Titolo:
I demoni di Berlino
Autore:
Fabiano Massimi
Editore:
Longanesi- 2020
“I
demoni di Berlino” riprende protagonisti, situazione storica e
ritmo del precedente “L'angelo di Monaco”.
Un
noir a sfondo storico, quindi, anzi più che sfondo ci si trova di
fronte alla Storia, quella dai tratti più tragici del '900, o
quantomeno ad una possibile versione di uno degli avvenimenti che
hanno segnato lo scorso secolo. I giorni immediatamente precedenti
l'incendio del Reichstag, il parlamento dell'allora Repubblica
di Weimar, con il successivo inevitabile (?) processo di
nazificazione della Germania anni 30.
Fabiano
Massimi dopo averci portato in giro per Monaco, ora ci fa
viaggiare da Vienna a Berlino, mettendoci nella condizione di fare la
conoscenza oltre che della città anche dell'inizio del
nazionalsocialismo al potere.
Ritmo
e risvolti da spy story tinta di noir contraddistinguono questo
romanzo, elementi che faranno felici più gli estimatori del genere
che quelli appassionati di Storia e Società.
A
mio parere spendere tre quarti del libro alla ricerca di una donna
scomparsa, per quanto importante per il protagonista, il commissario
Sauer che abbiamo già conosciuto nel precedente libro a lui
dedicato, rende un po' pesante la lettura e la gestione del tutto.
Se
si decide di optare per questa soluzione, da lettore mi aspetto che
ne valga la pena e che tutte le complicazioni e le svolte che il
protagonista deve affrontare alla fine vengano ben valorizzate e la
donna in questione risulti interessante e magari che ci si trovi a
provare un po' di empatia nei suoi confronti. Purtroppo alla lunga ho
preso in antipatia Rosa, la ragazza di cui Sauer si è innamorato e
che lo ha abbandonato a Vienna. Lo ha fatto per una causa in cui
credeva, unirsi alla Resistenza per l'urgenza di arginare la marcia
dei nazionalsocialisti verso le massime cariche politiche, ma lo
svolgersi del romanzo, pur intricato, avvincente e pieno di sorprese,
me l'ha fatta detestare.
Probabilmente
rientra nei miei limiti caratteriali, ma fra tutti i personaggi, ben
delineati ed accattivanti, quello di Rosa inficia il risultato, che
sarebbe potuto essere a mio avviso migliore e farmi propendere per un
giudizio al limite dell'entusiastico.
Berlino,
27 febbraio 1933. Alle nove di sera le strade della città sono
deserte per colpa del freddo pungente. Fino a quel momento, la serata
è identica a tante altre che segnano la fine dell’inverno tedesco.
Ma in un attimo cambia tutto: i pompieri della città ricevono una
chiamata concitata. Devono accorrere al Reichstag, il parlamento,
perché qualcuno ha appiccato il fuoco. Sulla scena, in un tempo
troppo breve, giungono anche Adolf Hitler e Hermann Göring, che non
perdono tempo a indicare i colpevoli dell’attentato: i comunisti.
Nell’arco di poche ore, il segretario del sempre più potente
partito nazionalsocialista chiede e ottiene lo stato di emergenza. E,
nell’arco di pochi mesi, vince le elezioni con il 44 per cento
delle preferenze. Ma chi ha ordito davvero la trama dell’attentato
che ha innescato la concatenazione di eventi più tragica della
storia dell’umanità? Chi era a conoscenza di questi piani? E chi,
pur sapendo, non è intervenuto? O forse qualcuno ci ha provato?
Qualcuno che ora vive a Vienna e si guadagna da vivere come custode;
qualcuno che ogni volta che esce di casa deve lasciare un capello tra
lo stipite e la maniglia della porta d’ingresso; qualcuno che
nasconde una pistola sotto al cappotto. Qualcuno che era noto come
commissario Sigfried Sauer della polizia di Monaco.(da
ibs.it)