Titolo:
Il Ballo
Autore:
Irène Némirovsky
Traduttore:
Margherita Belardetti
Editore:
Adelphi -
Piccola Biblioteca Adelphi - 2005
L'intera
opera di Irène Némirovsky
verte su precisi argomenti e nuclei tematici, due dei quali sono
magistralmente contenuti in questo folgorante racconto breve.
Il Ballo,
scritto nel 1928 e pubblicato la prima volta nel 1930, presenta
personaggi e temi narrativi, quali l'attacco
alla classe sociale alla quale la stessa
Némirovsky apparteneva e l'impietosa analisi dei rapporti
familiari, fra madre e figlia in particolare,
che successivamente verranno riproposti anche in romanzi e altri
racconti.
In poche
decine di pagine, di abrasiva concisione
e con un meticoloso lavoro di analisi e rappresentazione, l'autrice
costruisce la storia di una vendetta,
che mostra, allo stesso tempo, la violenza e la crudeltà che si
insinua nei rapporti affettivi e l'ipocrisia e la volgarità di
quanti, durante gli anni successivi al primo grande conflitto
mondiale, si sono arricchiti con metodi e comportamenti deprecabili
agli occhi della Némirovsky, entrando così a far parte della “nuova
borghesia” postbellica.
Questi nuovi
ricchi, finemente caratterizzati nella loro grossolanità rampante,
desiderano arrivare al culmine dell'agognata ascesa sociale. Genitori
di una quattordicenne a suo modo ancora non intaccata dagli spasimi
del padre e dichiarata antagonista della madre, intendono organizzare
una serata in cui invitare tutte le persone “che contano”.
Il ballo, di
cui con maestria la Némirovsky descrive la preparazione,
scandagliando con ferocia non priva di ironia l'idea di raffinatezza
e di stile degli “arricchiti”, diviene per la giovane ragazza,
figlia relegata a ruolo marginale e quasi infantile dalla madre che
ne limita il desiderio di vita per non subirne la concorrenza in tema
di affetto e visibilità sociale, occasione di vendetta.
Una serata
che diviene danza grottesca
e a tratti macabra, con la giovane che di fronte alle lacrime materne
ed alla bruciante umiliazione procuratagli, compie un sadico
passaggio all'età adulta, appropriandosi di un potere sottratto ai
genitori e ormai segnata e condannata ai tratti tipici di una classe
sociale. Classe sociale che viene dipinta nelle pagine del libro come
instabile, a dispetto di quanto ottenuto e di quanto ritiene di
possedere. Una classe sociale che crede
unicamente nel denaro, solo ed unico valore, divinità pagana che
diviene strumento di compravendita.

Inoltre ne
“Il Ballo” si intuisce l'avanzare di un'epoca terribile e
violenta, in cui le vecchie disuguaglianze di classe muteranno di
aspetto. Al senso di responsabilità sociale ed alla visione etica
della società europea, propria di una borghesia illuminata, si
sostituirà l'assenza di scrupoli, la greve grossolanità dei “nuovi
ricchi”, poveri di ethos e di visione prospettica di una relazione
sociale, dotati di sordida assenza di scrupoli. Una società a
cavallo fra le due grandi guerre che diviene essa stessa territorio
di guerra, in cui a primeggiare sono gli individui peggiori, in ogni
senso e sotto ogni profilo. Analisi che l'autrice presenta con una
narrazione perfettamente calibrata
e che inserisce ogni elemento come in un oliato e magnifico
ingranaggio capace di nascondere i propri componenti meccanici e
mostrare un brillante risultato.