Circe: Ascoltami, io ti darò qualcosa che ti farà dimenticare i 
tuoi sogni meschini, il tuo misero regno, la tua moglie che invecchia. 
Rimani e questa notte l'Olimpo conoscerà un nuovo Dio, Ulisse.
 
Ulisse: Immortale!
 
Circe: Questo è il mio dono, il più grande dono che sia mai stato fatto ad un uomo. 
 
Ulisse: No, ci sono doni più grandi. Nascere, morire e nell'intervallo vivere come un uomo.
 
Circe: Sì, vivere come un uomo, impastato di paura.
 
Ulisse: Solo chi ha paura conosce il valore del coraggio.
 
Circe: E la vecchiaia, questa povera carne che si corrompe e alla fine la morte. Ecco la terribile eredità degli uomini.
 
Ulisse: Io l'accetto questa eredità, non m'illudo neppure di 
cadere in battaglia o nel fragore delle tempeste. Basterà molto meno, un
 brivido improvviso, un po' di freddo la sera, e tuttavia questo fragile
 ammasso di paura ha osato combattere un Dio e non è stato ancora vinto.
 Se un giorno gli uomini parleranno di me, lo faranno con orgoglio 
perché ero uno di loro.
 
Circe: Il loro orgoglio non servirà a scaldarti nel regno dell'ombra. Io ti offro secoli di luce.
 
Ulisse: Non credo che mi dispiacerà troppo chiudere gli occhi al momento giusto.
(Circe/Silvana Mangano e Ulisse/Kirk Douglas in "Ulisse", di Mario Camerini - 1954) 


 
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