Blog su Cinema, Letteratura, Arte, Cultura, Tempo libero, Esperienze.
Post su Film, Libri, Mostre, Esperienze di vita, Fumetti, Cartoni Animati e quello che mi piace ed anche che mi piace di meno.
“Una
gioviale scossetta elettrica, trasmessa dalla sveglia automatica
incorporata nel modulatore d'umore che si trovava vicino al letto,
destò Rick Deckard. Sorpreso – lo sorprendeva sempre il trovarsi
sveglio senza alcun preavviso – si alzò dal letto con indosso il
pigiama multicolore e si stiracchiò. Ora, nell'altro letto, anche
Iran, sua moglie, dischiuse gli occhi grigi, tutt'altro che gioviali,
sbatté le palpebre, quindi gemette e li richiuse. “Hai
programmato il tuo Penfield a volume troppo basso” le disse. “Te
lo alzo e ti sveglierai come si deve e … ” “Giù le mani dai
miei programmi.” La voce della donna aveva un tono di tagliente
amarezza. “Non voglio svegliarmi.”.”
(Ma
gli androidi sognano pecore elettriche?, di Philip K. Dick –
trad. Riccardo Duranti)
“La
nebbia copriva la terra. Il bagliore dei fanali delle automobili
rimbalzava sui fili dell'alta tensione che correvano lungo la strada.
Non aveva piovuto, ma all'alba il terreno era umido e, quando si
accendeva il semaforo, sull'asfalto bagnato si spandeva un alone
rossastro. Il respiro del lager si percepiva a chilometri di distanza
– lì convergevano i fili della luce, sempre più fitti, la strada
e la ferrovia. Era uno spazio riempito di linee rette, uno spazio di
rettangoli e parallelogrammi che fendevano la terra, il cielo
d'autunno, la nebbia. Sirene lontane – un ululato lungo e
sommesso.”
(Vita
e Destino, di Vasilij Grossman – trad. Claudia Zonghetti)
“La
carogna dell'alligatore galleggiava a pancia all'aria. Era stato
abbattuto perché aveva iniziato ad avvicinarsi troppo
all'accampamento e nessuno voleva rimetterci un braccio o una gamba.
La puzza dolciastra della decomposizione si mescolava a quella della
selva. La prima capanna distava da quella radura un centinaio di
metri. L'italiano chiacchierava tranquillo con Huberto. Avvertì la
mia presenza. Si voltò e mi sorrise. Gli strizzai l'occhio e lui
riprese a parlare. Mi portai alle sue spalle, respirai a fondo e gli
sparai alla nuca.”
Jeremiah
Naehring: Che cos'è che la provoca? Le parole? Le critiche?
Edward
Daniels: I nazisti.
Jeremiah
Naehring: Sì anche quelli e naturalmente i ricordi, i sogni. Lo
sapeva che la parola trauma viene dal greco, vuol dire ferita. E qual
è la parola tedesca per sogno? Traum, ein traum. Le ferite possono
creare mostri, e lei, lei ha tante ferite, agente. E non è d'accordo
che quando uno vede un mostro... lo deve fermare?
(Jeremiah
Naehring/Max von Sydow e Edward Daniels/Leonardo DiCaprio in “Shutter
Island”, di Martin Scorsese - 2010)
“C'era,
alla periferia della minuscola città, un vecchio giardino in rovina;
nel giardino c'era una vecchia casa, e nella casa abitava Pippi
Calzelunghe. Aveva nove anni e se ne stava lì sola soletta: non
aveva né mamma né papà, e in fin dei conti questo non era poi così
terribile se si pensa che così nessuno poteva dirle di andare a
dormire o propinarle l'olio di fegato di merluzzo quando invece lei
avrebbe desiderato delle caramelle.”
(Pippi
calzelunghe, di Astrid Lindgren – trad. Annuska Palme Larussa e
Donatella Ziliotto)
“Negli
anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un
consiglio che non mi è mai più uscito di mente. - Quando ti vien
voglia di criticare qualcuno – mi disse – ricordati che non tutti
a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.”
(Il
grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald – trad. Fernanda
Pivano)
Ophelia,
che cosa senti quando la voce dagli spalti
Ti
annuncia che è l'ora già e il giorno piano muore?
Ophelia
che vedi dentro al verde dell'acqua del fossato
Nei
guizzi che la trota fa cambiando di colore?
...
Ofelia
è uno dei personaggi dell'Amleto di William Shakespeare.
Ofelia,
a seguito di varie vicende finirà annegata in un fiume. John Everett
Millais attraverso la sua opera racconta proprio questo momento. Il
dipinto è conservato alla Tate Gallery di Londra, si nota perché
contraddistinto da un acceso naturalismo, che si concentra in
particolare sulla raffigurazione della natura. La raffigurazione fortemente naturalistica è dettata anche dal forte interesse in epoca vittoriana per il “linguaggio dei
fiori”, la flora infatti ha qui una funzione fortemente simbolica
Millais avrebbe
raffigurato un vero paesaggio campestre della contea inglese del
Surrey, in estate, e la figura di Ofelia sarebbe stata aggiunta nello
studio del pittore durante l'inverno successivo (una metodologia
tipicamente Preraffaellita).
La
ragazza che posò per il dipinto (dentro una vasca da bagno) è
Elizabeth Siddal, all'epoca ventitreenne, che faceva la modella anche
per altri pittori Preraffaelliti, in particolare per Dante Gabriele
Rossetti, che sposò nel 1860.
Ofelia, John Everett Millais- 1852, Londra, Tate Gallery
La
morte di Ofelia, personaggio che ha poche battute nel dramma di
Shakespeare, risulta il momento più significativo legato alla sua
figura, ma non viene rappresentata in scena, bensì resa nota al
pubblico per bocca della regina Gertrude:
"C’è un salice che cresce di traverso
a
un ruscello e specchia le sue foglie
nella
vitrea corrente; qui ella venne,
il
capo adorno di strane ghirlande
di
ranuncoli, ortiche, margherite
e
di quei lunghi fiori color porpora
che
i licenziosi poeti bucolici
designano
con più corrivo nome
ma
che le nostre ritrose fanciulle
chiaman
“dita di morto”; ella lassù,
mentre
si arrampicava per appendere
l’erboree
sue ghirlande ai rami penduli,
un
ramo, invidioso, s’è spezzato
e
gli erbosi trofei ed ella stessa
sono
caduti nel piangente fiume.
Le
sue vesti, gonfiandosi sull’acqua,
l’han
sostenuta per un poco a galla,
nel
mentre ch’ella, come una sirena,
cantava
spunti d’antiche canzoni,
come
incosciente della sua sciagura
o
come una creatura d’altro regno
e
familiare con quell’elemento.
Ma
non per molto, perché le sue vesti
appesantite
dall’acqua assorbita,
trascinaron
la misera dal letto
del
suo canto a una fangosa morte.".
(Amleto,
Atto IV, scena VII – trad. Goffredo Raponi, da www.liberliber.it)
Pat:
È solo lavoro, sa, qualcosa che mi tiene attivo. La mia vera
passione è il mio hobby.
Mary:
Davvero? E quale sarebbe?
Pat:
Lavoro coi ritardati mentali.
Mary:
Non è politicamente inesatto?
Pat:
Be', vaffanculo, nessuno può venire a dirmi con... con chi posso o
non posso lavorare. No.
Mary:
No, intendevo dire...
Pat:
Abbiamo questo ragazzo, Mongo, ha una fronte grande quanto un
drive-in, ma è un bravo ragazzo, perciò non gli stiamo tanto
addosso. E così un giorno Mongo è uscito dalla sua gabbia.
Mary:
Cosa, lo tengono in una gabbia?
Pat:
Be', è solo una recinzione.
Mary:
Lo tengono rinchiuso?
Pat:
Sì, esatto.
Mary:
È una stronzata!
Pat:
È quello che ho detto io. Così sono uscito e gli ho comprato un...
gli ho comprato un guinzaglio.
Mary:
Un guinzaglio?
Pat:
Sì, uno di quelli che si possono agganciare alla corda del bucato.
Lui corre avanti e indietro, su e giù, e... e ha tutto lo spazio
che vuole per scavare, giocare... quel ragazzo è veramente... come
posso dire... rifiorito! E adesso me lo posso portare al cinema,
alle partite di baseball... Insomma un divertimento. Un gran
divertimento.
Mary:
Da panico.
Pat:
Oh, sì, per loro è da panico, mentre per me è molto di più...
per me è una gioia infinita. Sa, quei rincoglioniti sono la cosa
più bella che mi poteva capitare in questo pazzo mondo.
(Pat
Healy/Matt Dillon e Mary Jensen in “Tutti pazzi per Mary”, di
Peter e Bobby Farrelly - 1998)
“Davvero,
Else, non vuoi più giocare?. - No, Paul, non me la sento più. Ciao.
- arrivederla, signora Mohr. - Else, la prego, mi chiami: signora
Cissy. - O, meglio ancora, semplicemente: Cissy. - Arrivederci,
signora Cissy. - Ma Else, come mai se ne va così presto? Abbiamo
ancora due ore buone prima del dinner. - Faccia pure il suo single
con Paul, signora Cissy. Oggi con me non c'è proprio da divertirsi.
La lasci stare, signora Mohr, è sgarbata oggi, si è svegliata male.
A proposito, Else, lo sai che il malgarbo ti sta d'incanto? E più
ancora il rosso del tuo sweater. - Ti auguro di trovar maggior grazia
nel blu. Ciao, Paul.”
Diceva
Gaetano Salvemini:Il clericale domanda la
libertà per sé in nome del principio liberale, salvo sopprimerla
negli altri, non appena gli sia possibile, in nome del principio
clericale.
Come
dire che i cattolici rivendicano la loro libertà in base ai nostri
principi, quelli laici, e negano le nostre libertà in base ai loro
principi, quelli religiosi.
Oppure
come dire che per i cattolici quello che vale per tutti, vale anche
per loro se gli conviene, ma quello che vale solo per loro deve per
forza valere per tutti.
Oppure
che vale solo quando lo dicono loro.
Oppure,
semplicemente, hanno la faccia come il culo!
Memorie
di un assassino proporre un’avventura che mescola fantascienza,
indagine poliziesca e atmosfere gotico-noir
Nathan
Never sembra dover affrontare un caso fra i più classici, ovvero
la ricerca di un serial killer di prostitute che agisce come Jack lo
squartatore, ma il focus si sposta su Solomon Darver, nello specifico
su una questione delicata e potenzialmente pericolosa che deve
gestire.
Quelle
che all'inizio dell'albo sembrano due distinte linee narrative si
intrecciano dopo poche tavole, sviluppando così una trama densa, con
un ritmo ben scandito. Proprio il ritmo, tra le altre cose, è uno
dei punti di forza della storia, dal momento che passa, con
efficacia, dall'essere veloce, anche frenetico, a mostrarsi
meditativo e consapevolmente lento.
L’albo
richiama alcuni temi fondamentali della letteratura fantascientifica,
di quella poliziesca e gotico-fantastica, oltre che questioni etiche
e sociali proprie della science fiction più nobile.
“O
Muse della Pieria che date gloria coi carmi, cantate qui Zeus e
celebrate vostro padre, per opera del quale gli uomini mortali sono
in pari modo illustri e oscuri, noti e ignoti per volere del possente
Zeus. Facilmente, infatti, egli infonde forza, facilmente opprime il
forte, facilmente abbatte l'illustre e innalza l'ignoto, facilmente
addrizza il tortuoso e atterra l'orgoglioso, Zeus altotonante che
abita le eccelse magioni. Ascoltatemi, volgendo lo sguardo e
l'orecchio, indirizza secondo giustizia le leggi, tu! Ed io a Perse
esporrò la verità.”
(Le
Opere e i Giorni, di Esiodo – trad. Lodovico Magugliani)
“Era
diventato un rito che si ripeteva ogni anno. Il destinatario del
fiore ne compiva stavolta ottantadue. Quando il fiore arrivò, aprì
il pacchetto e lo liberò della carta da regalo in cui era avvolto.
Quindi sollevò il ricevitore e compose il numero di un ex
commissario di pubblica sicurezza che dopo il pensionamento era
andato a stabilirsi sulle rive del lago Siljan. I due uomini non
erano solo coetanei, ma erano nati nello stesso giorno – fatto che
in quel contesto poteva essere considerato come una sorta d'ironia.
Il commissario, che sapendo che la telefonata sarebbe arrivata dopo
la distribuzione della posta delle undici, nell'attesa stava bevendo
un caffè. Quest'anno il telefono squillò già alle dieci e trenta.
Lui alzò la cornetta e disse ciao senza nemmeno presentarsi.”
(Uomini
che odiano le donne, di Stieg Larsson – trad. Carmen Giorgetti
Cima)