lunedì 28 luglio 2014

Citazioni Cinematografiche n. 55


Hattori Hanzo: Cosa vuoi da Hattori Hanzo?
La Sposa: Acciaio giapponese.
Hattori Hanzo: A che ti serve l'acciaio giapponese?
La Sposa: A uccidere dei parassiti.
Hattori Hanzo: Devono essere parassiti molto grossi se ti serve l'acciaio di Hattori Hanzo.
La Sposa: Enormi!

(Hattori Hanzo/Sonny Chiba e La Sposa/Uma Thurman in “Kill Bill Vol.1”, di Quentin Tarantino - 2003)


venerdì 25 luglio 2014

La fotografia secondo Susan Sontag


“Le fotografie possono essere ricordate più facilmente delle immagini in movimento, perché sono una precisa fetta di tempo anziché un flusso.”
Susan Sontag
 
 

martedì 22 luglio 2014

Nuovamente a proposito di rose



Dov’è la nostra rosa,
Amici miei?
È appassita la rosa,
Figlia dell’alba.
Non dire: così
Appassisce la giovinezza!
Non dire:
Ecco la gioia della vita!
Dì al fiore:
Addio, mi dispiace!
E il giglio
mostra a noi. 
(Aleksandr Sergeevič Puškin, trad. Eridano Bazzarelli)
 
 
 

lunedì 21 luglio 2014

Citazioni Cinematografiche n. 54


Bene, il passato è passato, questo lo so. E il futuro non è ancora arrivato. Qualunque cosa sia, dunque, l'unica cosa che esiste è questa. Il presente. Così è!

(Don Johnston/Bill Murray in “Broken Flowers”, di Jim Jarmusch - 2005
 

 

giovedì 17 luglio 2014

Giallo, Noir & Thriller/17


Titolo: Lo Sguardo di uno Sconosciuto

Autore: Karin Fossum

Traduttore: Marocco Pierina M.

Editore: Frassinelli – 2007



Pubblicato (e letto) ormai diversi anni fa, pertanto ancora non nell’onda della passione per le crime stories ed i gialli scandinavi, questo bel romanzo della Fossum si prende un po’ gioco del lettore. Se infatti la provincia norvegese, con le sue casette, i villaggi ed i panorami mozzafiato, viene ben descritta e presentata, in realtà la storia raccontata, con tante ombre, la suspense leggera che subisce improvvise accelerazioni solo verso il sorprendente finale, potrebbe essere una vicenda accaduta in qualsiasi luogo, persino vicino casa nostra. Forse anche per questo Andrea Molaioli ci ha tratto il suo bel “La Ragazza del Lago”, con un cast di attori di tutto rispetto, ambientando tutto nel Nord-Est italiano, con il Friuli ed i laghi di Fusine a far da sfondo a drammi, paure, ad un omicidio, ad indagini lente e metodiche ed una caratterizzazione dei personaggi raffinata ed efficace tanto quanto quella proposta al lettore dalla Fossum.




In effetti avevo già parlato di questo romanzo parlando di opere cinematografiche tratte da romanzi, ma il desiderio di dedicargli un post esclusivo era tanta, anche per la volontà di sottolineare il valore di Karin Fossum, autrice che meriterebbe di essere maggiormente letta anche in Italia. Scrivo questo perché a mio parere negli ultimi anni, invasi da autori ed autrici (vi dice qualcosa Camilla Läckberg?) originari dei paesi scandinavi, molti lettori sono rimasti abbagliati da firme non proprio meritevoli e le case editrici a volte non sono riuscite a distinguere bene il valore dal semplice “cavalcare un’onda”.



Qui l’ispettore Sejer è impegnato in una indagine difficile e coinvolgente, nel corso della quale incontra una umanità varia e niente affatto rispettosa di stereotipi e cliché. Violenza, solitudine, alcolismo, fragilità che vengono rappresentate attraverso una narrazione precisa e ritmica, quasi a mostrare parti di noi, delle nostre vite, della nostra società, prendendo a prestito uomini, donne, ragazzi e ragazze norvegesi, che ci assomigliano fin troppo. Il male, il marcio è dentro ognuno di loro, dentro ognuno di noi e l’autrice non ha paura di mostrarcelo, non si sottrae al compito di metterci in guardia da noi stessi e da chi ci vive accanto.



Un buon romanzo, dove “mestiere” ed arte si incontrano e si sommano in modo efficace, per coinvolgere, intrattenere, seminare dubbi ed anche inquietare, mostrando, ancora una volta, secondo lo stile di Karin Fossum, il lavoro “umile”, paziente, lontano da effetti a sorpresa e continui ribaltamenti di trama e prospettiva, di un ispettore di polizia, Konrad Sejer, e dei suoi collaboratori che merita, pagina dopo pagina, simpatie e attenzione da parte del lettore.

Karin Fossum



Un minuscolo villaggio sulle coste norvegesi è in preda al panico: è scomparsa una bambina di sei anni. Sulle tracce della bimba, la polizia si imbatte in un'altra tragedia, già compiuta: poco lontano, sulle sponde di un fiabesco laghetto immerso nel bosco, trova il corpo nudo di una giovane donna; è intatto benché lei sia stata affogata con premeditazione. Annie Holland aveva solo quindici anni. Chi l'ha aggredita deve averla colta alla sprovvista, oppure, la conosceva anche troppo bene. Da Oslo arriva il pacato ispettore Sejer, incaricato del caso; e le sue indagini, dilavano il nordico lindore del borgo stanando tutto ciò che è sepolto e nascosto. (da IBS.it)


lunedì 14 luglio 2014

Citazioni Cinematografiche n. 53


Axel: Cosa ne dici?
Grace: Che due cose storte non ne fanno una dritta.
Axel: Riferito a chi?
Grace: A noi due... due cose storte.
Axel: E se non fosse così? Se noi due fossimo dritti e tutti gli altri storti?
Grace: Saremmo fregati comunque.
Axel: Ma almeno saremmo fregati insieme.

(Axel Blackmar/Johnny Deep e Grace Stalker/Lili Taylor in “Il Valzer del Pesce Freccia – Arizona Dream, di Emir Kusturica - 1993)
 

 

sabato 12 luglio 2014

La Grande Guerra # 3

La poesia e la letteratura hanno avuto sempre grande spazio nel raccontare la guerra, le emozioni, le pulsioni, anche solo i drammatici accadimenti.

La Prima Guerra Mondiale non ha fatto eccezione, ma anziché limitarsi a narrare le gesta di eroi e condottieri, glorificare conquiste e successi, poeti e scrittori come Ungaretti, Apollinaire, Rebora, Jahier, Slataper, Hemingway, Remarque hanno descritto il dolore e la sofferenza, propria e dei loro compagni e di chi, casualmente, uomo come loro, indossava una divisa di un altro colore.

Guillaume Apollinaire


Cartolina Postale



Ti scrivo da sotto la tenda
Sul finire di un giorno d’estate
Fioritura abbagliante
Nel pallore celeste
La vampa di una cannonata
Si sfa prima di essere stata.



(da Calligrammi, 1918 - Traduzione di Vittorio Sereni)





Giuseppe Ungaretti



Veglia



Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio

con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.



(da Allegria di naufragi, 1919)





Piero Jahier


Attacco e abbandono della posizione di s. Osvaldo



Mio forte compagno Piero Mancini, è
perché non hai voluto arrenderti; è perché
anche per me hai voluto morire; come mio
padre.

La casa era serena e fedele come l'amavi;
e Gioietta ansiosa a interrogar tutto il giorno
colla vocina: ma dov'è, ma chi ha scritto
ch' è prigioniero e ferito?

Dicevi: sta fermo e non temere
ora io sto fermo; ma tu sei caduto…
nella gloria sei passato
o compagno che mi avevi creduto
o amato

E hai detto quando mi hai lasciato :
tu non dovevi venire
ma non temere, Piero, perché torniamo

Perché hai detto torniamo
se avevi il viso che non può tornare?

Ora, io che sono restato,
mi sento chiamare,
inginocchiato,
vicino alla chiesa...
solo della voce eri armato
colla voce ti sei battuto
o compagno, o amato!

Ma perché hai detto: torniamo
se avevi il viso che non può tornare?
Ora, io che sono restato,
mi sento tanto chiamare.



(da Con me e con gli alpini, 1920)





Clemente Rebora



Viatico



O ferito laggiù nel valloncello
tanto invocasti
se tre compagni interi
cadder per te che quasi più non eri.
Tra melma e sangue
tronco senza gambe
e il tuo lamento ancora,
pietà di noi rimasti
a rantolarci e non ha fine l'ora,
affretta l'agonia,
tu puoi finire,
e conforto ti sia
nella demenza che non sa impazzire,
mentre sosta il momento
il sonno sul cervello,
lasciaci in silenzio
Grazie, fratello.



(da Canti anonimi, 1922)


lunedì 7 luglio 2014

Citazioni Cinematografiche n. 52


Sole: Solo che, diciamolo… Mi mette a disagio essere la ragazza di qualcuno. Anzi, mi mette a disagio essere di qualcuno in generale! Ecco…
Tom: Scusa, ma non riesco a seguirti…
Sole: Sul serio? Ahah, ok, d'accordo, cerco di spiegarmi meglio…
McKenzie: Illuminaci!
Sole: Allora… La sottoscritta ama stare per conto suo. Il rapporto di coppia è un inferno, si finisce sempre per farsi male. Quindi perché soffrire? Siamo giovani, viviamo in una delle più belle città del mondo quindi finché si può tanto vale godersela! Per le cose serie c'è sempre tempo, non vi pare?
Tom: Domanda. Che succede se per caso ti innamori?
Sole: Non dirmi che ci credi. Ci credi?
Tom: Sto parlando dell'amore, mica di Babbo Natale.
Sole: Va bene, ma almeno spiegami cosa vuol dire. Ho avuto diverse storie nella vita, eppure non l'ho mai visto ti assicuro.
Tom: Forse…
Sole: E un'infinità di coppie sposate oggi divorziano. I miei per esempio.
Tom: Beh si anche i miei ma…
McKenzie: Io penso che la signorina faccia il grillo parlante un po' troppo.
Sole: Credimi, la signorina pensa a quello che vede. L'amore non esiste è pura fantasia!
Tom: Beh… Secondo me hai torto marcio.
Sole: Ok se lo dici tu ci sarà qualcosa che mi è sfuggito.
Tom: Quando c'è di sicuro non ti sfugge.
Sole: Se non altro, siamo d'accordo sul fatto che non siamo d'accordo.
Tom: Se non altro.

(Sole/Zooey Deschanel, Tom/Joseph Gordon-Levitt e McKenzie/Geoffrey Arend in “(500) giorni insieme” di Marc Webb - 2009)



venerdì 4 luglio 2014

Dylan Dog #333 – I Raminghi Dell’Autunno



Potrei limitarmi a scrivere che quest’albo mi è piaciuto, anzi mi ha inquietato, attratto, fatto provare repulsione, intrigato, fatto riflettere e poi mi ha tanto convinto da perdonargli l’uso di cliché e temi già ampiamente visti/letti/proposti, anche se continuano ad avere un loro perché.

Potrei ma non lo faccio perché continuo sostenendo che questo numero 333, “I Raminghi dell’Autunno”, riesce, allo stesso tempo a riproporre il Dylan di tanto tempo fa e a presentare il Dylan del prossimo futuro. Ovvero il tema del circo, dei freak, degli emarginati non è nuovo per chi ha amato in passato Dylan Dog, inoltre quella intrigante atmosfera onirica, quel situare la vicenda in una dimensione fuori dal tempo e dalla continuità, mi ha conquistato, come, appunto, tanto tempo fa, quando ancora mi alzavo la mattina per occupare il mio posto in un’aula scolastica. Ma, come se non bastasse, ci sono elementi di rottura, prima fra tutti l’assenza (la non presenza?) di Groucho, l’insostituibile (?) assistente dell’Indagatore dell’incubo.

Fabio Celoni centra soggetto, sceneggiatura e disegni, questi ultimi con elementi quasi pittorici e di raffinata eleganza e ottima resa, per cui accetto anche un finale un po’ troppo criptico, se non involuto e conservo quest’albo come un ottimo incentivo per acquistare ancora Dylan Dog nei prossimi mesi, dove si dovrebbe infine giungere al cuore della “rivoluzione” un anno fa annunciata.

Dimenticavo la copertina, un po’ statica ma suggestiva come forse solo Angelo Stano riesce a proporre.

Come tutti gli anni, alla fine dell’estate, col ritorno dell’autunno, ricompare il Circo. Dylan odia i circhi e ha paura dei sinistri freak costretti a esibirsi per strappare una risata al pubblico. E tra loro c’è anche Groucho, andatosene un paio d’anni prima per infoltire la schiera degli artisti destinati a vagare raminghi, senza sosta, di città in città. Per rivedere l’amico, all'Indagatore dell'Incubo non resta che attendere che il coloratissimo tendone accenda le sue luci e che lo spettacolo abbia inizio. Ma perché non riesce a scorgere Groucho durante lo show? Dietro quali sembianze si nasconde? (da sergiobonelli.it)

giovedì 3 luglio 2014

Metamorphosis - Editoriale Aurea



Metamorphosis è un fumetto in tre albi pubblicato dalla Editoriale Aurea tra il 2012 ed il 2013. A quanto so non ha avuto particolare fortuna, forse per problemi di distribuzione o di pubblicità, ma a me è piaciuto.

Non si tratta di un capolavoro, probabilmente neanche l’autore stesso, il Giacomo Bevilacqua di “A Panda piace…”, desiderava tanto, ma presenta particolari interessanti e una buona miscela di temi, generi e tematiche, anche se in particolare verso la fine, all’interno del terzo albo, il ritmo concitato della conclusione pregiudica un po’ il risultato. 

Metamorphosis presenta tratti da thriller a tinte fosche con abbondanti divagazioni soprannaturali, non rinunciando all'ironia. Un fumetto che riesce anche a rendere bene la storia in tutti i suoi risvolti, in un'ambientazione italiana (Roma) che rende gustosa la lettura e dimostra come non sia strettamente necessario ambientare le storie in luoghi e scenografie “esotiche”, per proporre un buon prodotto.
L’intera vicenda è centrata sul personaggio di Luna Mondschein (si nota una certa ironia?), una giovane ed affascinante ragazza che, suo malgrado, possiede poteri molto particolari, oltre ad essere una apprezzata scrittrice all’inizio della sua carriera.

Luna ha una vita onirica travagliata, i suoi sogni sono popolati di esseri mitologi, alter-ego di persone a lei care morte accidentalmente o uccise. Queste persone, non più accanto a lei nella vita reale, continuano a farle visita nei sogni, ma trasfigurate in esseri mitologici, la madre divenuta Aracne con le sue quattro braccia, il fratello divenuto Narciso e così via. Luna è in cura presso il dottor Merrill, psicologo che le fa seguire speciali regole appena sveglia per consentirle un netto distacco dal sogno ed un ritorno alla vita reale, anche nel tentativo di arginare la forza dilagante della sua fantasia.
Ma i sogni non sono l’unico problema di Luna. Infatti altre persone a lei care cominciano ad essere uccise ed il suo ex-ragazzo Daniel, commissario di polizia, non potrà continuare a lungo a ignorare la sua teoria riguardo un serial killer che in qualche modo vuole colpire lei. A complicare le vicende, oltre allo sfuggente killer, dall'aspetto indefinito, subentra una misteriosa e rara edizione delle Metamorfosi di Ovidio, filo conduttore di efferati delitti.

Tra indagini di polizia, episodi di vita reale e quotidiana, sogni e le scaramucce fra i due ex fidanzati, il lettore fa la conoscenza del serial killer ed entra, per così dire, in contatto con le menti, i desideri ed i piani suoi e di Luna.

A poco a poco l'universo onirico di Luna si congiunge con la reale città di Roma in cui nel frattempo la vita continua ad andare avanti (interessanti i riferimenti ad eventi e situazioni reali ampiamente riconoscibili). Gli eventi non potranno che precipitare e alcuni degli esseri nati dalla fantasia di Luna non sono propriamente innocui.
Il fumetto è scritto e disegnato quasi interamente da Bevilacqua, che si avvale della collaborazione ai disegni di Sonia Aloi, destinata ad illustrare i racconti scritti dalla protagonista col suo tratto più tenero e rotondo. Lo stile di disegno e narrazione ha senz'altro degli influssi manga, così come l'utilizzo dei retini, ma integrati dalla visione personale dell'autore.
Ammetto che alla fine del terzo albo mi è rimasta un po’ di malinconia, dato che mi ero affezionato a Luna, a Daniel ed agli altri personaggi ben presentati e caratterizzati. Mi piacerebbe incontrarli nuovamente, anche perché sarebbe l’occasione per investigare sul popoloso universo onirico di Luna. 

I tre albi che costituiscono la collana sono intitolati Metamorphosis, Atto 1: Lei, centrato su Luna; Atto 2: Lui, centrato sul serial killer ed Atto 3: Loro, centrato sulle creature oniriche di Luna.



martedì 1 luglio 2014

Il Grande Potere del Chninkel – Editoriale Cosmo



Una saga fantasy tra le più riuscite che mi sia capitato di leggere. Il Grande Potere del Chninkel è un omaggio ed allo stesso tempo una rivisitazione dei fondamenti della tradizione giudaico-cristiana.

I vangeli e suggestioni biblico-cosmologiche si incontrano con i caratteri della letteratura fantasy, la sceneggiatura ed i testi di Jean Van Hamme non concedono tregua al lettore, che viene catturato dagli eventi e dalle avventure di J'on, un misero Chninkel, ovvero un essere di razza inferiore, anche lui come i suoi simili utilizzato come schiavo dalle razze dominanti al soldo degli immortali. Bassi, esili e caratterizzati da grossi nasi ed orecchie e, soprattutto, da grandissimi occhi neri, i Chninkel ricordano per certi versi gli hobbits, personaggi classici del genere fantasy. 

Ma qui siamo oltre Tolkien, ci si avventura in altri luoghi e diversi sono i temi affrontati, seri e drammatici, senza però abbandonare qualche momento “leggero” ed un certo gusto per l’ironia, quando non per il propriamente grottesco. I riferimenti alla figura di Gesù (ascesa terrena, gloria, disgrazia, sacrificio e morte) ed altri personaggi e situazioni anche del “Vecchio Testamento”, ma non solo, sono evidenti e riportano un messaggio mai banale o scontato, inoltre i “prestiti” dalla fantascienza, cinema e letteratura di genere (Kubrick e Clarke fra tutti), non risultano affatto banali e alla fine della lettura si scoprono in tutto il loro valore e funzione.

Verrebbe quasi da dire che i temi e le ambientazioni fantasy risultano quasi un pretesto, utili per presentare una story-line, un romanzo che ha tutte le caratteristiche per appassionare ed entusiasmare un lettore alla ricerca di “sostanza” e “concretezza”, bramoso, per così dire, di avere tra le mani un’opera soddisfacente ed intrigante, in grado di smarcarsi dai generi e conquistarsi un suo posto nel mondo della letteratura per immagini.


I disegni sono tanto belli da richiedere di essere ammirati più e più volte, poiché anche le tavole più grottesche ben si inseriscono in un universo a metà strada fra il fiabesco e la fantascienza (i rimandi ad entrambi i generi sono ben evidenti e meditati), con una galleria di personaggi che si presentano fra mille peripezie, con scene di battaglia, scontri all’arma bianca, fughe, inseguimenti, approfondimenti religiosi, divagazioni erotiche e momenti di riflessione e studio. Probabilmente Grzegorz Rosinski è qui al suo meglio e dona alla sceneggiatura di Jean Van Hamme un certo valore aggiunto, calibrando toni e tratto a seconda se desideri accentuare o smorzare i toni drammatici o quelli più semplicemente narrativi dei testi.

Diversi anni fa la Alessandro Editore aveva proposto l’intera saga in eleganti cartonati a colori. Ora la Editoriale Cosmo ha fatto arrivare in edicola un unico albo, in bianco e nero, nel comodo formato bonellide, per cui potrebbe essere l’occasione per gustare questo gioiello di narrazione e di grafica mollemente adagiati su un lettino al mare o su un prato estivo, facendosi rapire dalla conclusione che, con un colpo di teatro, prosegue la narrazione facendo diventare il finale dell'opera un nuovo inizio, come solo i grandi maestri della letteratura sanno fare.