La Ragazza con la Leica (2017) di Helena Janeczek
La
curiosità era stimolata dalla foto sulla copertina, incentivata
dall'ambientazione storica del romanzo, ovvero gli anni 30 del '900 e
la Guerra Civile Spagnola, definitivamente passata a scelta di
leggere “La Ragazza con la Leica” quando ho capito che
avrei potuto leggere di una donna, di uomini ed altre donne che mi
avrebbero catturato con le loro vite ed i loro destini.
Romanzo
non-romanzo, la scrittura di Helena Janeczek non è facile e
richiede concentrazione ed un pizzico di determinazione nel
continuare a leggere, sia per lo stile elegante ma non sciolto o
agevole, sia per la scelta di sovrapporre piani temporali, narrazioni
e personaggi dai cui ricordi ed emozioni prende il via e continua un
lavoro di ricerca e scoperta di fatti, vicende storiche, accadimenti
privati e di conoscenza di caratteri.
La
narrazione spesso procede per immagini, non sempre del tutto “a
fuoco”, poiché quando le vicende sono raccontate da più persone e
da diversi punti di vista, accade di vederne più aspetti, mai
assoluti o completi, ma quasi per forza di cose “parziali”.
L'uso dell'espressione “a fuoco” non è casuale poiché sia la
protagonista, di cui il lettore ammira le immagini, sia una parte dei
suoi amici e compagni sono fotografi e della fotografia vivono le
peculiarità, dalle fotografie scattate personalmente e a loro
scattate parte tutto il libro.
Gerda
Taro, nata Gerta
Pohorylle a Stoccarda nel 1910, tedesca di origine polacca (come
l'autrice), ebrea e
comunista, morta nel 1937 a Brunete, dove si era recata per uno dei
suoi reportage fotografici, durante la guerra civile spagnola, è il
centro della narrazione, da lei si parte ed a lei si giunge. Per anni
dimenticata, ora con questo libro se ne ricorda la figura. Ma il
libro non è solo un omaggio ad una giovane donna, intraprendente,
carismatica, molto bella ed affascinante, volitiva e determinata, ma
soprattutto il risultato di un grande lavoro di ricerca e studio.
Studio di un periodo storico, reso in modo emozionante e
coinvolgente, ricerca sui personaggi, sui loro vissuti e le emozioni
che hanno provato e trasmesso, analisi dei contesti e delle dinamiche
che li hanno generati e da cui sono stati influenzati.
La
scrittura, si è detto, è elegante e ricercata, la lettura non
sempre semplice, ma in fondo lo sforzo è ripagato dal gusto di avere
tra le mani un'opera di valore e che probabilmente elargisce
ulteriori stimoli e sensazioni anche a distanza di tempo.
Consigliarne
la lettura o, addirittura, farne dono a qualcuno con l'idea di
proporre un romanzo femminile o al femminile, sarebbe un errore a mio
avviso. Non è del tutto un romanzo, forse un insieme di oggetti e
procedimenti letterari, dove un minimo di involuzione nello stile
aiuta a comprendere come le tre voci che compongono le tre parti
principali del libro siano forse da accomunare a tre satelliti che
hanno orbitato attorno ad un eccezionale corpo celeste. Quel corpo
celeste era Gerda Taro, grazie a lei ed a Helena Janeczek leggiamo di
vite, di uomini, di donne, di una Europa lontana ma che sentiamo
vicina pagina dopo pagina.