giovedì 2 ottobre 2014

Dylan Dog #337 - Spazio Profondo

Il primo albo del nuovo corso!


Un nuovo ciclo, almeno così viene definito dal “papà” di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, che ha voluto che Roberto Recchioni si “prendesse cura” del suo personaggio.



Recchioni stesso ha scritto soggetto e sceneggiatura del numero 337 dell’Indagatore dell’Incubo, “Spazio Profondo”, dove, fin dalla splendida copertina di Angelo Stano, sono evidenti i riferimenti e l’omaggio alla fantascienza ed in particolare ad alcuni dei più bei film a tema science fiction.



Fantascienza ed horror spesso si sono incontrati, di questo sono certamente consapevoli in casa Bonelli, poiché in quest’albo tornano prepotentemente tematiche orrorifiche, quasi da Dylan primi anni, in un contesto foriero di spunti ed idee ma anche angosce e pericoli come lo spazio.


Ho molto apprezzato i rimandi, presenti fin dal redazionale, ad “Alien”, “2001 Odissea nello spazio” e soprattutto a “Solaris”. A tal proposito consiglio caldamente il romanzo di Stanislav Lem ed il film che ne ha tratto Andrej Tarkovskij, in seconda battuta quello di Steven Soderbergh con George Clooney.




“Spazio Profondo”, titolo tutto sommato classico e perciò efficace, è eccezionalmente a colori. La Sergio Bonelli Editore deve averci preso gusto, dopo la felice esperienza con “Orfani”, dal momento che uno dei reali punti di forza di quest’albo, oltre alla densa ed intensa sceneggiatura, è proprio la colorazione, ad opera di Lorenzo De Felici. I colori virano a seconda di ciò che accade e si legge, accompagnano i protagonisti (la squadra di cinque Dylan in missione è un’altra efficace scelta che guarda al nuovo nel rispetto del classico) ed esaltano gli ottimi disegni di un Nicola Mari veramente in forma, con un tratto molto espressivo che sa risultare oscuro quanto occorre ma allo stesso vivido e coinvolgente.



Simpatica l'idea di battezzare due delle astronavi presenti all'interno della storia con i nomi di due dei più famosi calciatori del Manchester United! 

Un gran bel numero e se sarà come si legge, ovvero che la testata da ora in poi sarà articolata in stagioni di dodici numeri, mi aspetto già dal prossimo albo (112 pagine!) tante conferme e ulteriori motivi per continuare a leggere le avventure di Dylan Dog.



Dylan Dog si risveglia nell’anno 2427, a bordo della stazione U.S. Beckham, avamposto spaziale di frontiera dell’impero di Albione. Il suo corpo però non è fatto di viscere e sangue, ma è composto di materia sintetica, mentre la sua mente non è che un costrutto mnemonico realizzato a partire dalle sue memorie. Lo scopo del Dylan artificiale, insieme ad altre quattro versioni modificate di sé, è di fare luce sul mistero che circonda gli agghiaccianti fantasmi che infestano da tempo gli spazi siderali. Una missione che lo porterà a esplorare gli infiniti meandri della propria coscienza. (da Sergiobonelli.it)

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