“Dai loro padri avevano imparato come si tiene in riga uno schiavo, una brutale eredità trasmessa come una consuetudine di famiglia. Portarlo via dai suoi cari, frustarlo finché non ricorda altro che la frusta, incatenarlo perché non conosca altro che le catene. Un soggiorno dentro una scatola di ferro, a cuocersi il cervello sotto il sole, poteva far rinsavire un negro, e lo stesso valeva per una cella buia, una stanza sospesa nell’oscurità, fuori dal tempo.”
(Colson Whitehead, “I ragazzi della Nickel” - trad. Silvia Pareschi)
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