martedì 30 aprile 2019

Hai una sigaretta?




La Cigarette
Donne-moi une cigarette
Je la garderai près de moi
Je la fumerai peut-être
Bien avant que tu ne le croies
Je garderai cette cigarette
Pour occuper mes dix doigts
Je la fumerai peut-être
Quand j'aurais trop le mal de toi

Ne fais donc pas cette tête
C'est toi qui me laisse là
Toi qui veux que l'on arrête
Toi qui ce soir tourne le pas

Je préférerais c'est bête
Attendre des semaines, des mois
Et l'allumer sur la défaite
Qu'une autre un jour t'infligera
On pourra alors peut être
Sur nos deux cœurs de granit froid
Y gratter une allumette
Et la partager comme autrefois
Quand nos corps étaient à la fête
Qu'ils n'avaient pas peur du combat
Donne-moi cette cigarette
Comme un dernier cadeau de toi

Ne fais donc pas cette tête
C'est toi qui me laisse là
Toi qui veux que l'on arrête
Toi qui ce soir tourne le pas


lunedì 29 aprile 2019

Citazioni Cinematografiche n.300

Se non si può essere immortali, che si vive a fare? 
(Henry Graham/Walther Matthau in "E' ricca, la sposo e l'ammazzo" di Elaine May - 1971)


sabato 27 aprile 2019

giovedì 25 aprile 2019

25 Aprile - Vivere oggi con gli insegnamenti di ieri


“… mi dissero quella tremenda condanna e mi feci vedere molto orgoglioso ma quando fui portato in quella tremenda cella di nuovo mi inginocchiai mi misi a piangere avevo nelle mani la tua foto ma non si conosceva più la tua faccia per le lacrime e i baci che ti ho fatto, questo cara Anna devi perdonarmi sii forte a sopportare questo orrendo delitto e fatti coraggio avrai il tuo amore fucilato alla schiena.”




lunedì 22 aprile 2019

Citazioni Cinematografiche n.299

Robert: Allora, da quanto stai con il tuo principe?  
Giselle: Oh, sarà più o meno un giorno.  
Robert: Vuoi dire che siete così felici che ti sembra passato solo un giorno?  
Giselle: No, è proprio un giorno. E domani saranno due giorni!

(Robert Philip/Patrick Dempsey e Giselle/Amy Adams in "Come d'incanto", di Kevin Lima - 2007) 



sabato 20 aprile 2019

Dumbo (1941)


In questi giorni bambini e genitori vanno al cinema a vedere “Dumbo” di Tim Burton. Colgo l'occasione per scrivere qualche riga sull'originale del 1941, che rimane uno dei film migliori della Disney a più di settanta anni dalla sua uscita nelle sale.

Apparentemente uno dei più semplici della casa del topo, che aveva già proposto Biancaneve e i sette nani con i suoi chiaroscuro gotici, le ombreggiature orrorifiche di Pinocchio, e Fantasia, capolavoro di stratificazione e di immagini musicali e musica per immagini. Forse semplice non è l'aggettivo adeguato, meglio infantile, o ancora di più “alla portata di bambino”, pur nella evidente minore disponibilità di mezzi e fondi destinati all'opera rispetto alle precedenti ed alle successive.

Intendiamoci, non c'è nulla di banale in “Dumbo”, adatto all'infanzia, come anche per ragazzi e gli adulti, con la sua durata di poco superiore all'ora che non si accontenta di rendere godibile una storia, di attenuare ed edulcorare la vicenda del piccolo elefantino dalle grandi orecchie, schernito e maltrattato da animali ed esseri umani. Vi sono molti aspetti e messaggi veicolati per immagini che ad una prima visione si rischia di sottovalutare, inseriti come sono in un prodotto per famiglie, che però offre molto ed ancora ad un pubblico attento e desideroso di storie e concetti.
Dumbo è un film sulla diversità, sulla cattiveria ed il riscatto, sulle ingiustizie e le rivendicazioni. Un film sulla condizione degli afroamericani degli anni 30-40 ed oltre, sulle battaglie sindacali dei lavoratori, sulla necessità di consapevolezza per ottenere ciò che ingiustamente viene negato, fosse anche l'amore di una madre e l'affetto degli amici. Così gli elefanti sembrano davvero schiavi al lavoro nel sud segregazionista, costretti a piantare tende nel terreno sotto la pioggia battente. Così loro ed un cucciolo sono costretti a vivere solo per divertire e soddisfare gli istinti più beceri degli umani, pronti a godere nel vedere un cucciolo d’elefante lanciarsi nel vuoto da grandi e colpevoli altezze, magari desiderando vederlo schiantarsi al suolo. Ma Dumbo, vessato per le sue orecchie fuori misura, sa volare. Come i corvi, unici personaggi positivi oltre l'amico topolino, e solo come loro è libero di librarsi in cielo e vendicarsi idealmente di chi gli sta distruggendo la vita. Uno schiavo che ottiene la sua vendetta, scatenato, per quanto possibile in un film “ad altezza cucciolo”, come il Django di Quentin Tarantino. 
 

Non rimane che ricordare la “marcia degli elefanti rosa”, quattro audaci e sorprendenti minuti di puro trionfo onirico, inseriti a sorpresa come un ponte tra avanguardia e astrattismo che nessuno avrebbe mai pensato inserire in un contesto infantile, osando così tanto da risultare un salto stilistico e di immagine che allora solo la Disney si poteva permettere, anticipando di diversi decenni chiunque avesse in seguito voluto produrre per il cinema di animazione.


giovedì 18 aprile 2019

Isola, di Siri Ranva Hjelm Jacobsen - Iperborea

Titolo: Isola
Autore: Siri Ranva Hjelm Jacobsen
Traduttore: Maria Valeria D'Avino
Editore: Iperborea - 2018


Ci si può innamorare di un libro? Oltre la sua materialità e l'odore che la sua carta emana? Nel caso di “Isola” di Siri Ranva Hjelm Jacobsen la risposta è affermativa.
È affermativa per la scrittura elegante ed evocativa per quanto accessibile, per le immagini che offre audacemente al lettore, per il viaggio fra memoria e presente, per l'amore rivolto ad una terra lontana che viene narrato e cantato pagina dopo pagina attraverso un racconto di ispirazione autobiografica che riesce a trascendere il particolare per farsi universale.

La scrittrice ha il passo sospeso fra prosa ordinaria e sobria ma stupefacente potenza evocativa, con un che dal sapore da saghe nordiche a cui evidentemente è debitrice, riuscendo allo stesso tempo a donare tra personaggi, panorami, parole e ambientazioni qualcosa che va oltre un “semplice” canto alle Faroe. Ovvero un viaggio nella memoria e nel tempo, con il rimpianto che si fa motore di un racconto su emigrazione, sul ruolo di affetti e legami familiari e amicali, sul bisogno di identità e di appartenere ad un luogo, un'isola, una Itaca anche solo dell'anima, la struggente necessità di radici e di un pugno di terra che si possa chiamare casa. In “Isola” questo è espresso anche attraverso la lingua, le lingue che i personaggi usano in famiglia e con “gli altri”, mediante i gesti quotidiani, i racconti e le canzoni per i giorni importanti, la natura in cui si vive ed altro ancora che è appagante scoprire.
La casa editrice Iperborea mi ha regalato una lettura emozionante e piena, da cui mi staccavo con riluttanza ma anche con il lieto pensiero di potervi presto tornare.
Le isole più piccole possono nascere in una notte, e sparire in una notte. Laggiù, sotto il mare, tutte le terre emerse s'incontrano.”

Una giovane ragazza danese ha nostalgia di un’isola verde e impervia battuta dai venti del Nord, un’isola delle Faroe dove non ha mai vissuto ma che ha sempre sentito chiamare «casa», perché da lì emigrò la sua famiglia negli anni Trenta. Comincia così, dall’urgenza di riappropriarsi delle sue origini e di una cultura che ha ereditato ma non le appartiene, il suo viaggio di ritorno a Suðuroy, da cui nonno Fritz, pescatore dell’Artico, partì alla ricerca di un destino migliore, e nonna Marita, sognatrice irrequieta, fuggì verso il mondo e la modernità. (da iperborea.com)

lunedì 15 aprile 2019

Citazioni Cinematografiche n.298

Questa è Berk. È 12 giorni a nord di disperazione e pochi gradi a sud di morire di freddo, si trova esattamente sul meridiano della miseria. Il mio villaggio, in una parola: solido, ed è qui da 7 generazioni, ma ogni singola costruzione è nuova. Abbiamo la pesca, la caccia e un incantevole vista del tramonto, l'unico problema sono le infestazioni: in molti posti hanno topi, zanzare, noi abbiamo... i draghi! 
(Hiccup in "Dragon Trainer", di Chris Sanders e Dean DeBlois - 2010) 






venerdì 12 aprile 2019

Giallo, Noir & Thriller/67


Titolo: Non esistono buone intenzioni
Autore: Katarzyna Bonda
Traduttore: Walter Da Soller e Laura Rescio
Editore: Piemme - 2018




Katarzyna Bonda è il nome nuovo nel panorama della letteratura crime-thriller, con una attenta scrittura ed una profonda conoscenza dei luoghi e delle situazioni di cui racconta. Nel suo esordio “Non esistono buone intenzioni”, edito da Piemme nel 2018, la scrittrice polacca ci mostra allo stesso tempo le sue ottime qualità e qualche limite che potrebbe attenuare un pur fondato entusiasmo per il suo lavoro.

Come in molti thriller “nordici” gli elementi del genere ci sono tutti: freddo, neve, gelo, buio, luoghi tetri e natura ostile, storie inquietanti e segreti terribili, personaggi truci ed altri tormentati. A questo si aggiunge una cura particolare per le ambientazioni e la caratterizzazione dei personaggi, con dialoghi che invitano alla lettura e sviluppi che appassionano. Non proprio un “page-turner”, poiché alcune descrizioni tendono ad appesantire qualche passaggio, ma la curiosità del lettore è stimolata e non si rimane delusi dalla lettura.


Si diceva dei personaggi, ebbene la protagonista, la profiler Sasza Załuska riesce ad arrivare al cuore di chi legge, che anche senza innamorarsene non può fare a meno di appassionarsi alla sua indagine non propriamente autorizzata, ma anche gli altri uomini e donne che si ritagliano un ruolo nella vicenda lasciano un segno, al di là dei nomi e soprannomi che si alternano e che risultano un po' ostici per un lettore italiano con poca o nessuna dimestichezza con il polacco. Da una buona ed efficace idea di base la Bonda riesce ad imbastire un racconto che dal passato giunge al presente, dove la sua capacità di inventare un personaggio femminile convincente si aggiunge all’originalità ambientale di una città baltica con tutte le luci e le ombre dell’est crudele e fascinoso. Ma manca quella dose di tensione che è tipica di un thriller, privilegiandosi qui altre suggestioni e concentrandosi su riflessioni sulla natura umana, a volte illuminanti certo, ma lontane dai gusti e desideri di chi cerca qualcosa di diverso. Questo libro è lontano da quei thriller nordamericani a cui si è pensato di accostarlo, per una poco fondata e mendace strategia promozionale, accostandosi invece a quanto di ancora affascinante e funzionale rimane della letteratura dei primi anni del secolo scorso e degli ultimi di quello precedente. Quel gusto leggermente barocco tipico della letteratura russo-polacca che fa capolino fra le pagine a donare classe al tutto. A qualcuno può legittimamente non piacere, ma a mio parere con un dose di pazienza e concedendosi del tempo, magari mettendo in conto una certa fatica iniziale, si potrà arrivare alla conclusione del romanzo sentendosi di essersi regalati una buona occasione.


La ex poliziotta e profiler Sasza Załuska, trentasei anni e i capelli rosso fuoco, ne sa qualcosa di pessime scelte. Ma adesso è tornata a casa, a Danzica, sulla costa ventosa del mar Baltico, ed è decisa a ricominciare, insieme alla piccola Karolina. Senza un uomo, e senza l'alcol: non ha più bisogno di nessuno dei due. Ma sfuggire al passato non è facile. E per Sasza Załuska c'è un richiamo più forte di tutto: quello della vecchia vita. Così, quando un ex sbirro della polizia di Danzica la rintraccia per un lavoretto di profiling, Sasza suo malgrado accetta. Ben presto, maledicendosi per il tempo sottratto alla figlia, e per la voglia di bere che torna prepotente, si troverà a indagare sull'omicidio di un cantante famoso e a fare coppia di nuovo con il commissario Duchnowski detto Duch, un uomo che ne ha viste abbastanza per decidere che nella vita non ci sono amici, c'è solo l'alcol. Finiranno così a navigare insieme il sottobosco criminale di una Danzica cupa e ottenebrata, tra donne che hanno perso tutto, compresi gli scrupoli, preti che non credono in Dio, e gente piena di buone intenzioni finite molto male. Fino a imbattersi in una vecchia storia d'amore diventata storia di vendetta, come cantava il cantante ammazzato nella sua unica hit, Ragazza del Nord (da ibs.it)

mercoledì 10 aprile 2019

Occupare il proprio tempo




Occupare il proprio tempo, ecco cos'è la felicità, occupare il proprio tempo senza lasciare nessuno spiraglio al pentimento o all'approvazione.
(Ralph Waldo Emerson)

lunedì 8 aprile 2019

Citazioni Cinematografiche n.297

Sempre insieme, eternamente divisi. Finché il sole sorgerà e tramonterà. Finché ci saranno il giorno e la notte.
(Phillipe Gaston/Matthew Broderick in "Ladyhawke", di Richard Donner - 1985)



venerdì 5 aprile 2019

Gioia



La gioia richiede più abbandono, più coraggio che non il dolore. Abbandonarsi alla gioia significa appunto sfidare il buio, l'ignoto.
Hugo Von Hofmannsthal


mercoledì 3 aprile 2019

Progresso




Strani tempi, quelli in cui viviamo. Possiamo viaggiare dovunque ci piace, anche sugli altri pianeti. Ma per che cosa? Per starcene seduti un giorno dopo l'altro, mentre il nostro morale e la nostra speranza ci abbandonano.

(Philip K. Dick in "La Svastica sul Sole" - trad. Maurizio Nati, Fanucci Editore)








lunedì 1 aprile 2019

Citazioni Cinematografiche n.296


Ogni tanto, la mattina, quando mi sveglio, mi capita di ritrovarmi in lacrime. [Mitsuha]
Il sogno che so di aver fatto non riesco mai a ricordarlo, però... [Taki]
Però dopo essermi svegliata mi resta la sensazione che qualcosa sia andato perduto per sempre. [Mitsuha]
Sono sempre alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. [Taki]
Questa sensazione si è impossessata di me da quel giorno. [Mitsuha]
Quel giorno in cui sono cadute le stelle: è stato come [Taki]
come una visione dentro un sogno, niente meno di questo. [Mitsuha]
Un spettacolo magnifico. [Mitsuha e Taki insieme]

(Mitsuha Miyamizu e Taki Tachibana in "Your Name.", di Makoto Shinkai - 2016)