentativo di ricostruire con esattezza quanto accaduto, nell'indagare cosa alberghi nell'animo e nella mente dei personaggi presentati. Interrogatori, dialoghi, ricerca e scoperte, persino qualche colpo di scena, si succedono come nella miglior tradizione poliziesca, ma ad ammaliarci è soprattutto la magia che Indriđason sa regalarci con poche sapienti pennellate.

Come ne “Un Corpo nel Lago” una parte fondamentale la rivestono i magnifici e spesso funesti specchi d'acqua di cui è ricca l'Islanda, terra che l'autore ama e rispetta profondamente. Per una volta le tematiche sociali rimangono leggermente sullo sfondo, meno approfondite che in altri romanzi, per lasciare così spazio a tematiche proprie dell'intimo di ogni individuo, con i suoi dubbi e paure, meschinità e debolezze, appassionati slanci e cupe tristezze.


In una fredda sera d'autunno una donna viene trovata impiccata nella sua villetta estiva a Pingvellir. Tutto sembra confermare l'unica ipotesi plausibile: suicidio. Ma quando Erlendur Sveinsson, detective della polizia di Reykjavík, viene in possesso della registrazione di una seduta spiritica alla quale la donna aveva partecipato poco prima di morire, prova il bisogno irrefrenabile di conoscere la sua storia. Emergono così, a poco a poco, i retroscena del suo gesto: l'annegamento del padre, avvenuto molti anni prima in circostanze poco chiare, fa da sfondo a oscuri presagi di morte e all'ossessione della donna per l'aldilà e per certe strane "presenze". Nel frattempo, Erlendur riprende in mano alcuni vecchi casi di persone scomparse senza lasciare traccia. Un pensiero fisso percorre silenzioso le sue indagini: la nostalgia straziante per qualcuno che si è perso chissà dove e non è più tornato a casa. (da guanda.it)






lunedì 16 ottobre 2017

Citazioni Cinematografiche n.221

Angela: Credo che Dio abbia un piano per tutti noi.
John: Dio ci guarda come delle formiche. Non ha piani, credimi
.

(Angela Dodson/Rachel Weisz e John Constantine/Keanu Reeves in "Constantine", di Francis Lawrence - 2005) 


 

sabato 14 ottobre 2017

Le Storie #60 – La Legge Zero

Nel rispetto di quanto riportato nell'editoriale introduttivo, nel numero 60 della collana Le Storie, La Legge Zero, il lettore ha tra le mani l'incontro fra Agatha Christie e Isaac Asimov

 

Giallo e Mistery, Fantascienza e Visione Futuristica infatti si mescolano e si rafforzano a vicenda per una intrigante e coinvolgente storia, degna di entrare nella serie Bonelli.
Probabilmente i più puristi storcerebbero il naso, a sentire/vedere il paragone, l'accostamento ai due grandi scrittori citati, ma ad una lettura attenta e, non secondariamente, libera da reticenze di sorta, si nota come lo sceneggiatore Giovanni Eccher riesca a declinare e coniugare in modo compiuto le caratteristiche portanti della scrittura dei due autori, senza privilegiare l’uno o l’altro genere.



L'elemento mystery, proprio della trama alla 10 Piccoli Indiani, è infatti influenzata dal contesto futuristico e in particolare dalla presenza fondamentale e centrale di androidi nella vita comune, mentre il lato fantascientifico viene esaltato proprio grazie al contesto tipicamente da giallo (della camera chiusa), che concede spazio e autorevolezza ad una serie di riflessioni sul rapporto tra umano e artificiale (tematica tipicamente asimoviana).

Sebbene i più accaniti appassionati di giallo possano far notare come risulti forse fin troppo evidente quale sia uno dei maggiormente centrali misteri propri della storia proposta, la conclusione ed il disvelamento finale di questo sono niente affatto banali, nel rispetto della doppia anima dell'albo e con ogni particolare che trova propria ragion d'essere nell'insieme.


I disegni di Valentino Forlini sono forti di un segno chiaro e preciso, una linea morbida nel rappresentare i personaggi e dotata di grande attenzione per i dettagli, sia nei volti che negli sfondi, per un risultato elegante. 


In un prossimo futuro… il magnate della robotica Kayn Doppler ha organizzato una cena davvero speciale. Vi saranno ammessi pochi eletti, personalità di spicco della finanza e della politica, per assistere alla presentazione di un nuovo prototipo segreto. Qualcosa, però, non va per il verso giusto... (da sergiobonelli.it)

giovedì 12 ottobre 2017

Assenza



Questo è amore, pensava lei, sì o no? Quando noti l'assenza di qualcuno, e detesti quell'assenza più di ogni altra cosa. Ancora più di quanto ami la sua presenza.
(Jonathan Safran Foer in "Ogni cosa è illuminata" - trad. Massimo Bocchiola)







 

lunedì 9 ottobre 2017

Citazioni Cinematografiche n.220

"Fesso" è quasi grave come "cornuto". Ma "cornuto" è più grave di tutto. 
(Capitano Bellodi/Franco Nero in "Il Giorno della Civetta", di Damiano Damiani - 1968)



sabato 7 ottobre 2017

lunedì 2 ottobre 2017

Citazioni Cinematografiche n.219

Quel Terminator è là fuori. Non si può patteggiare con lui, non si può ragionare con lui. Non sente né pietà, né rimorso, né paura. Niente lo fermerà prima di averti eliminata. Capito? Non si fermerà mai. 
(Kyle Reese/Michael Biehn in "Terminator", di James Cameron - 1984 )