E dal momento che l’uomo non è in grado di
rimanere privo di miracoli, egli si crea da sé miracoli nuovi e si inginocchia
dinanzi al miracolo del ciarlatano, alla magia della fattucchiera, pur
rimanendo cento volte ribelle, eretico e miscredente.
Blog su Cinema, Letteratura, Arte, Cultura, Tempo libero, Esperienze. Post su Film, Libri, Mostre, Esperienze di vita, Fumetti, Cartoni Animati e quello che mi piace ed anche che mi piace di meno.
venerdì 31 gennaio 2014
mercoledì 29 gennaio 2014
martedì 28 gennaio 2014
Oggi nevica!
UMBERTO SABA - Neve
Neve che turbini in alto e avvolgi
le cose di un tacito manto.
Neve che cadi dall'alto e noi copri
coprici ancora, all'infinito: imbianca
la città con le case, con le chiese,
il porto con le navi,
le distese dei prati.....
Citazioni Cinematografiche n. 29
Mordechai: Freund-chaf-lische
Beziehung...
Schmechl:
Freund-schaft-li-che Beziehung!
Mordechai:
Non ci riesco. Perché è così difficile? eppure, somiglia molto allo yiddish.
Capisco tutto.
Schmechl:
Il tedesco è una lingua rigida, Mordechai, precisa e triste. Lo yiddish è una
parodia del tedesco, con dentro l'umorismo. Allora quello che vi chiedo per
parlare perfettamente il tedesco e perdere il vostro accento yiddish, è
togliere l'umorismo. Nient'altro.
Mordechai: I tedeschi lo sanno che facciamo la parodia della loro lingua? Non saranno in guerra per questo.
Mordechai: I tedeschi lo sanno che facciamo la parodia della loro lingua? Non saranno in guerra per questo.
lunedì 27 gennaio 2014
domenica 26 gennaio 2014
Mio figlio si ciuccia il dito
Mio figlio guarda "Robin Hood" della Disney a ripetizione...
A parte i baffi, questa è l'immagine che in quel cartone animato lo ritrae in una sua classica posa, tipica, quasi topica....
Lo adoro!
sabato 25 gennaio 2014
Dragonero # 5 - 8
Torno, finalmente, a parlare di Dragonero, la
serie fantasy della Sergio Bonelli Editore.
Come scritto in precedenza i primi quattro albi componevano un’unica lunga storia, una sorta di romanzo grafico dallo stile
dark/steampunk, dove il fantasy incontrava un’indagine dal sapore di spionaggio
a tinte fosche.
Dal numero 5 si è arrivati a definire meglio il
taglio della serie, che ha mostrato ampi margini di narrazione, con temi
e tematiche varie e stimolanti, dal sapore decisamente più fantasy, con accenni,
gustosi, di Sword & Sorcery che si sono integrati bene con Ian
Aranill, Gmor e gli altri protagonisti della serie. Albo dopo albo il mondo
dove hanno luogo le missioni e le avventure di Ian “uccisore di draghi”
ha preso sempre più forma, anche grazie alle mappe e cartine inserite nelle
pagine iniziali ed al relativo blog, on line da molto tempo prima che la serie
iniziasse la sua vita in edicola.
In particolare, dopo i primi quattro albi, si è
cominciato a respirare nelle ambientazioni e nelle tavole quell’aria fantasy
che mancava in Italia, offrendo inoltre al lettore splendidi disegni e una
galleria di personaggi veramente interessante e di buon auspicio per i mesi a
venire.
Se è vero che la sensazione di essere “fuori tempo
massimo” permane, ovvero il dispiacere di avere tra le mani un fumetto
espressamente fantasy molto tempo dopo rispetto al resto dell’Europa, mi
sento di essere moderatamente ottimista, poiché quanto letto fin ad ora mi
sembra interessante e quando, almeno, incontro belle storie, mi reputo un
lettore fortunato.
Ovviamente siamo un po’ lontani da capolavori su
queste pagine già presentati, specie pensando all’area francofona, ma Luca
Enoch e Stefano Vietti stanno svolgendo un lavoro che merita
attenzione e rispetto, anche perché mescolano elementi rodati e novità con un
certo mestiere, dando opportuno spazio ai disegnatori e permettendo a Giuseppe
Matteoni di regalarci invitanti copertine, tra cui quella, bellissima, del numero
8 “Il Fascino del Male”.
Gmor, ai “vecchi” lettori di Nathan Never come
me, ricorda fin troppo Branko, ed anche le dinamiche fra lui e Ian sono
speculari a quelle presenti fra i due agenti Alfa, ma il resto dei personaggi,
compresi quelli di contorno, donano il loro contributo alla buona resa delle
storie, arricchendo la narrazione e mantenendo “tonico” il ritmo, persino nei
passaggi di raccordo, spesso non banali e ben utilizzati a livello di
sceneggiatura.
Per quanto riguarda Ian, invece, sembra che
il discorso sia ancora aperto, nel senso che lo stiamo scoprendo passo dopo
passo, intuendo o ammirando le sue capacità e qualità, anche se il quadro non è
ancora (volutamente?) ben chiaro.
Mi soffermo un po’ sull’ultimo albo uscito, il numero
8, già ricordato, poiché i disegni di Antonella Platano (altra
vecchia conoscenza nathaneveriana) mi sono molto piaciuti. La sua rappresentazione
grafica della Driade, il “male” per l’appunto, è tanto inquietante da
risultare fascinosa ed affascinante, come solo nelle tavole di Dampyr sono
abituato a vedere (a proposito, a breve conto di ritornare a scrivere di
Harlan e soci!). In questo albo sembra tutto girare per il verso giusto,
anche il “classico che più classico non si può”, anche il “già visto” o il “già
letto” svolgono al meglio la loro parte e rendono una delizia una storia
onesta e perciò efficace.
Tensione e attesa, mistero e sorpresa per una storia
decisamente alla Vietti, resa molto bene dalla Platano e che ci fa affezionare
sempre di più a questa serie, che, lo ammetto, mi sembrava una forzatura, per i
motivi di cui sopra, ma che ora mi dispiacerebbe se dovesse interrompersi.
Le scene sulla neve sono uno spettacolo e le ho
rimirate più volte. Che belle!
venerdì 24 gennaio 2014
Silenzio # 2
“Il silenzio è l'araldo più perfetto della gioia:
sarei ben poco felice se fossi capace di dire quanto”.
William Shakespeare, Molto rumore per nulla.
giovedì 23 gennaio 2014
Orfani # 2-3-4 Considerazioni e Riflessioni
Copertina del n.3 |
Dopo il primo numero non ho più scritto nulla su “Orfani”,
la serie creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammuccari,
edita dalla Sergio Bonelli.
In quel post ero stato un po’ “tiepido”, sia perché
ritengo sia buona norma attendere anche qualche albo successivo per valutare ed
apprezzare, o non apprezzare, una serie, sia perché la campagna pubblicitaria,
di vario tipo, che aveva preceduto l’uscita poteva aver “drogato” ogni
aspettativa o reazione.
Una serie che, oltre ad aver richiesto una
lunga lavorazione, introduce in modo continuo e non episodico l’uso del
colore (con ottimi risultati inoltre!), dichiara la propria
“originalità” nell’ambito delle produzioni Bonelli e presenta un’accoppiata di
autori di tutto rispetto, affiancati da disegnatori, sceneggiatori e altri
professionisti che stanno mostrando tutto il loro valore.
L’evidente ispirazione fantascientifica ed i
chiari rimandi al cinema ed alla letteratura non solo di genere, sono un punto
a favore di questa serie, che, giunta al quarto episodio, mi ha definitivamente
conquistato. Le sceneggiature sono veramente intense ed emozionanti,
i personaggi ben descritti e caratterizzati, con un dosaggio astuto e invitante
delle informazioni e dei dettagli, che il lettore mette insieme passo dopo
passo. Il linguaggio è moderno ed accattivante, con intere tavole in cui
i disegni ed il colore sono gli unici protagonisti, mettendo da parte quella
eccessiva verbosità che in alcune serie “storiche” finisce per essere un punto
debole.
A questo riguardo esprimo una valutazione: la
cadenza (tra presente e passato, ovvero tra azione in diretta e flashback),
il linguaggio da serial televisivo contemporaneo e videogioco, il
“passo” a metà tra reality e film d’azione ad episodi sono stati
studiati e scelti per richiamare lettori e pubblico più giovane e quindi
maggiormente abituato a questo o si è pensato di offrire anche agli over 35
(personale soglia arbitraria, ma non poi così tanto!) un fumetto “nuovo”, che
fosse anche più di un fumetto?
Mi permane il dubbio che il lettore classico,
magari affezionato ai prodotti Bonelli, possa rimanere un po’
“spiazzato” e non riuscire a goderne a pieno (con il rischio che non
acquisti più gli albi dopo i primi 2-3), oppure che i più giovani
non vedano l’utilità di acquistare e leggere, a cadenza mensile (?!?) un
fumetto quando, ad ogni ora del giorno e della notte, non solo in TV, ma anche
su dispositivi mobili, possono vedere episodi a ripetizione di serie televisive
dei più svariati generi ed ambientazioni. Inoltre il taglio da videogioco delle
battaglie non aiuta.
Non ho ovviamente una risposta, posso solo affermare
che continuerò la lettura di “Orfani”, perché le sceneggiature sono
valide, i disegni ottimi, i colori superbi e la copertina del
numero 4, in edicola in questi giorni, è bellissima, finora la migliore (in
fondo solo quella del numero 1 mi aveva lasciato poco soddisfatto).
Ora l’unico timore è che Recchioni e
Mammuccari si lascino prendere troppo dall’attitudine da serial TV
targato USA, ovvero che tutti gli elementi ed indizi disseminati nella
serie si perdano e non si colleghino tra loro in modo, almeno parzialmente,
coerente, senza portare da “nessuna parte”, privando il lettore di qualche
spiegazione o quantomeno negandogli chiarezza su identità, cause ed eventi. Il
rischio lo avverto e mi dispiacerebbe se ciò accadesse, poiché è uno dei motivi
per cui ho smesso di guardare i serial USA (tanta, troppa carne al fuoco,
misteri, colpi di scena, sorprese, situazioni in sospeso e poi nulla viene
chiarito! Per tacere di imbarazzanti incoerenze e passi falsi!!).
I famosi “cliffhanger” non mancano in “Orfani”, al
limite del “telefonato”, ma è una caratteristica del prodotto, quindi li prendo
e me li godo.
Purtroppo i
“nemici” ancora non mi convincono e sono fin
troppo “misteriosi”.
Nell’ultimo albo il passato di una del gruppo degli
“Orfani”, di fatto la protagonista di quest’albo, è emozionante e reso in modo
magistrale, come d’altra parte finora in tutti i numeri usciti i flashback e
l’addestramento sono le parti che funzionano meglio.
mercoledì 22 gennaio 2014
martedì 21 gennaio 2014
Eventualità
E se mio figlio dialogasse con il suo indice?
Se mia figlia finisse per flirtare con un
quarantenne?
Oppure il figlio dell’inquilino del piano di sotto
fosse a capo di una banda di delinquenti?
Come la prenderei se mia moglie avesse fantasie
spinte su uno sconosciuto?
Potrebbe succedere che il mio computer cominci a
darmi torto e rompermi i maroni su ogni cosa che faccio?
Vi immaginate il mio istruttore di nuoto che mi urla
contro e mi umilia di fronte a tutti?
Comincio a temere che la serie di film di Kubrick
in onda in TV mi stia facendo male!
lunedì 20 gennaio 2014
Citazioni Cinematografiche n.28
Harry: Ci pensi mai alla morte?
Sally: Certo.
Harry: Figuriamoci, un pensiero fugace
che ti attraversa la mente. Io ci penso per ore, per giorni interi.
Sally: E credi che questo ti renda
migliore?
Harry: Senti, quando arriverà la
mazzata io sarò preparato e tu no, dico solo questo.
Sally: E nel frattempo ti rovini tutta la vita aspettandola.
Sally: E nel frattempo ti rovini tutta la vita aspettandola.
sabato 18 gennaio 2014
Apprezzare
Sono le
cose più semplici, i piccoli gesti quotidiani, la famiglia, i figli, gli
affetti di sempre, gli amici di una vita che ti fanno davvero apprezzare il
cibo spazzatura e l’alcool.
giovedì 16 gennaio 2014
Le Storie # 16 Friedrichstrasse
Con grande piacere accolgo il ritorno della coppia Bilotta
e Mosca nella serie “Le Storie” della Sergio Bonelli Editore.
Dopo l’intensa “Il lato oscuro della luna”, un vero
gioiello di poesia e umanità, Alessandro Bilotta alla sceneggiatura e Matteo
Mosca ai disegni ci regalano “Friedrichstrasse”, una storia
drammatica, da apprezzare per la capacità di suscitare sensazioni e offrire una
trama ricca ed intrigante dove non mancano colpi di scena e momenti
veramente emozionanti.
L’albo è dichiaratamente ispirato al bellissimo “Le
vite degli altri”, del regista tedesco Florian Henckel von Donnersmarck,
un capolavoro di dramma e poesia, a livello visivo e di sceneggiatura.
Ambientazione e trama sono le stesse, ovvero la Germania Est patria del
socialismo e la pervasiva azione della STASI (Ministerium fűr
Staatssicherheit, Ministero per la Sicurezza dello Stato).
Quello che avvince e convince il lettore è la precisa
sceneggiatura, che si risolve in una storia con momenti intensi, dove il
senso del dramma e le emozioni suscitate vengono esaltate in una trama con
tratti polizieschi ed intimisti. Il “compagno capitano” Friedrich (suggestivo
il collegamento con la via da cui il titolo dell’albo) e la cantante “di
regime” Marlene Becker ci mostrano tutta la loro umanità, il loro
vissuto e le loro vite “ai tempi del Muro”, senza nasconderci anche gli abissi
ed i traumi che li hanno resi quello che sono e che poi li portano ad azioni e
scelte che il lettore scopre e osserva, impossibilitato a non entrarci dentro e
farsene conquistare.
Come detto non mancano colpi di scena ed eventi
imprevisti, ma tutto nella trama sapientemente disegnata ed ampiamente
valorizzata da tavole precise e rigorose, in grado di ricostruire interni ed
esterni in modo molto fedele e rispettoso della realtà, ma anche di
rappresentare turbamenti ed emozioni profondamente umane.
Sono molto sensibile a quel periodo storico e
mi lascio catturare da certe ambientazioni, per cui non nascondo di essermi
gustato l’albo per intero, dispiacendomi che non ci fosse qualche altra pagina
a disposizione di sceneggiatore e disegnatore, anche solo per prolungare il
piacere di una narrazione che coglie a piene mani dalle tecniche
cinematografiche, che ha riferimenti vari e vincenti (sia letterari che
di altro tipo) e che avrebbe anche potuto approfondire le psicologie di
altri personaggi (funzionari della STASI e familiari di Friedrich ad
esempio).
Una “scena” che mi ha particolarmente convinto ed
emozionato? Il tentativo di suicidio di Marlene, all’ultimo momento salvata da
chi aveva il compito di spiarla!
mercoledì 15 gennaio 2014
martedì 14 gennaio 2014
lunedì 13 gennaio 2014
Citazioni Cinematografiche n.27
"Mio adorato popolo.
Vediamo le vele del nemico che si avvicinano. Sentiamo il rumore dei cannoni
spagnoli sull'acqua. Ben presto, dovremmo affrontarli faccia a faccia. Sono
decisa a restare fino al culmine della battaglia; per vivere oppure morire, in
mezzo a voi. Finché voi ed io staremo insieme, nessun'invasore ci conquisterà.
Che vengano anche con le armate dell'inferno, non passeranno. E quando il
giorno della battaglia sarà terminato, so che noi ci ritroveremo in cielo o sul
campo, da vincitori"
domenica 12 gennaio 2014
Semplicemente magnifica! Tout simplement magnifique!
Lei è sola sulla scena, l'accompagna la musica e danza.
Canta ed arricchisce e impreziosisce il motivo.
Il pubblico, ammirato, la segue e scandisce il tempo dietro un suo discreto ed elegante invito.
Riempie la scena ed è semplicemente magnifica.
Un'emozione ammirarla e farsi conquistare.
venerdì 10 gennaio 2014
Philomena
TramaIrlanda, 1952. L'adolescente Philomena viene mandata in convento per
essere 'riportata sulla retta via', poiché è rimasta incinta. Ancora molto
piccolo, il bambino viene dato in adozione a una benestante famiglia americana.
Da allora, Philomena non si è data pace e ha speso cinquanta anni in inutili
ricerche. Grazie all'incontro con il giornalista Martin Sixsmith, incuriosito
dalla sua storia, la donna si imbarcherà in un'avventura che la porterà in
America dove scoprirà la straordinaria storia di suo figlio...
Negli anni passati il Cinema britannico
riusciva a parlare del contemporaneo, di sè e delle vicende che si svolgevano
nel paese della regina Elisabetta II pressoché esclusivamente attraverso le
opere di Ken Loach e Michael Winterbottom, ma anche di Mike
Leigh.
Tale capacità di rappresentazione e autorappresentazione
ultimamente è da imputare a Stephen Frears, prima con “The Queen”
e poi con “Philomena”, in questi giorni nelle sale, dopo la
partecipazione al Festival di Venezia, dove purtroppo hanno preferito premiare
un documentario piuttosto che questo straordinario, intenso ed emozionante
film.
“Philomena” presenta una immensa Judi Dench, attrice
sorprendente per autorevolezza, intensità, tempi recitativi e mimici perfetti,
affiancata da un altrettanto bravo Steve Coogan, comico tv (come a
confermare che dietro ogni “buffone” c’è un talento drammatico che aspetta solo
di esprimersi).
La sceneggiatura dello stesso Coogan e
di Jeff Pope è calibrata alla perfezione, alternando momenti
drammatici e commoventi a brevi e riusciti momenti “leggeri”, dove i
tratti comici lasciano prendere fiato quel tanto che basta per poter seguire la
storia, vera e vissuta, di una donna irlandese e del profondo amore che prova
per un figlio crudelmente portatole via ancora bambino e che lei, ormai
anziana, cerca di ritrovare al di là dell’oceano, in quegli Stati Uniti meta
della diaspora degli “uomini e donne dell’isola smeraldo”.
I due protagonisti (la Dench e Coogan) funzionano
insieme alla perfezione, presentando allo spettatore due caratteri tanto lontani tra loro,
tanto differenti da riuscire abilmente a mescolare humour e pathos, ironia e
commozione, speranza e dolore.
Questo anche grazie alla regia attenta,
astutamente classica e quasi invisibile, perciò maledettamente efficace, di Stephen
Frears, in ottima forma e in grado di evitare qualsiasi concessione alla
“Tv del dolore” ed ai sentimentalismi da accatto. Il regista, messo da parte il
sarcasmo, i toni taglienti e la
“cattiveria” di precedenti lavori (i consigliati “Rischiose abitudini” o
“Tamara Drewe” ad esempio), ci dona un film quasi ovattato, aderente
alla realtà ma rispettoso dei protagonisti e dello spettatore, che viene
accolto con garbo e tatto in una vicenda privata, esposta con maestria e senso
del limite, in grado di riflettere e far riflettere, emozionare e farsi
portatore non solo di una storia, ma anche di tratti umani tanto vicini a noi
da far quasi male.
Le lacrime fanno capolino, le emozioni non mancano e sono
di quelle che lasciano il segno e si fanno ricordare.
Stephen Frears |
giovedì 9 gennaio 2014
Silenzio # 1
-
Non odi tutto questo?
-
Odio cosa?
- I silenzi che mettono a disagio. Perché sentiamo la necessità di
chiacchierare di puttanate per sentirci più a nostro agio?
-
Non lo so, è un’ottima domanda.
- È solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale: quando
puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in
santa pace.
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