Ritorno a “parlare” della Prima Guerra Mondiale, la
Grande Guerra, nell’anno del centenario del suo inizio. Era infatti il 28
luglio 2014 quando l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia
ed iniziò ad invaderne i territori. Cinque giorni prima c’era stato l’ultimatum
posto alla stessa Serbia, in seguito all’assassinio dell’arciduca d’Austria
Francesco Ferdinando e della moglie Sofia, a Sarajevo, da parte dello
studente serbo Gavrilo Princip.
Il cinema, fin dai suoi albori, si interessa alla Grande
Guerra. Già nel 1918, appena i cannoni hanno smesso di tuonare, Abel Gance,
con “J’accuse”, e Charlie Chaplin con il suo “Charlot
Soldato”. Diverse sensibilità e diverse prospettive per illustrare e
riflettere sull’”inutile strage”, come la definì papa Benedetto XV.
Il cinema si ispira ai romanzi (“Addio alle armi”
fra i primi), ai memoriali, alle biografie, ai fatti di cronaca. Di rado
però i film ambientati durante la Grande Guerra si risolvono in cinematografia
di genere. Piuttosto, i vari scenari, marini e terrestri, la trincea in
particolare, divengono simbolo della guerra, del dolore e della barbarie,
che affiora, nel XX secolo, alla fine della Belle èpoque, proprio dove
meno ci si aspetterebbe di vederla in tali proporzioni.
Provo ora a sviluppare, in modo essenziale e
inevitabilmente parziale, un percorso in dieci film per una cineteca, di
base, sulla Grande Guerra, ampliando quanto esposto in un altro post.
1. Charlot Soldato (USA 1918), di Charlie Chaplin. Una tragedia che si risolve in
riso amaro, con il tommie Charlot che la affronta con fucile, munizioni, ma
anche caffettiera, grattugia e trappola per topi.
2. All’ovest niente di nuovo (USA 1930), di Lewis Mileston. Un film alla
pari con il romanzo di Remarque, pubblicato l’anno prima. Gioventù, ideali,
illusioni e disillusioni, morte e solitudine per guardare alla Grande Guerra
con lo spirito della Repubblica di Weimar.
3. La Grande Illusione (Francia 1937), di Jean Renoir. Il regista francese, con tocco
elegante ed efficace, ci presenta amicizia, valore, rispetto ed un certo fair
play della guerra, con personaggi intensi che esaltano i sentimenti più nobili
dell’animo umano.
4. Il Sergente York (USA 1941), di Howard Haws. Ispirato alla vera storia di Alvin
York, quacchero pacifista, che diventa un eroe di guerra. La Grande Guerra alla
americana. Farà scuola, a suo modo, ma in seguito se ne trarranno in gran parte
solo gli elementi più immediati e banali.
5. Orizzonti di Gloria (USA 1957), di Stanley Kubrick. Il mio preferito sulla Prima
Guerra Mondiale. Probabilmente il migliore, con un chiaro messaggio
antimilitarista presentato in modo intenso, efficace ed originale in ogni
aspetto, di trama, soggetto, sceneggiatura ed immagini. Censurato, proibito in
Francia fino al 1975.
6. La Grande Guerra (Italia-Francia 1959), di Mario Monicelli. Il migliore fra i
film italiani sulla guerra. Commedia amara, che alterna grottesco, risate,
crudezza e realtà, che si chiude con la fucilazione dei due protagonisti, i
codardi imboscati, gli indimenticabili giullari, Vittorio Gassman ed Alberto
Sordi.
7. Lawrence d’Arabia (Gran Bretagna 1962), di David Lean. Non si va a fondo sulle
ombre e le ambiguità del protagonista, ma è un ottimo film sulla Grande Guerra
in quella parte di mondo. Inoltre un cast d’eccezione per una costruzione
scenico-drammaturgica d’alto livello.
8. Uomini Contro (Italia 1971), di Francesco Rosi. Quando non si fa travolgere
dalla vena politica e polemica, il regista italiano riesce a tradurre il bello
e complesso romanzo di Emilio Lussu su cui si basa (Un anno sull’altopiano).
Tentativo a volte non riuscito, ma utile come documentazione ed alcune
scene informano ed istruiscono più di un trattato.
9. Gli Anni Spezzati (USA 1981), di Peter Weir. Coinvolgente, commovente e
commosso. Più che un omaggio del regista australiano all’opera ed al sacrificio
dell’ANZAC, i Corpi dell’Esercito Australiano e Neozelandese.
10. La Vita e nient’altro (Francia 1989), di Bertrand Tavernier.
Lucido, intenso, di una potenza morale tale da saldare in conti con la censura
a Kubrick. Le emozioni vengono tenute a bada per esaltarne il messaggio di
dolore e profonda umanità.