Blog su Cinema, Letteratura, Arte, Cultura, Tempo libero, Esperienze. Post su Film, Libri, Mostre, Esperienze di vita, Fumetti, Cartoni Animati e quello che mi piace ed anche che mi piace di meno.
mercoledì 30 settembre 2015
lunedì 28 settembre 2015
Citazioni Cinematografiche n. 116
Don Fabrizio: Sono un esponente
della vecchia classe, fatalmente compromesso con il passato regime, e a questo
legato da vincoli di decenza, se non di affetto. La mia è un'infelice
generazione, a cavallo tra due mondi e a disagio in tutti e due. E per di più,
io sono completamente senza illusioni. Che se ne farebbe il Senato di me, di un
inesperto legislatore cui manca la capacità di ingannare se stesso, essenziale
requisito per chi voglia guidare gli altri? No Chevalley, in politica non
porgerei un dito, me lo morderebbero.
Chevalley: Principe, non
posso crederlo, ma proprio sul serio lei rifiuta di fare il possibile per
alleviare lo stato di povertà materiale e di cieca miseria morale in cui giace
il suo stesso popolo?
Don Fabrizio: Siamo vecchi,
Chevalley. Molto vecchi. Sono almeno venticinque secoli che portiamo sulle
spalle il peso di magnifiche ed eterogenee civiltà. Tutte venute da fuori,
nessuna fatta da noi, nessuna che sia germogliata qui. Da duemilacinquecento
anni non siamo altro che una colonia. Oh, non lo dico per lagnarmi, è colpa
nostra. Ma siamo molto stanchi, svuotati, spenti.
Chevalley: Ma Principe,
tutto questo adesso è finito. La Sicilia non è più una terra di conquista
ormai, ma libera parte di un libero Stato.
Don Fabrizio: L'intenzione è
buona, però arriva tardi. Il sonno, caro Chevalley, un lungo sonno, questo è ciò
che i siciliani vogliono. Ed essi odieranno sempre tutti quelli che vorranno
svegliarli, sia pure per portare loro i più meravigliosi doni. E, detto tra
noi, io dubito sinceramente che il nuovo regno abbia molti regali per noi nel
suo bagaglio. Da noi ogni manifestazione, anche la più violenta, è
un'aspirazione all'oblio. La nostra sensualità è desiderio di oblio. Le
schioppettate e le coltellate nostre, desiderio di morte. La nostra pigrizia,
la penetrante dolcezza dei nostri sorbetti, desiderio di immobilità voluttuosa,
cioè ancora di morte.
Chevalley: Principe...
Principe, non le sembra di esagerare? Io stesso ho conosciuto a Torino dei
siciliani che sembravano tutt'altro che dormiglioni.
Don Fabrizio: Non mi sono
spiegato bene, mi dispiace, Chevalley. Ho detto 'siciliani', dovevo dire
'Sicilia'. Quest'ambiente, la violenza del paesaggio, la crudeltà del clima, la
continua tensione in ogni cosa...
Chevalley: Ma il clima si vince,
il paesaggio si può modificare, il ricordo dei cattivi governi si cancella. Io
sono certo che i siciliani vorranno migliorare.
Don Fabrizio: Non nego che
alcuni siciliani, trasportati fuori dall'isola, possano riuscire a svegliarsi.
Ma devono partire molto giovani, a vent'anni è già tardi, la crosta si è
formata.
(Principe
Don Fabrizio di Salina/Burt Lancaster e Cavaliere Chevalley/Leslie French in “Il
Gattopardo”, di Luchino Visconti - 1963)
venerdì 25 settembre 2015
Giallo, Noir & Thriller/26
Titolo: Quando il Rosso è
Nero
Autore: Qiu Xiaolong
Traduttore: Fabio Zucchella
Editore: Marsilio - 2008
Riguardo
al precedente “Visto per Shangai”
ho scritto che il principale motivo di interesse era dato dalla figura dell’ispettore
Chen Cao, colto, appassionato di
poesia ed esperto di cucina, che opera in un paese come la Cina dove antico e
moderno, nuovo e vecchio fin troppo spesso si mescolano, causando un fastidioso
senso di smarrimento e quasi di nausea. In questo “Quando il Rosso è Nero” l’indagine che origina dal ritrovamento del
cadavere di una giovane donna è condotta soprattutto grazie al contributo del
vice Yu. A mio parere la narrazione e
l’intera storia ne giovano, dal momento che quantomeno una visuale diversa
sulla Cina contemporanea aiuta il lettore ad entrare in una porzione di storia
cinese del 900 non semplice da affrontare. Amore, violenza e morte dalla Rivoluzione
Culturale al nuovo corso degli anni finali del secolo scorso, fra ambienti
rurali descritti sotto il profilo umano e sociale, nightclub, ristoranti
equivoci e altri luoghi di ritrovo frequentati dai nuovi ricchi e da dirigenti
di partito.
Quello
che rischiava di essere un affresco sociale e sociologico diventa, grazie alle
indagini del buon Yu, un romanzo giallo
tutto sommato interessante e coinvolgente, in cui i riferimenti storici e
culturali e la ricostruzione di un periodo ambientano e giustificano la trama e
sono funzionali alla lettura. L’espediente narrativo messo in atto da Qiu Xiaolong è efficace: il cadavere
ritrovato è quello di una scrittrice dal passato “controverso”, il cui romanzo
viene più volte richiamato quasi a farne un’opera contenuta all’interno di un’altra,
regalando varietà e motivo ulteriore di interesse.
Un
po’ meno poesia appiccicata a beneficio più dell’autore che del lettore,
maggiore azione e relativi cadaveri
che soddisfano il desiderio di avere tra le mani un’indagine degna di questo
nome e che stimoli in chi legge la voglia di scoprire cosa accadrà nelle
successive pagine. Rimane uno stile di scrittura a volte fin troppo lento, ma
almeno risultano limitate le pagine di pura meditazione che alla lunga
annoiano.
mercoledì 23 settembre 2015
lunedì 21 settembre 2015
Citazioni Cinematografiche n. 115
Blade: Allora, lezione
numero uno su come si uccidono i vampiri. Le croci e l'acqua santa non servono
a niente, dimentica quello che hai visto nei film. Usa un paletto, l'argento o
la luce del sole. Sai usare una di queste?
Karen: No, ma imparerò
alla svelta.
Blade: La sicura è
tolta, il colpo è in canna. Proiettile d'argento a espansione riempito con
aglio. Punta alla testa o al cuore, e se sbagli... sono cazzi tuoi!
(Blade/Wesley
Snipes e Karen Jenson/N’Bushe Wright in “Blade” di Stephen Norrington - 1998)
venerdì 18 settembre 2015
Luna # 5
La Sera
Con
morte figure di eroi
tu
riempi, luna,
le
tacite selve,
falce
lunare…
col
morbido amplesso
degli
amanti,
con
le ombre di tempi famosi
le
putride rocce qui intorno;
così
s’irradia una luce azzurrina
verso
la grande città
dove
si annida
fredda
e malvagia una stirpe
corrotta
e il bianco nipote
prepara
un oscuro avvenire.
Ombre
avviluppate di luna
voi
sospirate nel vuoto cristallo
del
lago montano.
mercoledì 16 settembre 2015
lunedì 14 settembre 2015
Citazioni Cinematografiche n. 114
La conosci la storia
del Re Pescatore? Comincia col re da ragazzo, che doveva passare la notte nella
foresta per dimostrare il suo coraggio e diventare re, e mentre passa la notte
da solo è visitato da una visione sacra: nel fuoco del bivacco gli appare il
Santo Graal, simbolo della grazia divina, e una voce dice al ragazzo: "Tu
custodirai il Graal onde possa guarire il cuore degli uomini!". Ma il
ragazzo accecato dalla visione di una vita piena di potere, di gloria, di
bellezza, in uno stato di completo stupore, si sentì per un attimo non un
ragazzo, ma onnipotente come Dio, allungò la mano per prendere il Graal e il
Graal svanì, lasciandogli la mano tremendamente ustionata dal fuoco. E mentre
il ragazzo cresceva, la ferita si approfondiva, finché un giorno la vita per
lui non ebbe più scopo, non aveva più fede in nessuno, neanche in sé stesso,
non poteva amare ne sentirsi amato, era ammalato di troppa esperienza, e
cominciò a morire. Un giorno un giullare entrò al castello e trovò il re da
solo, ed essendo un semplice di spirito egli non vide il re, vide soltanto un
uomo solo e sofferente, e chiese al re: "Che
ti addolora amico?" e il re gli rispose: "Ho sete e vorrei un po' d'acqua per rinfrescarmi la gola".
Allora il giullare prese una tazza che era accanto al letto, la riempì d'acqua
e la porse al re, ed il re cominciando a bere si rese conto che la piaga si era
rimarginata. Si guardò le mani e vide che c'era il Santo Graal, quello che
aveva cercato per tutta la vita. Si volse al giullare e chiese stupito: "Come hai potuto trovare tu quello che
i miei valorosi cavalieri mai hanno trovato?" e il giullare rispose: "Io non lo so, sapevo solo che avevi
sete".
(Parry/Robin Williams
in “La Leggenda del Re Pescatore”, di Terry Gilliam - 1991)
sabato 12 settembre 2015
10 Film d'Avventura
10
film d’avventura fra quelli che ricordo con maggior
piacere. Avrei potuto inserire in questo elenco film di cui ho già parlato, a
proposito di film western, bellici, di James Bond o di David Lean,
ma per evitare ripetizioni o di “fissarmi” troppo ho allargato un po’ la
visione e questo è il risultato:
“La Regina
d'Africa”
(The African Queen) di John Huston –
1951
Due
attori formidabili come Humphrey Bogart (premio
Oscar per la sua interpretazione) e Katharine Hepburn per un film che si
concentra e gira solo ed esclusivamente sui loro personaggi. Sceneggiatura e
dialoghi perfetti, in un’opera dove l’avventura è più intima che posta nella
spettacolarizzazione dei luoghi e delle situazioni, quasi questi fossero superflui.
“I Guerrieri della
Notte”
(The Warriors) di Walter Hill – 1979
L’Anabasi
di Senofonte con le bande anni 70 a New York. Un racconto dal ritmo serrato ed
incalzante, tutto svolto nel tempo di una notte, con la rappresentazione di una
realtà trasfigurata come fosse un urban-fantasy. Perfetto dinamismo e potente
valore simbolico degli oggetti e dei luoghi, prima fra tutti la metropolitana,
vero personaggio al pari dei membri delle city gang.
“Fuga da Alcatraz”
(Escape from Alcatraz) di Don Siegel –
1979
Da
una reale evasione dal famoso carcere, un film scarno nei dialoghi che punta
tutto sulle immagini, a cui è affidato il compito di creare e rappresentare la
tensione e la suspense che permeano la vicenda. Montaggio astuto che supplisce
ad alcuni momenti un po’ troppo “da accademia”.
“Excalibur” di John Boorman –
1981
Grandiosa
colonna sonora, in un film che trae forza e valore dal cromatismo delle scene e
dei luoghi, scandendo i capitoli di una storia di eroi dal respiro
epico-cavalleresco. La forma visiva della narrazione dona ulteriore valore a
ciò che, in fondo, risulta essere al pari di una favola, ben raccontata e
confezionata. Se ci si lascia coinvolgere e si abbassano, anche solo un po’, le
difese, è impossibile non restarne affascinati.
“I Sette Samurai” di Akira Kurosawa
– 1954
Dramma
e racconto epico tanto affascinante da divenire un vero cult-movie. L’intera
cinematografia mondiale vi si è più volte riferita, attingendovi a piene mani,
tra cui non solo lo splendido “I Magnifici Sette” di Sturges ed i relativi
seguiti, ma anche “Quella Sporca Dozzina” di Robert Aldrich. Pratica ed
estetica del mondo contadino e di quello dei samurai, terra e lavoro dei campi
che incontrano epica, onore e uomini d’armi, vita vissuta e filosofia con
personaggi ritratti e caratterizzati come meglio non si potrebbe
“Principessa
Mononoke”
di Hayao Miyazaki – 1997
Non
meravigli (più di tanto) la presenza
in questo gruppo di un film d’animazione. Hayao Miyazaki trascende i generi e
le classificazioni e quest’opera ne è ottima prova. Un racconto di formazione,
che di per sé porta ed assume i caratteri dell’avventura, incontra la favola
ecologista, senza sentimentalismi o tentazioni manichee. Personaggi complessi,
ambientazioni fantastiche, onirico e reale che si fondono con crudezza, ma
senza reale violenza, per donare coinvolgimento estetico e narrativo.
“L’Avventura del
Poseidon”
(The Poseidon Adventure) di Ronald
Neame – 1972
A
pieno titolo nel filone dei film catastrofici anni 70. Attori esperti ed in
buona forma (Gene Hackman, Shelley
Winters ed Ernest Borgnine tra gli altri), che con la loro efficace
recitazione ed una stupenda scenografia caratterizzano un film genuinamente avventuroso,
che si concede il lusso di offrire anche qualche elemento di riflessione. Ci
hanno fatto un evitabile remake nel 2006.
“I Vichinghi” (The Vikings) di Richard Fleischer –
1958
Trascinante
film d'avventura, che inserisco anche per ricordi di una adolescenza
suggestionata da immagini forti, potenti e dotate di un certo intrigante
lirismo (tra cui il funerale vichingo).
Primo assaggio di mitologia norrena, confezionato con una serie di accadimenti
che fanno ricorso al carattere brutale della sceneggiatura, sostenuta dalla
efficace fotografia e dalla azzeccata musica. Kirk Douglas superbo!
“Hero” di Zhang
Yimou – 2002
Estetica
e senso epico per una esperienza cromatica e di eleganza, scandita da racconti
e flashback fortemente connotati dai colori scelti e dal ruolo che hanno l’arte
della spada e della calligrafia. Questi due elementi si incontrano e regalano
un respiro più ampio al susseguirsi dei quattro periodi in cui è diviso il
film. Un’opera che ha generato dibattito e critiche, ma il cui valore artistico
non è possibile mettere in discussione.
“I Goonies” (The Goonies) di Richard
Donner – 1985
Un
film culto per chi era ragazzino negli anni 80. Perfetto per divertirsi e
sognare l’avventura, per viverla e riviverla al di là degli anni trascorsi,
facendosi ancora una volta conquistare da una storia avvincente e divertente. Personaggi
simpatici, un gruppo di protagonisti accattivanti e ottimi caratteristi.
Bonus:
Trama
un po’ confusa, dove il senso dell’avventura e del fantastico prevale, per un
buon prodotto ad uso familiare, nella migliore tradizione Disney. Affascinante
come un romanzo di Jules Verne, con effetti speciali alla vecchia maniera ben
presentati, godibile e divertente.
“Aleksandr Nevskij”
di
Sergei M. Eisenstein – 1938
Film
chiaramente di propaganda, con tutto il conseguente carico di retorica e
pomposità. Ma, una volta chiarito questo, l’opera si fa ammirare per le scelte
in tema di inquadrature e montaggio, che assicurano alla vicenda ed alla sua
rappresentazione una dinamicità e un ritmo insolito per quegli anni,
accelerandone anche la continuità narrativa. L’eroe è tale e pazienza se
Nevskij è accostato a Stalin. La colonna sonora? A firma di Sergei Prokofiev.
Un
torneo a parte per i due Volumi di Kill
Bill (Quentin Tarantino), la
serie di Arma Letale (Richard Donner) e quella di Die Hard (registi vari)
giovedì 10 settembre 2015
Luna # 4
Momento di Luna
Luna
verde sui campi.
Le
aie sono addormentate.
Sulla
porta della chiesa
Alcune
vecchie noiose
Raccontano
dei loro tempi
A
dei ragazzetti sudici.
Una
madre insonnolita
Allatta
la sua bambina
Sotto
l’iride liquefatto
Della
luna addolorata.
Un
canto pieno di pena
Giunge
dalle sierras
Da
un cuore che tra i lecci
I
propri dolori sospira.
Le
bambine sugli spiazzi
Cantano
la storia moresca
Di
un cristiano cavaliere
E
di una mora prigioniera
Che
s’incontrano in un prato
Il
giorno della Pasqua di resurrezione.
L’aria
porta sulle proprie ali
Un
dolce rumore di squille
Che
piangono nei recinti
Tristezze
non comprese.
La
luna finge lagune
Di
mistero nelle zone d’ombra.
Le
tristezze di rovina
Le
tarde vecchie meditano.
I
grilli toccano le loro corde
Accompagnando
le bambine
Che
gridano stonate
Con
le loro secche vocine:
“Scostati,
mora bella
Scostati,
mora graziosa”.
E
nei campi freddi e gravi
Profondo
silenzio palpita
Sul
bosco di suoni
Che
formano il rauco vocio
Di
rane, grilli e cani.
Sfumato
nella lontananza
Un
orologio dice le undici
In
una torre perduta.
Luna
verde sui campi.
Le
aie sono addormentate.
(Federico
García Lorca – trad. Glauco Felici)
mercoledì 9 settembre 2015
lunedì 7 settembre 2015
Citazioni Cinematografiche n. 113
Generale
Turgidson:
Professore, eh... lei ha parlato di un rapporto di dieci femmine per ogni
maschio, ma questo comporterebbe forse l'abbandono definitivo delle cosiddette
relazioni sessuali monogame, intendo dire per quanto riguarda gli uomini?
Dottor
Stranamore:
Disgraziatamente, sì. Questo però è un sacrificio al quale dovremmo rassegnarci
per il bene del genere umano. E aggiungo subito che, siccome i maschi dovranno
sottoporsi a questo eccezionale sforzo, a vantaggio dell'umanità, le femmine
dovranno essere scelte tenendo presente le loro doti fisiche che dovranno
essere stimolanti sessualmente.
Ambasciatore
sovietico:
Io riconosco che c'è qualcosa di buono in questa idea, professore!
Dottor
Stranamore:
Grazie, eccellenza.
(Generale
Turgidson/George C. Scott, Dottor Stranamore/Peter Sellers e Ambasciatore
Sovietico/Peter Bull in “Il Dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non
preoccuparmi e ad amare la bomba”, di Stanley Kubrick - 1964)
venerdì 4 settembre 2015
Film a Parigi
“Avremo sempre Parigi”
(da “Casablanca”, di Michael Curtiz - 1942)
Non
c’è un motivo, uno valido intendo, al di là del fatto che non amo
particolarmente le grandi città. Mi generano ansia, stordimento e senso di
soffocamento. Quando sono stato per diletto o turismo in una capitale europea,
in una grande città italiana od estera, alla fine mi sono concentrato su una
limitata porzione della stessa, in modo da crearne una più piccola e
maggiormente gestibile, a mio esclusivo uso e consumo.
Così
Barcellona e Madrid, Londra e Amsterdam, Milano e Roma, persino Boston e New
York, ma anche Bologna e Firenze, nel mio vissuto sono rappresentate da poche
zone e quartieri, o piccolo insieme di strade e piazze che mi sono ampiamente
bastate per riuscire a stare bene e limitare il mio senso di incompletezza.
Comunque,
non sono mai stato a Parigi,
probabilmente per pigrizia, indolenza e poca voglia di creare e cercare
l’occasione per farci una vacanza od un breve viaggio.
Parigi
l’ho però più volte ammirata grazie al Cinema, facendomi l’idea che debba
essere considerata un’ottima location per i più svariati generi filmici.
E
allora presento una personale selezione
di opere cinematografiche, non i film più belli, i migliori, ma, "ça va sans dire", quelli che più
mi piacciono e che potrebbero farmi venire la voglia (o attenuare l’ansia) di un viaggio, destinazione la Ville Lumière.
"Il
favoloso mondo di Amélie" (Le fabuleux destin d'Amélie Poulain) di Jean-Pierre Jeunet – 2001
"Fino all'ultimo respiro" (À bout de souffle) di Jean-Luc Godard – 1960
"Un
americano a Parigi" (An
American in Paris) di Vincente Minnelli – 1951
"I
quattrocento colpi" (Les
Quatre Cents Coups) di François Truffaut – 1959
"Sciarada" (Charade) di Stanley Donen – 1963
"Midnight in Paris" di Woody Allen – 2011
“Un
Mondo senza pietà” (Un
monde sans pitié) di Éric Rochant – 1989
"Gli
amanti del Pont-Neuf" (Les
amants du Pont-Neuf) di Leos Carax – 1991
"Ratatouille"
di Brad Bird – 2007
"Cenerentola
a Parigi" (Funny
Face) di Stanley Donen – 1957
Extra
elenco:
"L'odio" (La Haine) di Mathieu Kassovitz – 1995
Fuori
gara per manifesta superiorità:
“Film Blu” (Trois couleurs: Bleu) di Krzysztof Kieślowski - 1993
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