Omri Katz &
Vinessa Shaw in “Hocus Pocus”, di Kenny Ortega - 1993
Blog su Cinema, Letteratura, Arte, Cultura, Tempo libero, Esperienze. Post su Film, Libri, Mostre, Esperienze di vita, Fumetti, Cartoni Animati e quello che mi piace ed anche che mi piace di meno.
martedì 31 ottobre 2017
lunedì 30 ottobre 2017
Citazioni Cinematografiche n.223
Circe: Ascoltami, io ti darò qualcosa che ti farà dimenticare i
tuoi sogni meschini, il tuo misero regno, la tua moglie che invecchia.
Rimani e questa notte l'Olimpo conoscerà un nuovo Dio, Ulisse.
Ulisse: Immortale!
Circe: Questo è il mio dono, il più grande dono che sia mai stato fatto ad un uomo.
Ulisse: No, ci sono doni più grandi. Nascere, morire e nell'intervallo vivere come un uomo.
Circe: Sì, vivere come un uomo, impastato di paura.
Ulisse: Solo chi ha paura conosce il valore del coraggio.
Circe: E la vecchiaia, questa povera carne che si corrompe e alla fine la morte. Ecco la terribile eredità degli uomini.
Ulisse: Io l'accetto questa eredità, non m'illudo neppure di
cadere in battaglia o nel fragore delle tempeste. Basterà molto meno, un
brivido improvviso, un po' di freddo la sera, e tuttavia questo fragile
ammasso di paura ha osato combattere un Dio e non è stato ancora vinto.
Se un giorno gli uomini parleranno di me, lo faranno con orgoglio
perché ero uno di loro.
Circe: Il loro orgoglio non servirà a scaldarti nel regno dell'ombra. Io ti offro secoli di luce.
Ulisse: Non credo che mi dispiacerà troppo chiudere gli occhi al momento giusto.
(Circe/Silvana Mangano e Ulisse/Kirk Douglas in "Ulisse", di Mario Camerini - 1954)
giovedì 26 ottobre 2017
Sognare di te
Ti ho sognata
Quando nuova sposa
Uscirai per la città il mattino
Sola e felice, nel sole d’autunno...
Ti ho sognata
Matura e stanca signora
In una villetta agiata
(Come il caro Laforgue diceva
Nella sua giovinezza)
Spalancare finestre,
Godere del sole in vestaglia,
Un po’ trasandata.
Ma gli occhi erano quelli di una volta
Piccoli e ridenti,
Di quando eri una ragazza con il corto paltò rosso.
(Attilio Bertolucci)
Lady with Umbrella, by Sandra-D.com |
mercoledì 25 ottobre 2017
lunedì 23 ottobre 2017
Citazioni Cinematografiche n.222
Ci sono persone che nella vita si divertono, io cominciavo a rendermi
conto di non essere una di loro. Io non m'inserivo proprio: non mi ero
inserito nella vecchia scuola, e decisamente non m'inserivo nella nuova.
Sentivo dire che certi ragazzi avevano i genitori che gl'insegnavano a
casa, ma mia mamma non poteva, a meno che non l'avessi pagata, perché
eravamo solo lei e io e lei andava a lavorare. Guadagnava 400 sterline
la settimana, dove la rimediavo una cifra del genere? Se fossi stato un
ragazzo prodigio tipo quello del Sesto Senso
avrei potuto pagarla, ma se per farlo devi saper recitare, lascia
perdere. Io ero una schiappa a recitare, perché odiavo stare davanti
alla gente, quindi in poche parole dovevo andare a scuola.
(Marcus/Nicholas Hoult in "About a Boy", di Paul Weitz e Chris Weitz - 2002)
sabato 21 ottobre 2017
La Narrazione e l'Arte di Raccontare: Kubo e la spada magica
Kubo e la spada magica (2016)
Una
gioia per gli occhi ed il cuore, immagini ed emozioni che si
susseguono senza sosta per esaltare l'arte della narrazione ed il
piacere di ascoltare ed ammirare una bella storia.
Se
vi dovesse capitare di stancarvi delle perfette e bellissime immagini
della Disney/Pixar fatevi un regalo e guardate Kubo
e la spada magica,
con le spigolose figure umane tipiche di casa Laika,
vera e propria garanzia in fatto di stop-motion.
Laika ci ha già regalato gioielli come Coraline
e Boxtrolls,
ogni cosa è
illuminata, ma
il film con protagonista il piccolo artista contastorie Kubo ha una
marcia in più, data propria dalla capacità del regista
premio oscar Travis Knight
di inserire una storia nella storia, con un divertente e coinvolgente
gioco metanarrativo che difficilmente può lasciare indifferenti.
Kubo
suona e racconta storie, facendo frutto degli insegnamenti della
madre e facendo fruttare i suoi molti talenti, primo fra tutti quello
di riuscire ad animare
fogli di carta,
che come eleganti origami danno forma e sostanza alle sue parole. Il
pubblico che incontra nel suo peregrinare e quello in sala o di
fronte allo schermo televisivo ne rimangono rapiti, ma una sfida
attende il piccolo cantastorie e qui inizia la narrazione dentro la
narrazione, con chiari debiti al teatro orientale e alla tradizione
dei narratori vagabondi, non ultimo il dato che Kubo è cieco da un
occhio, o meglio ha un occhio solo.
L'immaginazione
sopperisce alla menomazione, il coraggio e la volontà lo sostengono
nelle prove che lo attendono, l'amore e la purezza dei sentimenti lo
rendono vincitore sugli spiriti che lo inseguono.
Non
mancano il dolore e la tragicità
della morte
nella vicenda raccontata, ma la forza
del Mito e dell'Amicizia
prevalgono e l'eleganza degli scenari, la dolce e semplice poesia
delle immagini sostengono le parole e le musiche, per una summa di
visione e ascolto, consapevolezza di trovarsi di fronte a situazioni
dal sapore epico, godimento estetico e profondi sentimenti.
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Recensioni
giovedì 19 ottobre 2017
Giallo, Noir & Thriller/46
Titolo: Un
Caso Archiviato
Autore:
Arnaldur Indriđason
Traduttore:
Cosimini Silvia
Editore:
Guanda – 2010
Torno
a parlare di un romanzo di Arnaldur Indriđason,
lo faccio per la quarta volta con un libro di cui mi sento di
consigliare la lettura, con l'augurio che vi risulti emozionante ed
appagante come lo è stato per me.
La
bravura dello scrittore islandese, in grado di creare un
riconoscibile ed originale personaggio seriale come il detective
Erlendur Sveinsson,
risiede in questo Un
Caso Archiviato
soprattutto nell'appassionare il lettore non in una, non in due,
bensì in tre drammatiche storie di suicidio/omicidio/sparizione.
Riesce a farlo con caratteri coinvolgenti e dialoghi
realistici ed efficaci,
opportune descrizioni di paesaggi splendidi e pericolosi, in cui si
muovono personaggi complessi e quasi vivi, con un ritmo
armoniosamente cadenzato dalle indagini e da vari momenti di
riflessione. In
realtà non si tratta propriamente di un'indagine, poiché Erlendur
opera a “titolo personale”, considerando che il caso da cui tutto
origina è prontamente archiviato come suicidio. Archiviati, almeno
ufficialmente, sono anche gli altri due tragici eventi con cui il
solitario ispettore si intrattiene, stimolato da una sua peculiare
attrazione verso in casi di scomparsa e da una drammatica biografia
personale.
In
questo libro, anche più di quanto mostrato in precedenti romanzi,
come ad esempio ne “La Voce” e “LaSignora in Verde”, Erlendur deve fare i conti con la
propria famiglia, la moglie abbandonata ed i figli trascurati, oltre
che con il “fantasma” del fratello, tristemente perduto durante
l'infanzia.
In
Un caso archiviato i fantasmi familiari si
sovrappongono a fantasmi veri e propri: pur restando ancorata alla
realtà, l'indagine presenta niente affatto banali risvolti
soprannaturali. Il piacere della lettura pertanto risiede soltanto in
parte nella ricerca della verità, nel tentativo di ricostruire con
esattezza quanto accaduto, nell'indagare cosa alberghi nell'animo e
nella mente dei personaggi presentati. Interrogatori, dialoghi,
ricerca e scoperte, persino qualche colpo di scena, si succedono come
nella miglior tradizione poliziesca, ma ad ammaliarci è soprattutto
la magia che Indriđason sa regalarci con poche sapienti
pennellate.
Come
ne “Un Corpo nel Lago” una parte fondamentale la
rivestono i magnifici e spesso funesti specchi d'acqua di cui è
ricca l'Islanda, terra che l'autore ama e rispetta profondamente. Per
una volta le tematiche sociali rimangono leggermente sullo sfondo,
meno approfondite che in altri romanzi, per lasciare così spazio a
tematiche proprie dell'intimo di ogni individuo, con i suoi dubbi e
paure, meschinità e debolezze, appassionati slanci e cupe tristezze.
In
una fredda sera d'autunno una donna viene trovata impiccata nella sua
villetta estiva a Pingvellir. Tutto sembra confermare l'unica ipotesi
plausibile: suicidio. Ma quando Erlendur Sveinsson, detective della
polizia di Reykjavík, viene in possesso della registrazione di una
seduta spiritica alla quale la donna aveva partecipato poco prima di
morire, prova il bisogno irrefrenabile di conoscere la sua storia.
Emergono così, a poco a poco, i retroscena del suo gesto:
l'annegamento del padre, avvenuto molti anni prima in circostanze
poco chiare, fa da sfondo a oscuri presagi di morte e all'ossessione
della donna per l'aldilà e per certe strane "presenze".
Nel frattempo, Erlendur riprende in mano alcuni vecchi casi di
persone scomparse senza lasciare traccia. Un pensiero fisso percorre
silenzioso le sue indagini: la nostalgia straziante per qualcuno che
si è perso chissà dove e non è più tornato a casa. (da
guanda.it)
mercoledì 18 ottobre 2017
lunedì 16 ottobre 2017
Citazioni Cinematografiche n.221
Angela: Credo che Dio abbia un piano per tutti noi.
John: Dio ci guarda come delle formiche. Non ha piani, credimi.
John: Dio ci guarda come delle formiche. Non ha piani, credimi.
(Angela Dodson/Rachel Weisz e John Constantine/Keanu Reeves in "Constantine", di Francis Lawrence - 2005)
sabato 14 ottobre 2017
Le Storie #60 – La Legge Zero
Nel rispetto
di quanto riportato nell'editoriale introduttivo, nel numero 60 della
collana Le Storie, La Legge Zero,
il lettore ha tra le mani l'incontro fra Agatha
Christie e Isaac
Asimov.
Giallo e
Mistery, Fantascienza
e Visione Futuristica infatti si mescolano e
si rafforzano a vicenda per una intrigante e coinvolgente storia,
degna di entrare nella serie Bonelli.
Probabilmente
i più puristi storcerebbero il naso, a sentire/vedere il paragone,
l'accostamento ai due grandi scrittori citati, ma ad una lettura
attenta e, non secondariamente, libera da reticenze di sorta, si nota
come lo sceneggiatore Giovanni Eccher
riesca a declinare e coniugare in modo compiuto le caratteristiche
portanti della scrittura dei due autori, senza privilegiare l’uno o
l’altro genere.
L'elemento
mystery, proprio
della trama alla 10 Piccoli
Indiani, è
infatti influenzata dal contesto futuristico e in particolare dalla
presenza fondamentale e centrale di androidi nella vita comune,
mentre il lato fantascientifico
viene esaltato proprio grazie al contesto tipicamente da giallo
(della camera chiusa),
che concede spazio e autorevolezza ad una serie di riflessioni sul
rapporto tra umano e artificiale (tematica
tipicamente asimoviana).
Sebbene i
più accaniti appassionati di giallo possano far notare come risulti
forse fin troppo evidente quale sia uno dei maggiormente centrali
misteri propri della storia proposta, la conclusione ed il
disvelamento finale di questo sono niente affatto banali, nel
rispetto della doppia anima dell'albo e con ogni particolare che
trova propria ragion d'essere nell'insieme.
I disegni di Valentino Forlini sono forti di un segno chiaro e preciso, una linea morbida nel rappresentare i personaggi e dotata di grande attenzione per i dettagli, sia nei volti che negli sfondi, per un risultato elegante.
In un prossimo futuro… il magnate della robotica Kayn Doppler ha
organizzato una cena davvero speciale. Vi saranno ammessi pochi eletti,
personalità di spicco della finanza e della politica, per assistere alla
presentazione di un nuovo prototipo segreto. Qualcosa, però, non va per
il verso giusto... (da sergiobonelli.it)
giovedì 12 ottobre 2017
Assenza
Questo è amore, pensava lei, sì o no?
Quando noti l'assenza di qualcuno, e detesti quell'assenza più di ogni
altra cosa. Ancora più di quanto ami la sua presenza.
(Jonathan Safran Foer in "Ogni cosa è illuminata" - trad. Massimo Bocchiola)
(Jonathan Safran Foer in "Ogni cosa è illuminata" - trad. Massimo Bocchiola)
mercoledì 11 ottobre 2017
lunedì 9 ottobre 2017
Citazioni Cinematografiche n.220
"Fesso" è quasi grave come "cornuto". Ma "cornuto" è più grave di tutto.
(Capitano Bellodi/Franco Nero in "Il Giorno della Civetta", di Damiano Damiani - 1968)
sabato 7 ottobre 2017
giovedì 5 ottobre 2017
mercoledì 4 ottobre 2017
lunedì 2 ottobre 2017
Citazioni Cinematografiche n.219
Quel Terminator è là fuori. Non si può patteggiare con lui, non si può
ragionare con lui. Non sente né pietà, né rimorso, né paura. Niente lo
fermerà prima di averti eliminata. Capito? Non si fermerà mai.
(Kyle Reese/Michael Biehn in "Terminator", di James Cameron - 1984 )
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