martedì 26 settembre 2023

Ponti #1

 


Di tutto ciò che l’uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti. I ponti sono più importanti delle case, più sacri perché più utili dei templi. Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane, più duraturi di tutte le altre costruzioni, mai asserviti al segreto o al malvagio.

I grandi ponti di pietra, grigi ed erosi dal vento e dalle piogge, spesso sgretolati nei loro angoli acuminati, testimoni delle epoche passate, in cui si viveva, si pensava e si costruiva in modo differente: nelle loro giunture e nelle loro invisibili fessure cresce l’erba sottile e gli uccelli fanno il nido.

I sottili ponti di ferro, tesi come filo da una sponda all’altra, che vibrano ed echeggiano con ogni treno che li percorre, come se aspettassero ancora la loro forma e perfezione finale. La bellezza delle loro linee si svelerà del tutto solo agli occhi dei nostri nipoti.

I ponti di legno all’entrata delle cittadine bosniache le cui travi traballano e risuonano sotto gli zoccoli dei cavalli, come le lamine di uno xilofono. E infine, quei minuscoli ponti sulle montagne, spesso solo un unico grande tronco ovale, massimo due, inchiodati uno accanto all’altro, gettati sopra qualche ruscello montano che senza di loro sarebbe invalicabile. Due volte all’anno il torrente impetuoso ingrossandosi li trascina via e i contadini, con l’ostinazione cieca delle formiche, tagliano e segano e ne rimettono nuovi. Per questo, vicino ai ruscelli di montagna, nelle anse fra le pietre dilavate, spesso si vedono questi "ponti" precedenti: stanno lì abbandonati a marcire insieme all’altra legna arrivata per caso. Ma questi tronchi di alberi lavorati, condannati a bruciare o a marcire, si differenziano comunque dal resto e ricordano sempre l’obiettivo per il quale sono serviti.

Diventano tutti uno solo e tutti degni della nostra attenzione, perché indicano il posto in cui l’uomo ha incontrato l’ostacolo e non si è arrestato, lo ha superato e scavalcato come meglio ha potuto, secondo le sue concezioni, il suo gusto e le condizioni circostanti.

Quando penso ai ponti, mi vengono in mente non quelli che ho traversato più spesso, ma quelli su cui mi sono soffermato più a lungo, che hanno attirato la mia attenzione e fatto spiccare il volo alla mia fantasia.

I ponti di Sarajevo, prima di tutto. Sul fiume Milijacka, il cui letto è una sorta di sua spina dorsale, rappresentano vertebre di pietra. Li vedo e li posso contare uno a uno. Conosco le loro arcate, ricordo i loro parapetti. Fra di loro ce n’è anche uno che porta il nome fatale di un ragazzo, un ponte minuscolo ma eterno che sembra ritiratosi in se stesso, una piccola e accogliente fortezza che non conosce né resa né tradimento.

Poi i ponti visti nei viaggi, di notte, dai finestrini dei treni, sottili e bianchi come fantasmi. I ponti di pietra in Spagna, ricoperti dall’edera e come impensieriti della propria immagine riflessa nell’acqua scura. I ponti di legno in Svizzera, ricoperti da un tetto che li difende dalle abbondanti nevicate, assomigliano a lunghi silos e sono ornati all’interno da immagini di santi o di avvenimenti miracolosi come fossero cappelle. I ponti fantastici della Turchia, poggiati lì per caso, custoditi e protetti dal destino. I ponti di Roma, dell’Italia meridionale, fatti di pietra candida, da cui Il tempo ha preso tutto quello che ha potuto e accanto ai quali da cent’anni ne vengono costruiti di nuovi, ma che restano come sentinelle ossificate.

Così, ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada e si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell’uomo di collegare, pacificare e unire insieme tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi…

Così anche nei sogni e nel libero gioco della fantasia, ascoltando la musica più bella e più amara che abbia mai sentito, mi appare all’improvviso davanti il ponte di pietra tagliato a metà, mentre le parti spezzate dell’arco interrotto dolorosamente si protendono l’una verso l’altra e con un ultimo sforzo fanno vedere l’unica linea possibile dell’arcata scomparsa. È la fedeltà e l’estrema ostinazione della bellezza, che permette accanto a sé un unica possibilità: la non esistenza.

E infine, tutto ciò che questa nostra vita esprime - pensieri, sforzi, sguardi, sorrisi, parole, sospiri - tutto tende verso l’altra sponda, come verso una meta, e solo con questa acquista il suo vero senso. Tutto ci porta a superare qualcosa, a oltrepassare: il disordine, la morte o l’assurdo. Poiché tutto è passaggio, è un ponte le cui estremità si perdono nell’infinito e al cui confronto tutti i ponti di questa terra sono solo giocattoli da bambini, pallidi simboli. Mentre la nostra speranza è su quell’altra sponda.

(I ponti, da “Racconti di Bosnia” di Ivo Andrić – trad. Dunja Badnjević Orazi e Manuela Orazi Bašić)





lunedì 25 settembre 2023

Citazioni Cinematografiche n.530

 

Ho vissuto molte vite ma non voglio più fuggire dal passato.
(Natasha Romanoff/Vedova Nera/Scarlett Johansson in “Black Widow”, di Cate Shortland - 2021)







lunedì 18 settembre 2023

Citazioni Cinematografiche n.529

 

Catherine: Tu mi ami?
Sebastian: Certo.
Catherine: Anzi, mi adori?
Sebastian: Ma certo.
Catherine: Non puoi stare senza di me?

(Catherine/Florence Pugh e Sebastian/Cosmo Jarvis in “Lady Macbeth”, di William Oldroyd – 2016)




domenica 17 settembre 2023

Una guerra continua

 



La guerra non viene più dichiarata,
ma proseguita. L’inaudito
è divenuto quotidiano. L’eroe
resta lontano dai combattimenti. Il debole
è trasferito nelle zone del fuoco.
La divisa di oggi è la pazienza,
medaglia la misera stella
della speranza, appuntata sul cuore.
Viene conferita
quando non accade più nulla,
quando il fuoco tambureggiante ammutolisce,
quando il nemico è divenuto invisibile
e l’ombra d’eterno riarmo
ricopre il cielo.
Viene conferita
per diserzione dalle bandiere,
per il valore di fronte all’amico,
per il tradimento di segreti obbrobriosi
e l’inosservanza
di tutti gli ordini.

(Ingeborg Bachmann, da “Poesie”- Trad. Maria Teresa Mandalari)





lunedì 11 settembre 2023

Citazioni Cinematografiche n.528

 


Star-Lord: Strano, c'è una flotta Sovereign che si avvicina alle nostre spalle.
Gamora: Perché ci seguono?
Drax il Distruttore: Forse perché Rocket ha rubato le batterie.
Rocket Raccoon: Ciccio!!!
Drax il Distruttore: Sì... Non ha rubato le batterie, non so perché ci inseguono, è un mistero.
Star-Lord: Ti sei bevuto il cervello?!
Rocket Raccoon: Erano lì che dicevano "rubaci"!
Gamora: Questa è la tua difesa?
Rocket Raccoon: Dai, quella sacerdotessa non faceva altro che disprezzarci, le serviva una lezione!
Star-Lord: Non sapevo che la tua motivazione fosse l'altruismo, è un peccato che i Sovereign non abbiano capito le tue motivazioni e vogliano ucciderci.
Rocket Raccoon: Esatto!
Star-Lord: Era una battuta sarcastica!
Rocket Raccoon: Ohhh no!! E perché non hai usato la voce sarcastica, mi fai passare per idiota!
Gamora: Polemizziamo dopo che saremo sopravvissuti a questa battaglia spaziale?


(Star-Lord/Chris Pratt, Gamora/Zoe Saldana, Drax/Dave Bautista, Rocket Raccoon in “Guardiani della Galassia Vol.2”, di James Gunn - 2017)






domenica 10 settembre 2023

Noi due siamo uno




E come tratterrò l'anima mia,
perché la tua non sfiori?
Come la leverò verso altre sfere,
dove tu più non sia?
Oh, celarla vorrei presso qualcosa
che si smarrisse in buia solitudine,
in un angolo ignoto e silenzioso
che non vibrasse più quando rivibrano
gli abissi tuoi!
Ma tutto ciò che appena ne disfiora,
ci prende insieme al pari dell'archetto
che da due corde trae solo una voce.
Su qual strumento, ahimè, siamo noi tesi?
E chi lo regge e suona? Oh melodia!

(Rainer Maria Rilke, da “Poesie 1907-1926” – Trad. Vincenzo Errante)





mercoledì 6 settembre 2023

Giallo, Noir & Thriller/93

 

Titolo: Sangue del mio sangue
Autore: Ruth Lillegraven
Traduttore: Andrea Romanzi
Editore: Carbonio – 2022




Seguito, atteso (da me), di Fiordo Profondo, Sangue del mio sangue conferma le doti e la maestria di Ruth Lillegraven. L'autrice norvegese riprende la protagonista già conosciuta, Clara Lofthus, proprio dal punto in cui il lettore l'aveva salutata.


I temi si ripresentano, la Natura, il Bene e il Male, le azioni dei protagonisti e le conseguenze che ne derivano, Passato e Presente, il dolore e la solitudine. Così come si ripresenta l'articolazione del romanzo, come il precedente strutturato in brevi capitoli narrati in prima persona dai diversi personaggi, risultando così intenso e serrato, con una scrittura lineare e incisiva.


L'elemento che più mi ha coinvolto è non tanto l'indagine di tipo investigativo-poliziesco, ma il “viaggio” di Clara e nella sua psiche, in quella che è la sua corsa contro il tempo, le proprie colpe ed i propri trascorsi. Qui le capacità descrittive e di indagine di Lillegraven si fanno evidenti ed entusiasmano la lettura. Non si riesce a rimanere indifferenti di fronte alla protagonista, così come agli altri personaggi, ma ciò che muove, nel lettore, la figura di Clara non è comune e si presenta come un insieme tale di emozioni e sensazioni, anche contrastanti, che si desidera incontrarla ancora, in un prossimo auspicabile romanzo.



In una Oslo fin troppo tranquilla, in cui gli istinti vengono addomesticati in un gioco sociale patinato e perfetto, Clara Lofthus, appena nominata ministra della Giustizia, si sforza di conciliare la sua vita lavorativa con il ruolo di madre single e di seppellire il senso di colpa per la morte prematura del marito. Ma una sera, tornata a casa, ad accoglierla trova solo il silenzio: i suoi bambini, due gemelli di soli otto anni, sono scomparsi senza lasciare traccia. Quando una lettera anonima conferma che si tratta di rapimento, Clara non ha altra scelta: è l’inizio di una corsa disperata contro il tempo per trovare i suoi figli e salvarli prima che sia troppo tardi.(da carbonioeditore.it)


lunedì 4 settembre 2023

Citazioni Cinematografiche n.527

 

Io non sono un povero pezzo di merda, io sono meglio di tutti voi! Leggo meglio di voi. Imparo meglio di voi. Ragiono meglio di voi. E filosofeggio pure meglio di voi! E durerò più di voi! Ti credi che un po' di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro? Dovrai fare uno sforzo molto più serio, avvocato, per dimostrare che vali più di me!

(Max Cady/Robert De Niro in “Cape Fear”, di Martin Scorsese - 1991)





sabato 2 settembre 2023

In un caffè

 


Ho trovato me stesso.
Riflesso nello specchio
Infinito, scintillante,
sto, curvo, ravvolto di fumo
e non so neppure più
se proprio quella è un’illusione
o sono io invece
la sua immagine vuota.
Tanto brusio mi si muove intorno,
ma le forme sprofondano
nell’atmosfera di cristallo,
si velano di tutta la sua luce
e sono tanto lontane
che non le sento più.
Sono solo, ricurvo,
e non soffro più nulla.
Laggiù forse,
a quel me stesso più pallido
l’anima trema
di non so che dolore.
Io non soffro più nulla.
Vedo me stesso e gli altri
contorcersi febbrili,
dentro quel cielo splendido.


(Cesare Pavese)