lunedì 28 febbraio 2022

Citazioni Cinematografiche n.448

Non sono un cliente, né un consumatore, né un utente, non sono un lavativo, un parassita, né un mendicante, né un ladro, non sono un numero di previdenza sociale, né un puntino su uno schermo. Ho pagato il dovuto, mai un centesimo di meno, orgoglioso di farlo. Non chino mai la testa, ma guardo il prossimo negli occhi e lo aiuto quando posso. Non accetto e non chiedo elemosina. Mi chiamo Daniel Blake, sono un uomo e non un cane; come tale esigo i miei diritti, esigo di essere trattato con rispetto. Io, Daniel Blake, sono un cittadino. Niente di più e niente di meno.

(Daniel Blake/Dave Johns in “Io, Daniel Blake”, di Ken Loach - 2016)





venerdì 25 febbraio 2022

Incipit 61/100

Un cane corre per strada, inseguito da un ragazzo. Una lunga corda li unisce, si impiglia nelle gambe dei passanti che brontolano, si infuriano, il ragazzo non fa che mormorare “scusi, scusi” e tra le scuse urla al cane: “Fermati! Stop!.”. Ma quello prosegue la sua corsa. Vola in avanti, attraversa strade piene di traffico, ignora i semafori rossi. Il mantello dorato sparisce e riappare agli occhi del ragazzo, tra le gambe della gente, come un segnale misterioso. “Piano” grida, e pensa che se almeno sapesse il suo nome potrebbe chiamarlo e quello si fermerebbe, o almeno rallenterebbe. Nell'intimo, però, sa che anche in quel caso il cane continuerebbe a correre, e lo farebbe anche se la corda gli stringesse il collo fino a soffocarlo. Continuerebbe a correre per arrivare alla meta verso cui è lanciato. “Se solo ci arrivassimo!” pensa. “Almeno sarebbe tutto finito.”.”

(Qualcuno con cui correre, di David Grossman – trad. Alessandra Shomroni)





mercoledì 23 febbraio 2022

Giallo, Noir & Thriller/86



Titolo: La Ruggine del Tempo

Autore: Dario Galimberti

Editore: Libro/Mania- 2021

Terzo appuntamento con il delegato di polizia Ezechiele Beretta, interessante e accattivante personaggio nato dalla mente e dalla “penna” di Dario Galimberti.

Chi, come me, ha già letto ed apprezzato i due romanzi precedenti, “L'Angelo del Lago” e “Un'Ombra sul Lago”, si accorgerà che questa ideale trilogia (per il momento), non segue uno stretto ordine cronologico.

Il problema non si pone, potremmo dire, dal momento che le tre opere sono pienamente godibili prese singolarmente e nel complesso indipendenti le une dalle altre. Punto di forza ed allo stesso tempo invito a non farsele sfuggire, dal momento che una volta fatta la conoscenza dei personaggi e dell'ambientazione si prova il desiderio di saperne e leggerne ancora.


L'autore “gioca” con le linee temporali, imponendoci un salto nel passato, addirittura doppio, il primo nel 1932 a cavallo tra le due guerre, periodo dai lettori già conosciuto nei romanzi citati, ed un secondo nel 1881, cinquanta anni prima, alla ricerca dei colpevoli di una rapina sfociata in omicidio. Galimberti anche ne “La Ruggine del Tempo” ci fa vivere e respirare le atmosfere del tempo, descritte con attenzione ai particolari, storici ed architettonici in particolare, che trasportano nella Lugano di un tempo, fra il lungolago, le strade del centro ed i vicoli del Sassello, quartiere che non esiste più.

Come non esiste più il castello di Trevano, coprotagonista del romanzo, tanto che può sorgere il dubbio che il romanzo stesso sia stato un pretesto per parlare del castello. D'altra parte Galimberti è un architetto e docente di Architettura!


Si nota come “La Ruggine del Tempo” sia un romanzo che offre vitalità e vita, non come un susseguirsi di vicende e colpi di scena, bensì come escursione, o immersione se si preferisce, in una trama ed in vicende ricche di dati, informazioni e suggestioni, presentate con grande abilità ed innegabile conoscenza, frutto di ricerche ma anche di sincero amore per luoghi, ambienti e Storia di questi.


Lugano, 1881. Una banda di ladri penetra nel castello di Trevano e fa razzia di preziosi. Poco dopo Vera von Derwies, figlia del barone proprietario del castello, muore in seguito a una caduta da cavallo. E nei giorni seguenti la tragedia torna ad abbattersi sul castello: vengono trovati senza vita lo stesso barone e un giovane inserviente, Nuto. Cinquant’anni dopo, l’anziana Liside chiama al proprio capezzale il figlioccio Ezechiele Beretta, massima autorità della polizia cittadina, e gli chiede di indagare sulla morte di Vera. Ormai prossima alla fine, la donna – all’epoca dei fatti in servizio al castello – non riesce a darsi pace: è convinta che quella caduta da cavallo non sia stata accidentale. Nonostante le circostanze della richiesta e le prove inconsistenti, il Beretta si interessa al caso: assistito dall’appuntato Bernasconi appura che le teorie di Liside sono più plausibili del previsto, e qualcosa non quadra neanche nella morte del povero Nuto. L’indagine storica si sovrappone a quella su una morte più recente e altrettanto misteriosa, che porta Beretta a scontrarsi con personaggi in vista della Lugano che conta e tinge di sangue le acque blu del lago che bagna la città. (da libromania.net)

martedì 22 febbraio 2022

Sentirsi

 

Emily Hamilton e Noah Taylor in “E morì con un felafel in mano”, di Richard Lowenstein -2001




lunedì 21 febbraio 2022

Citazioni Cinematografiche n.447

Tamsin: Hai mai letto Nietzsche?

Mona: Chi?

Tamsin: Nietzsche. È stato un grande filosofo del nichilismo. Egli pensava che a questo mondo nascono persone destinate a primeggiare sugli altri, anzi a imporsi sui comuni mortali. E se questi dovessero soffrire per causa loro, non ha importanza, ciò che conta è la loro superiorità. Come in Shakespeare e in Wagner. Se Nietzsche avesse sentito tuo fratello, l'avrebbe fatto impiccare. Quel suo farneticare su Dio! Dio è morto. Dio è morto, è solo questa la realtà.

Mona: Sì, ma non per tutti.

(Tamsin/Emily Blunt e Mona/Natalie Press in “My Summer of Love”, di Paweł Pawlikowski - 2004)




sabato 19 febbraio 2022

Samuel Stern #27 - Il Quinto Comandamento

 



La sceneggiatura, in questo numero 27 della serie di Samuel Stern, affronta con coraggio due tematiche spesso distinte ma che mirabilmente si incontrano: il terrorismo politico e, forse soprattutto, l’eutanasia. La storia che propone non semplici riflessioni, sebbene carica e caratterizzata dal sovrannaturale, riporta tematiche quotidiane, che rendono la lettura molto accattivante e provvista di un ritmo costante ed allo stesso tempo equilibrato, nelle pause e nell'azione .



Alla storia si abbinano molto bene i disegni di Annapaola Martello che riesce, grazie a giochi di ombre ed alla luce, a sottolineare la drammaticità della situazione. L’espressività dei personaggi gioca un ruolo fondamentale, donando una tale profondità psicologica che quasi non ci si accorge di essere rimasti pressoché per tutto l'albo nella stessa, unica, stanza e nei ricordi e pensieri di una persona.





venerdì 18 febbraio 2022

Incipit 60/100

Alle diciannove, ora di bordo, passai in mezzo ai meccanici, fermi accanto al pozzo di lancio, e per la scaletta a mano scesi nella capsula. Ci stava giusto un uomo, con lo spazio appena sufficiente per muovere i gomiti. Una volta avvitata sulla paratia la bocchetta del mio sistema pneumatico antiaccelerazione, la tuta si gonfiò e da quell'istante non potei più fare neanche il minimo movimento. In posizione eretta, anzi, direi sospeso in un cuscino d'aria, ero tutt'uno con lo scafo.”

(Solaris, di Stanislaw Lem – trad. Eva Bolzoni)





martedì 15 febbraio 2022

Giallo, Noir & Thriller/85

Titolo: I Figli della Polvere

Autore: Arnaldur Indriđason

Traduttore: Storti Alessandro

Editore: Guanda – 2021


Con “I Figli della Polvere” Guanda cerca di “farsi perdonare” una scelta editoriale che personalmente non sono in grado di comprendere fino in fondo. La casa editrice emiliana che pubblica le opere di Arnaldur Indriðason ci propone il primo episodio della serie di Erlendur Sveinsson, diversi anni dopo aver iniziato a presentare l'autore islandese.

Chi conosce la serie ed i suoi protagonisti si rende conto, fin dalle prime pagine, che l'ambientazione ed il paesaggio fisico e sociale è già ben proposto e delineate sono le linee principali sulle quali lo scrittore si muove.

In questo romanzo, però, rimane ancora molto da conoscere e scoprire su Sveinsson, che non è propriamente il protagonista della vicenda e a cui viene dato uno spazio relativo, nell'economia del romanzo.


Trama intricata quanto basta, indagini che più che svelare accompagnano misteri, bugie, insabbiamento di prove ed una scrittura che presenta uno svolgimento ben architettato e convincente fanno di questo romanzo un buon modo per avvicinarsi alla serie, in particolare per chi non ne ha ancora letto nulla.

L'autore probabilmente doveva ancora chiarirsi qualche elemento, forse non era, allora, del tutto convinto e consapevole che Sveinsson sarebbe diventato un personaggio a cui legarsi e così seguito. Fatto sta che specie i capitoli finali sono un po' distanti dal prosieguo della serie, motivo per cui nel complesso “I Figli della Polvere” mi è sembrato meno riuscito rispetto a gran parte dei romanzi successivi. Questo non toglie che la lettura sia stata appagante, inoltre la soddisfazione di scoprire “come tutto sia iniziato” mi fa “perdonare” la casa editrice.

Nota: è il primo romanzo della serie di Erlendur Sveinsson non tradotto da Silvia Cosimini, bensì da Alessandro Storti, della cui traduzione ho letto il primo romanzo della Reykjavík Wartime Mistery “Una Traccia nel Buio”.


In una fredda notte di gennaio, Daníel, da anni ricoverato per schizofrenia presso un ospedale psichiatrico di Reykjavík, si uccide gettandosi da una finestra sotto gli occhi del fratello Pálmi. Poche ore dopo, in un altro quartiere, un anziano insegnante in pensione muore nell’incendio doloso della sua casa. Le due morti, apparentemente così lontane fra loro, hanno in realtà un punto di contatto: Daníel è stato allievo del professore negli anni Sessanta e i due negli ultimi tempi si erano incontrati più volte… Ora spetta all’ispettore Erlendur e alla sua squadra investigativa scoprire quale segreto inimmaginabile nasconde questa turbolenta relazione. Personaggi avvincenti, suspense, dilemmi morali e ricerca della giustizia: in questo primo thriller della serie troviamo tutti gli elementi che hanno portato Arnaldur Indriðason al successo internazionale e facciamo conoscenza con il tormentato e geniale Erlendur, cupo e mutevole come il cielo islandese. (da guanda.it)






lunedì 14 febbraio 2022

Citazioni Cinematografiche n.446

Io credo che la mia sia un'altra causa persa signor Paine. Forse i miei colleghi non sanno di cosa sto parlando, ma il signor Paine sì. Un giorno mi disse che solo per questo vale la pena combattere, lui un tempo non si tirava indietro e lottava con coraggio contro tutto e tutti. Perché seguiva ciecamente questa semplice massima: ama il tuo prossimo. E oggi in questo mondo pieno di odio l'uomo che segue questa massima è il solo degno di rispetto, lei conosce questa massima signor Paine. Io l'ho sempre ammirata come l'ammirava mio padre, insieme avete lottato con entusiasmo per vincere quelle cause perse, anche a costo della vita. Come è stato per un uomo che noi conoscevamo bene. Lei mi crede finito, tutti mi credete finito, be' vi sbagliate. Io continuerò a lottare per questa causa persa, perché se altre menzogne come queste invaderanno l'aula, anche se quelli come Taylor cercheranno in tutti i modi di chiudermi la bocca, io andrò avanti nella mia battaglia.

(Jefferson Smith/James Stewart in “Mr Smith va a Washington”, di Frank Capra - 1939)








venerdì 11 febbraio 2022

Incipit 59/100

Nel vicolo dove era andato a infilarsi non c'era nessun lampione. Buio pesto dappertutto. Era una stradina stretta nel quartiere di Port Richmond, a Philadelphia. Un vento gelido proveniente dal vicino Delaware spazzava ogni cosa e consigliava alle prostitute di andarsi a cercare un posticino al caldo. L'aria fredda di novembre faceva tremare le finestre oscurate nel cuore della notte e prendeva a pugnalate gli occhi dell'uomo sdraiato in mezzo alla strada, immobile. Era inginocchiato accanto al marciapiede. Respirava a fatica e sputava sangue. Sospettava seriamente di essersi fratturato le ossa del cranio. Stava correndo alla cieca a testa bassa e naturalmente non aveva visto il palo del telefono, andandoci a sbattere in pieno. L'urto era stato tremendo e l'aveva fatto rimbalzare all'indietro sull'acciottolato. Voleva mollare tutto e restare steso lì.”

(Sparate sul pianista, di David Goodis – trad. Francesco Salvi)




lunedì 7 febbraio 2022

Citazioni Cinematografiche n.445

Mi perdoni, padre, perché ho peccato. Sono tre mesi che non mi confesso. I miei peccati sono questi. Ho nominato il nome di Dio invano in varie occasioni. In varie occasioni ho preso dei giornali senza pagarli. Ho deliberatamente tratto piacere da pensieri impuri... e sono stato coinvolto in un certo lavoro... che credo verrà usato per far del male a due giovani. Mi era già successo. Che alcuni ci rimettessero per il mio lavoro. Temo che possa succedere di nuovo... e io non ero minimamente responsabile. Non sono responsabile. Per questo e tutti gli altri peccati sono sinceramente pentito.

(Harry Caul/Gene Hackman in “La Conversazione”, di Francis Ford Coppola - 1974)




domenica 6 febbraio 2022

Le cose che fanno la domenica

 



L’odore caldo del pane che si cuoce dentro il forno.

Il canto del gallo nel pollaio.

Il gorgheggio dei canarini alle finestre.

L’urto dei secchi contro il pozzo e il cigolìo della puleggia.

La biancheria distesa nel prato.

Il sole sulle soglie.

La tovaglia nuova nella tavola.

Gli specchi nelle camere.

I fiori nei bicchieri.

Il girovago che fa piangere la sua armonica.

Il grido dello spazzacamino.

L’elemosina.

La neve.

Il canale gelato.

Il suono delle campane.

Le donne vestite di nero.

Le comunicanti.

Il suono bianco e nero del pianoforte.

Le suore bianche bendate come ferite.

I preti neri.

I ricoverati grigi.

L’azzurro del cielo sereno.

Le passeggiate degli amanti.

Le passeggiate dei malati.

Lo stormire degli alberi.

I gatti bianchi contro i vetri.

Il prillare delle rosse ventarole.

Lo sbattere delle finestre e delle porte.

Le bucce d’oro degli aranci sul selciato.

I bambini che giuocano nei viali al cerchio.

Le fontane aperte nei giardini.

Gli aquiloni librati sulle case.

I soldati che fanno la manovra azzurra.

I cavalli che scalpitano sulle pietre.

Le fanciulle che vendono le viole.

Il pavone che apre la ruota sopra la scalèa rossa.

Le colombe che tubano sul tetto.

I mandorli fioriti nel convento.

Gli oleandri rosei nei vestibuli.

Le tendine bianche che si muovono al vento.

(Corrado Govoni, da Gli aborti. Le poesie d'Arlecchino. I cenci dell'anima, Taddei, Ferrara 1907)


venerdì 4 febbraio 2022

Incipit 58/100

Sarà dura, pensavano i parigini. Aria di primavera. Una notte di guerra, l'allarme. Ma la notte svanisce, la guerra è lontana. Quelli che non dormivano, i malati nei loro letti, le madri con un figlio al fronte, le donne innamorate con gli occhi sciupati dal pianto, sentivano il primo soffio della sirena, ancora solo un ansito profondo simile al sospiro che esce da un petto oppresso. In pochi istanti il cielo tutto si sarebbe riempito di clamori. Che venivano da lontano, dall'estrema linea dell'orizzonte – senza fretta si sarebbe detto. Quelli che dormivano sognavano il mare che spinge davanti a sé i ciottoli e le onde, la tempesta di marzo che scuote la foresta, una mandria di buoi che galoppano pesanti facendo tremare il suolo con gli zoccoli; ma il sogno finiva e socchiudendo appena gli occhi gli uomini mormoravano: ' è l'allarme?'. ”

(Suite Francese, di Irène Némirovsky – trad. Laura Frausin Guarino)