Blog su Cinema, Letteratura, Arte, Cultura, Tempo libero, Esperienze. Post su Film, Libri, Mostre, Esperienze di vita, Fumetti, Cartoni Animati e quello che mi piace ed anche che mi piace di meno.
giovedì 29 agosto 2013
mercoledì 28 agosto 2013
martedì 27 agosto 2013
lunedì 26 agosto 2013
Citazioni Cinematografiche n.7
"Potevo ucciderli tutti,
potevo uccidere anche te. In città sei tu la legge, qui sono io. Lascia
perdere. Lasciami stare o scateno una guerra che non te la sogni neppure.
Lasciami stare, lasciami stare".
domenica 25 agosto 2013
Prima
Prima di non aver più bisogno di puntare la sveglia
per andare al lavoro;
Prima di perdersi nel reparto pappe e pannolini al
supermercato;
Prima che il pavimento della cucina dopo ogni pasto
apparisse come un quadro di Pollock;
Prima che dormire fino alle 8 la domenica mattina
sembrasse una conquista;
Prima di pensare con terrore ad un pomeriggio di
pioggia;
Prima
di sudare dentro una sala parto insieme a lei che urla e manda accidenti a te e
all’ostetrica;
Prima che bisognasse evitare di tirare lo sciacquone
dopo le 22;
Prima che vedere un film in TV, per intero,
diventasse un’impresa degna di essere narrata ad amici e parenti;
Prima di fare due lavatrici al giorno;
Prima che per una breve passeggiata bisognasse
caricarsi come muli;
Prima di riuscire a distinguere tra sei tipi di
latte in polvere;
Prima di augurare le peggio disgrazie a chi sbatte
il portone d’ingresso;
Prima che ci si scambiasse occhiatacce ad ogni
starnuto o colpo di tosse;
Prima che sulle sue labbra fiorissero parolacce come
margherite a primavera;
Prima che lei ti vietasse di pronunciare qualsiasi
parolaccia (che loro le imparano!);
Prima di fissare con odio chi ti porta in casa
giocattoli sonori;
Prima di maledire i progettisti dei seggiolini auto;
Prima che passare una giornata fuori casa
comportasse caricare l’auto come se si traslocasse;
Prima di passare intere notti passeggiando avanti e
indietro;
Prima di interrogarsi sull’applicazione ai Barbapapà
dei concetti di massa e volume;
Prima di mandare a quel paese la tata Lucia;
Prima di odiare lo yogurt alla fragola (che quello
ai frutti di bosco ti ha sempre fatto schifo!);
Prima di non riuscire a vedere una partita per
intero, fosse anche la finale di Champions;
Prima di pensare che se i preti fanno un gran
parlare di miracolo della vita perché non li fanno loro i figli;
Prima di commuoversi per un sorriso od una faccia
buffa;
Prima di guardare con sufficienza chi elargisce
consigli sulla nanna;
Prima di evitare di ascoltare chi ti racconta la
propria esperienza di genitore;
Prima di scoprirsi violentemente intollerante ai
luoghi comuni ed alle frasi fatte sui bambini ed il cibo;
Prima di raccontare fino alla nausea I Tre
Porcellini e Il Brutto Anatroccolo;
Prima di detestare le supermamme che “non so come
faccio a trovare il tempo”;
Prima di mangiare avanzi una sera sì e l’altra pure;
Prima di tutto questo,
che senso aveva la mia vita?
sabato 24 agosto 2013
Superpoteri
I superpoteri che
vorrei
1. Prevedere il
futuro e poter puntare cifre che non ho su tutti gli eventi sportivi;
2.
Memoria da Hard
Disk inesauribile;
3.
Bere birra come
se non ci fosse un domani e sentirmi bene;
4.
Vedere attraverso
i vestiti delle donne;
5.
Teletrasporto.
Ecco a questo punto lancio un appello!
Governi,
Fondazioni e privati investono milioni in qualsiasi stronzata esistente, nelle
peggio cazzate che gli vengono in mente, nelle ricerche più inutili del mondo.
Investite in un cazzo di teletrasporto.
A tutti serve un teletrasporto!
giovedì 22 agosto 2013
L'Uomo Ideale
Ragazza Y: Descrivi il tuo uomo ideale!
Ragazza Z: dunque, è taciturno e misterioso… un po’ ombroso…
Ragazza Y: e poi?
Ragazza Z: sa cantare e suona benissimo l’organo… e lo fa da
solo, immerso nei suoi pensieri.
Ragazza Y: cioè, vuoi dirmi che il tuo uomo ideale è il fantasma
dell’opera?
Ragazza Z: …, forse?
mercoledì 21 agosto 2013
Dampyr 161 - Mal di Luna
Una storia più che piacevole, per niente banale,
con poche pretese (nel senso buono dell’espressione) e che riesce a coniugare
intrattenimento, robusta sceneggiatura, ottimi disegni e riferimenti
storici e culturali molto ben presentati e approfonditi.
Ce n’è abbastanza per esultare e invitare amici e
parenti a festeggiare. Se poi questa storia viene pubblicata subito dopo un albospeciale che ci è veramente piaciuto, sotto tutti gli aspetti, allora non
se ne può fare a meno di parlare.
“Mal di Luna”, n.161 di Dampyr, è un albo sufficientemente
classico all’interno di questa serie, una combinazione accattivante di horror,
azione, folklore e attenzione all’umanità del protagonista e di chi incontra.
La sceneggiatura di Mauro Boselli
riesce ad usare, con intelligenza e coerenza, tutti, o quasi, gli elementi che
hanno fatto la fortuna di Dampyr, nel rispetto di quanto proposto in
precedenza e recuperando quanto, in letteratura e nel cinema, è stato proposto
in tema di licantropi e affini.
Nel fare questo, in mano al lettore finisce una storia
ben costruita, serrata, con pochi ed efficaci colpi di scena, azione
quanto basta e misurati approfondimenti, tutti utili nell’economia del
racconto.
I disegni di Luca Rossi sono perfetti per
l’albo e probabilmente questo disegnatore è quello che preferisco su Dampyr.
martedì 20 agosto 2013
Eva dorme... ed io non mi sento tanto bene
Tempo fa ho letto “Eva dorme”, di Francesca
Melandri, edizione Oscar Mondadori.
È, di fatto, un romanzo sull’Alto Adige. Con
il “pretesto” di raccontare una commovente e coinvolgente storia d’amore,
si passano in rassegna le tormentate vicende dell’Alto Adige, dalla Prima
Guerra Mondiale fino agli anni settanta.
Francesca Melandri, con
quest’opera, ha scritto un libro composto da due libri in uno: uno è una storia
d’amore e sentimenti familiari che riguardano la protagonista, Gerda, e la sua
bambina Eva. L’altro è una accurata e avvincente ricostruzione delle vicende
che hanno riguardato l’integrazione dell’Alto Adige in Italia, e che fanno da
sfondo alla storia di Gerda, con la figura di Silvius Maniago sopra
tutte.
Le parti migliori del romanzo sono quelle
propriamente di “ricostruzione” della storia di questa terra, poiché
l’autrice, mettendo a frutto la sua lunga esperienza come sceneggiatrice
televisiva e la sua biografia, ci propone capitoli interi talmente accattivanti
e ben presentati da far vivere al lettore episodi storici e momenti di “vita
vera”. Il racconto in queste parti è un libro
di storia, un romanzo e un’inchiesta giornalistica, insieme, che non stanca
e tiene incollato il lettore alle pagine.
Di contro, la parte
“contemporanea” del romanzo è meno accattivante, un po’ stereotipata e a
tratti stucchevole. Il lungo viaggio che la protagonista Eva, ormai adulta,
compie dall’Alto Adige alla Calabria, pur presentando alcune interessanti
riflessioni e spunti di interesse, soffre proprio della figura di Eva stessa.
Io mi chiedo perché mai,
all’interno di un romanzo comunque gradevole e degno di nota, non banale
e anzi stimolante, debba per forza essere presente una figura femminile
come quella di Eva.
Eva, divenuta donna, è una libera
professionista, che si “guadagna il pane” organizzando feste e ricevimenti,
buffet ed eventi per ricchi, ditte, aziende e altri soggetti la cui esistenza è
a dir poco a me fastidiosa. È insomma una versione nobile di un misto fra una PR
ed una Event Planner, così presa da soddisfare i desideri ed i capricci
di gente che, nel migliore dei casi, non sa cosa vuole ma solo ciò che non
vuole, non si intende di nulla ma pretende di essere considerata “sofisticata”
ed “esperta intenditrice” di qualcosa (vino, cibo, dessert, superalcolici,
arte, filatelia, numismatica o chissà che diavolo altro vada per la maggiore in
un certo momento).
Eva non è sposata, non desidera
legami, è indipendente (qualunque cosa voglia dire), ha un amante
da diverso tempo, ovvero un uomo sposato che la raggiunge in ogni dove, in base
ai loro impegni e a come riesce a “liberarsi” del suo matrimonio. Viaggi
intercontinentali, alberghi e residenze di lusso sono l’habitat “naturale”
di Eva, le cui “preoccupazioni” maggiori sono smaltire il jet lag, affrontare
nuovi corteggiatori, soddisfare i capricci ed i desideri dei danarosi
clienti, spendere le esorbitanti cifre che le vengono corrisposte per il
suo lavoro (sempre “naturalmente” eseguito con grande soddisfazione sua e dei
committenti) ed incontrare l’amante.
Eva è “ovviamente”
bellissima, alta, con un fisico da modella, colta, sempre ben vestita e
truccata, con gusto e secondo la moda “alta” del momento.
Ma perché in molti romanzi e
sceneggiature proposteci negli ultimi anni, le figure femminili protagoniste
devono essere così stereotipate? Perché devono essere così “scontate”e
“prevedibili”, al limite dell’omologazione e della pedissequa riproposizione?
Mi risulta fastidioso e irritante ritrovarmi di fronte una figura come questa,
talmente simile a decine di altre, da rischiare, seriamente, di perdere
qualsiasi connotazione e ruolo. Una figura come questa, come quella di Eva,
simpatica neanche quando dorme (come recita il titolo), mi rende
sgradevole la lettura e la trovo anche un po’ offensiva nei confronti di molte
donne, vere, che risultano interessanti e stimolanti anche senza assomigliare
per nulla a questa artefatta figura femminile, “libera”, ovviamente
realizzata, soddisfatta di sé e fintamente in grado di bastare a se stessa (definizione cara a molte
giovani donne!).
Allora a questo punto autori e
sceneggiatori farebbero meglio a faticare di meno, impegnarsi poco nella
creazione e presentazione di nuovi personaggi e caratteri, poiché basterebbe,
semplicemente, prendere una qualsiasi protagonista di “Sex and the City”
(sono
ben quattro!) e posizionarla nel proprio romanzo o sceneggiatura,
anche senza cambiarle nome, così l’effetto “riconoscibilità” sarebbe più
facilmente perseguibile!
Ho incontrato molte figure
femminili nei romanzi che ho letto, positive o negative, esempi di
virtù o di dissolutezza e vizio, donne semplici oppure eroine fuori
dal comune, capaci di andare oltre le proprie personali vicende per impersonare
un ideale oppure esempio di vita “ordinaria” e perciò vicine a chi legge,
indipendentemente da epoche e mode. Quando chi scrive intercetta “l’umano”
che c’è in ognuno di noi, riesce a rappresentare pulsioni e sentimenti,
emozioni e psiche di chi, quotidianamente, vive e soffre, gioisce e ama, ci
parla e si avvicina a noi e noi ai loro personaggi, anche se le parole sulla
carta sono state pensate ed ordinate decine o centinaia di anni prima.
Pertanto questo romanzo è
occasione, per me, di esprimere, oltre ad un evidente fastidio, anche il
dispiacere di assistere ad una omologazione di caratteri e personaggi,
femminili in questo caso (ma anche la figura dell’amante è abbastanza
avvilente), che, a mio parere, risultano, dopo un po’, poco interessanti e
noiose e che rischiano di perdere sapore e appeal, contrariamente alle
intenzioni degli autori. Mai come in questo caso diverrebbe segno di
originalità “inventare” e proporre un personaggio femminile il più lontano
possibile da certi caratteri e schemi, perciò originale e capace di
“sorprendere” il lettore.
Un lettore, e spettatore
televisivo, come me, ne ha le scatole piene di “Samantha, Carrie, Miranda e
Charlotte” (giusto per fare un esempio), personaggi che hanno avuto
una loro dimensione, originalità e motivazione a metà degli anni 90, ma
che ormai hanno fatto il loro tempo e che, sappiatelo, hanno comunque avuto una
loro evoluzione nel corso degli anni e delle “stagioni” proposte. Certi
caratteri sono ormai la caricatura di se stessi, talmente stucchevoli e
deprimenti da rovinare anche il buono che ci potrebbe essere in un romanzo od
una sceneggiatura. Ormai che anche ministri della Repubblica hanno uno
spessore ed una rettitudine etica e morale da personaggi di serie televisive di
dubbio valore, presentare personaggi femminili come quello di Eva
allontana lettori e ne offende le capacità critiche e di analisi. Abbiamo
bisogno non tanto di “spessore” o “impegno”, come si diceva un tempo, bensì di
qualcosa che ci stimoli e ci faccia piacere incontrare e ricordare con un
pizzico di nostalgia e di gusto, che ci renda anche orgogliosi di aver fatto
incrociare il nostro cammino con figure di donne che ci soddisfino e ci
accompagnino nei nostri giorni.
Io avverto dolore e fastidio
quasi fisico quando incontro colleghe e altre donne che invece sembrano
l’ennesima brutta copia di personaggi come Eva. Non posso fare a meno di
chiedermi se sia la letteratura a rappresentare una realtà ed una
condizione, oppure ormai la “barbarie” e lo scadimento etico e
morale sia talmente radicato che le serie televisive e prodotti analoghi hanno
“gioco facile” ad influenzare usi e costumi e a “dettare la linea” nelle nostre
misere vite. Cosa è accaduto fino ad ora? Ci sono possibilità di invertire
la rotta? Il timore è che anche chi ricopre posizioni tali da poter
intervenire sia ormai nella melma ed anzi abbia contribuito a crearla, pensando
di trarne vantaggio (e saremmo di fronte a individui con almeno un po’ di spessore), oppure
semplicemente ritenendo che la realtà migliore sia questa, con gli opportuni
spazi per esibizionismi e meschinità da happy hour.
lunedì 19 agosto 2013
Citazioni Cinematografiche n.6
“Tu, colui che
catturò una stella cadente, o uomo senz'animo, il tuo cuore è una mia
proprietà!”
domenica 18 agosto 2013
Il Lungo Inverno - Le Storie 11
Il lungo Inverno, numero 11 della collana “Le
Storie”.
Mi sto appassionando sempre più a questa collana, che
ritengo di gran lunga la migliore attualmente pubblicata dalla Sergio
Bonelli Editore.
Potrei sbrigarmela con poche parole, ovvero “fatevi un
favore, leggete Il Lungo Inverno”, poiché quest’albo, come quello
precedente ed altri giunti in edicola nei mesi scorsi, propone qualcosa che
fino a poco tempo fa sembrava impossibile leggere ed ammirare in una serie a
fumetti “genuinamente popolare”.
Ovvero qualità e approfondimento in una
grande, bella, intensa storia. Narrazione lenta ma serrata, indagine nell’animo
umano, spessore e profondità nel presentare, anche per brevi tratti e
poche immagini, caratteri umani e situazioni. Dialoghi e “voce off” opportunamente
composti e dosati, disegni, opera di Francesco Ripoli, talmente lontani
dallo standard Bonelli che, sorprendentemente, si inseriscono benissimo in
questa serie, comunicano e suscitano emozioni ed illustrano un albo ottimamente
sceneggiato da Giovanni Di Gregorio (lo stesso del Maxi Dampyr n.5“Il Collezionista”).
Come nel precedente albo, “Nobody”, al centro della
storia c’è un non eroe, Lars Svensson, un uomo senza particolari doti o
qualità, che è protagonista di un viaggio. Un viaggio non verso od in un
luogo fisico, ma nella sua mente ed in quella di altri personaggi che
incontra e di cui inconsapevolmente condivide il destino. L’elemento che in
quest’albo, nel precedente e forse in almeno un altro della serie, al centro
delle vicende narrate ci sia un essere umano “ai margini”, senza meriti
o virtù, senza specifiche capacità o impegnato in particolari eroismi, connota
decisamente una scelta editoriale che, a mio parere, merita
apprezzamenti, anche solo per il “coraggio” di essere portata avanti da una
casa editrice molto classica e spesso giustamente accusata di immobilismo, se
non di staticità editoriale ed artistica.
Riferimenti cinematografici ce ne sono e riconoscibili (Shining
e Shutter Island almeno), così che il lettore risulti comunque accolto
nella lettura e accetti di essere “spiazzato” da alcune tavole e passaggi
narrativi, che invitano ad una, successiva e più meditata, rilettura.
Una nota per la copertina, opera di Aldo
Di Gennaro: una delle migliori della serie e probabilmente fra le più belle
uscite nell’ultimo anno.
Da sergiobonellieditore.it: Una banale dermatite,
niente di grave… Per curarsi, Lars Svensson si reca in una remota clinica
termale, nel gelo eterno della Lapponia. C’è qualcosa di sinistro, però, in
quelle stanze buie… Sparizioni, piccoli misteri e cupe ossessioni
tormentano gli ospiti dello stabilimento. Cosa si nasconde dietro la trama
impalpabile di questo gioco d’ombre?
sabato 17 agosto 2013
Ci aspettiamo qualcosa
“L’essere umano si aspetta
sempre qualcosa dall’avvenire. Ma la sua attesa non è, di solito, passiva. La
nostra naturale energia, in tutti i suoi fenomeni, nelle vicende dei rapporti
sessuali, come nella conquista di un potere qualsiasi, o nella fatica necessaria
a apprendere una scienza, un’arte, un’abilità manuale, ecc., la nostra energia
aumenta nella stessa misura in cui viene contrastata, contraddetta, o
addirittura conculcata. In altre parole, alla base della massima di Eraclito,
troviamo una dialettica: ed ecco appunto ciò che ne costituisce la modernità.
Naturalmente, la dialettica
è efficace solo in quanto da esterna, estranea, chiusa in una materialità che
sembra non appartenerci, per esempio nella sfortuna, nei fatti che casualmente
si oppongono ai nostri desideri, diventa interna, intima, tutta anche nostra:
solo in quanto noi, offesi e irritati da un inciampo che troviamo sul nostro
cammino, o da un amico che ci contraddice duramente, ci accusa di difetti,
errori, inerzia, decidiamo improvvisamente di non offenderci più, proviamo a
riflettere sulle sue parole, accettiamo le sue osservazioni, e così, a poco a
poco, nel segreto di noi stessi, cominciamo ad aspettarci l’inaspettabile.”
Durango - di Yves Swolfs |
venerdì 16 agosto 2013
Long Wei n.3
Terzo appuntamento con Long Wei e conferma
delle ottime impressioni avute dai primi due numeri.
“Il Pugno”, numero 3
della serie, presenta un maggior sviluppo della trama e discreti
approfondimenti dei personaggi e delle caratteristiche delle vicende proposte.
In particolare Vincenzo, il “pard” del protagonista, ci viene proposto
meglio e vengono approfondite alcuni sue peculiarità. Inoltre viene introdotto
un nuovo personaggio femminile, Ilaria De Falco, che fa ben sperare per
il prossimo futuro e che sinceramente mi incuriosisce molto, anche per le
possibilità che porta con sé, a livello di trama, situazioni e sviluppo
della personalità sua e degli altri attori della serie.
Dialoghi spesso brillanti e
accattivanti, solo in parte mutuati dal cinema, ma che presentano invece
una loro dimensione e si propongono più aderenti alla “realtà” della vicenda
che viene raccontata e più godibili rispetto ad altre serie italiane. Per dirla
chiara non ci sono “spiegoni” o scambi di battute al limite del superfluo, quando
non propriamente offensivi dell’intelligenza del lettore (deficit di molte
serie bonelli, ahimè!).
I disegni sono veramente
divertenti, con un tratto sereno e non particolarmente originale accompagnano
storia e personaggi verso una conclusione che avrebbe anche potuto
essere “stilisticamente classica”, sennonché, le ultime tavole sono da
applauso. Omaggio/citazione della grafica dei videogiochi “picchiaduro”,
alla Tekken e StreetFighter per intenderci.
Insomma una serie da seguire
con attenzione, coinvolgente, divertente, coraggiosa e
intelligentemente innovativa, che riesce a farsi apprezzare e non ha paura di
“alzare il tiro”, proponendosi come una bellissima sorpresa nel panorama del
fumetto italiano. Già solo questo basterebbe per non perdere l’appuntamento
mensile con Long Wei, se poi ci aggiungete che ci sono disegnatori
pressoché esordienti, come in questo numero Patrick Macchi, che rendono
sulle tavole sceneggiature interessanti e non banali, pur rispettando
alcuni classici canoni di scrittura, allora ogni mese bisogna mettere in conto
di richiedere all’edicolante o in fumetteria il nuovo episodio di questa serie
proposta da Editoriale Aurea.
giovedì 15 agosto 2013
Dampierre e la Rivolta della Vandea
È in
edicola il terzo albo della serie Dampierre, edita dalla Editoriale Cosmo.
“Dampierre”,
creato dal belga Yves Swolfs, è un
fumetto storico ben costruito e sceneggiato, che si avvale di disegni molto curati e precise ricostruzioni degli eventi
narrati.
Swolfs, tra
le altre cose già apprezzato creatore di “Durango”
(serie western da avere!) si cimenta
negli eventi seguiti alla Rivoluzione
Francese, in particolare ci ripropone l’epopea
vandeana, uno dei più controversi e sanguinosi episodi del processo rivoluzionario
(colpevolmente trascurato nelle nostre scuole).
Protagonista della storia è il giovane palafreniere Julien Dampierre, che, ambizioso
e un po’ incosciente, si fa coinvolgere nell’insurrezione controrivoluzionaria
della Vandea e prende parte alla
guerra civile tra i “blu”,
sostenitori del governo repubblicano, e i “bianchi”,
fedeli alla Monarchia e alla Chiesa (odioso
binomio ancora oggi! ). Grazie a influenti “amicizie” e una buona dose di furbizia ed egoismo, fattosi passare
per un nobile, Julien fa carriera
nell’esercito vandeano, attirandosi sia le attenzioni di una bellissima,
sensuale e perciò pericolosa nobildonna, che l’odio furente dei nemici repubblicani
e dei cospiratori presenti tra i sostenitori monarchici.
Ben curato nei
disegni, nella
sceneggiatura e nei dialoghi, il punto di forza dell’opera
risiede in una attenta
ricostruzione dei fatti storici tra il 1793 e il 1796, che videro i contadini del Nord Ovest francese,
abilmente strumentalizzati da clero, nobili e monarchici, insorgere contro gli
obblighi imposti dal nuovo governo
rivoluzionario, in procinto di giungere al famoso periodo del Terrore giacobino.
Sono ben delineate
le situazioni storico-sociali, tra
cui l’insofferenza e l’ostilità dei contadini vandeani, ma non solo, nei confronti
della coscrizione obbligatoria e dell’aumento delle tasse, decisi dal governo
in carica a Parigi.
L’autore evita
comunque un gretto revisionismo e si tiene lontano dal sostenere istinti
reazionari, poiché i caratteri ed i personaggi sono molto approfonditi e
presentati nella loro interezza, ambiguità e lati oscuri compresi. Infatti Swolfs invece di “appiattire” i
personaggi in una semplicistica contrapposizione tra “buoni” e “cattivi”, ci mostra come su entrambi i fronti si
succedano complotti, avidità, vendette personali, tradimenti e congiure, cui si
aggiungono le divisioni, gli errori strategici e l’insipienza militare e di
comando di chi si era eletto a capo di un “popolo” in rivolta, consegnandolo,
di fatto, ad un tragico destino e segnando il fallimento dell’insurrezione, nonostante i primi effimeri successi.
Narrazione avvincente, azione, colpi
di scena, un po’ di ironia e di erotismo, secondo l’apprezzabile canone
delle avventure “di cappa e spada”, ed un approfondimento ed accuratezza notevoli, rendono questa
serie veramente interessante e godibile. I disegni dei primi due albi sono
dello stesso Yves Swolfs, mentre nel
numero 3 si passa a Pierre Legein ed è sempre un bel
vedere!
mercoledì 14 agosto 2013
Dialogo in Ufficio
Dialogo in ufficio
Giovane ragazza:
Allora? il computer è resuscitato?
Io: Il tuo computer si chiama Lazzaro?
Io: Il tuo computer si chiama Lazzaro?
Giovane ragazza:
come? no…
Io: ed io
non sono Gesù Cristo… quindi, che dici?
Giovane ragazza: stronzo…
Io: allora
lo sai come si chiama il tuo cazzo di computer!
Fa troppo caldo ed il
condizionatore è rotto!
Dopo ferragosto cambio
lavoro…
lunedì 12 agosto 2013
Citazioni Cinematografiche n.5
Tatuatore: Fare tatuaggi è un'arte!
Cheyenne: Ci hai fatto caso che oggi nessuno lavora e sono tutti artisti?
Cheyenne: Ci hai fatto caso che oggi nessuno lavora e sono tutti artisti?
domenica 11 agosto 2013
venerdì 9 agosto 2013
giovedì 8 agosto 2013
Maxi Dampyr n.5, “Il Collezionista”
“Il
Collezionista” – azione, avventura, horror nel multiverso!
Poiché (ormai) ex lettore di Dylan Dog non potevo
perdermi il Maxi Dampyr n.5, “Il
Collezionista”!
Perché?
Perché il
disegnatore di quest’albo, edito da Sergio Bonelli editore, è Corrado
Roi, che tanto bene ha fatto sulle
tavole dell’indagatore dell’incubo e tanto ha riempito le mie serate e
notti fin da quando andavo ancora a scuola, dove incontravo Natali, sincero estimatore dello
sceneggiatore dylandoghiano Claudio Chiaverotti.
Insomma la storia mi è piaciuta ed i disegni anche,
sebbene Harlan Draka, il “nostro”
dampyr, in qualche tavola non è proprio subito riconoscibile, ma era così anche
in “Tre Vecchie Signore” (n.51) dove Roi è veramente in gran forma.
"Il
collezionista", dal punto di vista della sceneggiatura,
opera di un capace e sorprendente Giovanni
di Gregorio, è una storia affascinante, complessa ma ben presentata,
studiata nei minimi dettagli e che riesce ad offrire il meglio dell'universo di
questa consigliabile serie, adatta ai lettori di lungo corso come anche ai
neofiti di Harlan e soci.
Ci sono i maggiori protagonisti della serie,
compresi il “simpatico” Nikolaus ed
una sempre piacevole Ann Jurging,
oltre ad un classico nemico ben
conosciuto e ad un nuovo “cattivo” tanto inquietante quanto
irresistibile.
Le prime 100 pagine sembrerebbero una ottima introduzione che potrebbe anche
passare per la prima parte di una storia in più albi, ma poi si entra nel vivo,
o, meglio, nel “multiverso”,
dimensione che ci ha sempre regalato storie di buon livello. Ci sono colpi di scena ben studiati, sequenze horror e momenti di passaggio
veramente azzeccati, con quel tanto di approfondimento dei caratteri che
stimola ed appassiona alla lettura. Persino gli elementi più propriamente "fantasy" vengono ben gestiti e ben si inseriscono nella trama e nella vicenda presentata.
Il ritmo,
ad un certo punto, accelera e poi decelera per riprendere ancora più veloce,
donandoci momenti intensi e azione
che ci lascia trascurare impegni o propositi di riposo notturno. Ne vale la
pena!
Paradossalmente, sebbene sia un albo corposo (292 pagine), almeno una decina di pagine in più
avrebbero giovato, poiché la parte finale dell’albo mi è sembrata meno
curata ed un po’ troppo “veloce”, con la “soluzione” e relativo epilogo/resa
dei conti arrivata troppo improvvisa, ma comunque il giudizio non ne viene
influenzato.
Il “cattivo”,
quel collezionista che dona il titolo all’albo, era tanto notevole e convincente, dotato di uno “spessore” non così comune, che quasi
mi dispiace sapere di non poterlo più incontrare.
Siamo di fronte ad una bella storia, che merita attenzione e l’intera lettura, non solo
per i disegni, ma anche per la scrittura capace e solida, da lasciare
soddisfatti ed anche fiduciosi per le prossime avventure di Harlan, Kurjak e Tesla.
mercoledì 7 agosto 2013
Nobody - Le Storie 10
Avventura, Ossessione ed Identità nel numero 10 de "Le
Storie" - SergioBonelli Editore
Dopo “Il Lato oscuro della Luna”
(Le Storie n.5), ritroviamo Alessandro Bilotta come
sceneggiatore del n.10 della collana Le Storie, edita da Sergio Bonelli Editore.
A prima vista si
cambia genere: dalla “fantascienza” infatti si passa, con “Nobody”, ad un’affascinante
avventura di mare ambientata nel XIX secolo. In realtà le due storie sono
accomunate dal tema del “viaggio”: nello spazio, ma
soprattutto mentale di Lloyd ne “Il lato oscuro della Luna”, qui un
viaggio per mare, ma pur sempre mentale: un viaggio, per così dire, verso il
proprio destino.
Soprattutto in “Nobody”
il protagonista, un marinaio il
cui nome stesso è un omaggio ad un eroe dell’antichità (quell’Ulisse-Odisseo
che abbiamo imparato a conoscere a scuola), si troverà ad
affrontare i propri demoni interiori, oltre alle insidie che sia la natura che
l’Uomo gli opporranno.
Una storia in
apparenza semplice (eroe-missione-viaggio-imprevisto-conclusione),
in realtà ricca e molto articolata, che rappresenta un omaggio all’Avventura ed
ai più celebri romanzieri d’avventura dell’Ottocento, dove l’atmosfera e lo stile di
narrazione fanno rivivere le ambientazioni di romanzi di questo tipo. Melville, Verne, Salgari, Defoe, Conrad, il
nostro “Dino Buzzati” sono gli
autori a cui lo sceneggiatore Bilotta
si ispira ed inserisce in un’opera che si fa leggere bene, sempre pronta a
regalare emozioni e colpi di scena.
Un lungo viaggio
per raggiungere un obiettivo (abbastanza
classico quanto efficace: ritrovare il proprio amore perduto), dove il
percorso e le tappe che si susseguono diventano più importanti dell’arrivo
stesso (anche questo un concetto ormai
acquisito), un viaggio che è anche metafora sulla vita e sul percorso
individuale di ciascuno. Le citazioni
presenti nell’albo sono tanto evidenti quanto “sfacciate”, non ultimo il mare, che rappresenta tanto il mezzo
con cui raggiungere i nostri obiettivi quanto l’elemento che può limitare le
nostre ambizioni, ovvero ciò che tutti noi dobbiamo sconfiggere (potremmo
chiamarlo “demone”) per arrivare a ciò che vogliamo.
Eppure le
caratteristiche ed i “punti di forza”
di quest’opera rischiano di diventare le sue debolezze, gli elementi che
influenzano negativamente la lettura ed il giudizio sull’albo, poiché se un
lettore non accetta il gioco di
citazioni e di riferimenti (o non li coglie) e si “ferma” alla semplice
lettura delle avventure di Nobody,
come fossero parte di una storia “normale”, allora si perde il gusto della
lettura e dell’avventura che ne viene ispirata. Inoltre, come già espresso a
proposito di alcuni degli albi precedenti della collana, il numero limitato di pagine sacrifica i
segmenti centrali del racconto, che invece potrebbero essere raccontati più
dettagliatamente, arricchendo ulteriormente questa storia. Inoltre l’approfondimento psicologico, al
limite di un trattamento psicanalitico, tanto pervasiva è la presenza di
archetipi, miti, riflessioni
sull’identità ed il sogno, potrebbe risultare stucchevole e fuorviante.
Ma poiché chi
scrive si esalta delle citazioni e dei rimandi e apprezza molto i disegni di Pietro
Vitrano, il giudizio personale non può che essere positivo.
Il
disegnatore contribuisce senza dubbio alla riuscita dell’albo, con tavole molto curate e che
contribuiscono a creare la giusta
atmosfera per gustare un albo che è un
omaggio all’avventura classica, con un certo gusto per il moderno, con
colpi di scena e disegni veramente azzeccati, che accompagnano bene la trama e
conquistano il lettore.
Omaggio che si impreziosisce di un’opera di scavo nella complessità umana e di studio dell’animo di un eroe che, come
spesso è capitato, rappresenta l'ossessione travolgente e la fuga, materiale e
metaforica, da una realtà che si avverte come stretta e soffocante.
Iscriviti a:
Post (Atom)