Mentre in questi giorni è in edicola il numero 41
della collana “Le Storie”, scrivo del numero 40, “I Sogni dei
Morti”, sceneggiato da Paola Barbato e disegnato da Anna
Lazzarini.
La Barbato è ormai una presenza abituale di questa
serie Bonelli, per la quale ha sceneggiato vari numeri, oltre quelli
firmati come componente del pool di autori impegnati su Dylan Dog.
La caratteristica principale del suo lavoro per “I
Sogni dei Morti” è l’attenzione ai personaggi, ma a differenza che in altre
occasioni, specialmente negli albi dell’Indagatore dell’incubo, qui si esprime
nel proporre ed approfondire i rapporti e le relazioni fra i vari protagonisti
della storia. Al centro della vicenda c’è una giovane ragazza gallese, Shannon,
che grazie al suo dono di entrare in contatto con i defunti, è conosciuta da
gran parte della comunità in cui vive.
Il “nodo” della storia potrebbe risolversi in
elementi soprannaturali, con approfondimenti cupi e introspezione spinta, ma
invece a prevalere è l’elemento giallo, quasi investigativo, per il
quale è fondamentale la rete di relazioni intessute dalla giovane protagonista
e dai suoi affetti ed amici. Proprio la sua famiglia e l’amica più cara
sono gli elementi principali per risolvere un mistero e svelare, a poco a poco,
quanto di nascosto e torbido risieda nei luoghi in cui vive.
Paola Barbato, in questo sostenuto dai precisi,
chiari, definiti, oserei dire “semplici” disegni della Lazzarini (in senso
positivo e di valore del risultato), lascia da parte atmosfere cupe,
angosce e orrore per concentrarsi su una realtà molto immediata e facilmente
interpretabile, dove le storie dei personaggi ed i loro sentimenti vengono
presentati e offerti al lettore perché li accolga per quello che sono, senza
introspezioni e riferimenti troppo alti e distanti.
In un piccolo villaggio del Galles, può non
sorprendere che, ancora ai nostri giorni, sopravviva qualche antica credenza…
Il dono di Shannon, però, non è una superstizione: nel sonno, lei parla con i
morti, percepisce i loro ultimi pensieri e li comunica ai parenti. Un rituale
un po’ sinistro, ma in fondo innocuo, almeno finché, tra le voci dei
trapassati, non emerge quella di una ragazza rapita… forse vittima di un
omicidio! (da sergiobonelli.it)