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Post su Film, Libri, Mostre, Esperienze di vita, Fumetti, Cartoni Animati e quello che mi piace ed anche che mi piace di meno.
Rosencrantz:
Tu credi che la morte possa essere una nave?
Guildenstern:
No, no, no... la morte no: la morte non è. Cerca di capirmi, la
morte è la negazione totale, il non essere. Non si può non essere
su una nave.
Rosencrantz:
A me è capitato spesso di non essere su una nave.
Guildenstern:
No, è diverso, tu eri, ma non su una nave.
(Rosencrantz/Gary
Oldman e Guildenstern/Tim Roth in “Rosencrantz e Guildenstern sono
morti”, di Tom Stoppard - 1990)
“Più
d’uno, soprattutto nei circoli intellettuali, seguita a deplorare
pubblicamente che la Germania costringesse Einstein a fare fagotto;
ma sembra che costoro non si rendano conto che il delitto molto più
grave fu uccidere il piccolo Hans Cohn, che abitava all’angolo,
anche se non era un genio.”
(da
“La banalità del male”, di Hanna Arendt – trad. Piero
Bernardini)
Oltrepassò
i vicoli, vie, incroci. Non aveva mai corso così per la strada, non
aveva mai commesso tante infrazioni in una volta sola. Da ogni parte
sentiva clacson che strombazzavano, gente che lo spintonava,
imprecava e inveiva contro di lui, ma dopo qualche minuto non ci
faceva più caso. Un passo dopo l'altro la rabbia sbolliva e lui si
sentiva libero fuori da quell'ufficio soffocante e noioso, senza i
grattacapi, piccoli e grandi, che gli erano pesati negli ultimi
giorni. Libero come una stella che devia dall'orbita e solca il
firmamento lasciandosi dietro una scia sfavillante. Poi smise di
pensare, di sentire il brusio del mondo che lo circondava. Rimase
solo il tonfo dei piedi sul selciato, i battiti del cuore e il
respiro ritmato. Benché non fosse un avventuriero per natura - anzi,
il contrario - si sentì invadere da una sensazione misteriosa e
sconosciuta, dal piacere di una corsa verso l'ignoto. E dentro di
lui, come un pallone di gomma ben gonfiato, cominciò a rimbalzare un
pensiero gradevole: forse quella corsa non sarebbe mai finita.
(da
“Qualcuno con cui correre”, di David Grossman – trad.
Alessandra Shomroni)
Che
bella vita! Si rischia la pelle per acciuffare degli assassini, i
giurati li mandano assolti, quelli tornano e ti fanno la festa. Sei
onesto, resti povero per tutta la vita, e finisci per morire
assassinato come un cane in un angolo di strada. E perché? Per
niente, per un distintivo.
(Willy Kane/Gary Cooper in "Mezzogiorno di fuoco", di Fred Zinnemann - 1952)