(Vasilij Vasil'evič Kandinskij, Kleine Welten I (Piccoli mondi) - 1922; litografia a colori; Venezia, Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’arte Moderna)
Non invano i venti
hanno soffiato,
non invano ha infuriato la tempesta.
Qualcuno, misterioso, di calma luce
ha imbevuto i miei occhi.
non invano ha infuriato la tempesta.
Qualcuno, misterioso, di calma luce
ha imbevuto i miei occhi.
Qualcuno con tenerezza
primaverile
nella nebbia turchina ha placato la mia malinconia
per un’arcana e bellissima
terra straniera.
nella nebbia turchina ha placato la mia malinconia
per un’arcana e bellissima
terra straniera.
Non mi opprime il
latteo silenzio,
non mi turba la paura delle stelle.
Io amo il mondo e l’eterno
come il natio focolare.
non mi turba la paura delle stelle.
Io amo il mondo e l’eterno
come il natio focolare.
Tutto in essi è
benevolo e santo,
tutto ciò che turba è luminoso.
Il papavero scarlatto del tramonto
guazza sul vetro del lago.
tutto ciò che turba è luminoso.
Il papavero scarlatto del tramonto
guazza sul vetro del lago.
E senza volerlo nel mare di grano
un’immagine scatta
dalla lingua:
il cielo che ha figliato
lecca il suo rosso vitello.
il cielo che ha figliato
lecca il suo rosso vitello.
(Sergej Aleksandrovič Esenin – trad.Angelo Maria Ripellino)
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