“La stanza era immersa nella penombra poiché il giudice amava la penombra. I suoi pensieri, di solito incompiuti e vaghi, cadevano controvoglia nella trappola della luce. Tutto al mondo è oscuro e confuso, e il giudice amava scandagliare il mondo, perciò era solito starsene seduto in un angolo del grande soggiorno su una sedia a dondolo, la testa ripiegata all'indietro in modo che i suoi pensieri si cullassero dolcemente al ritmo della sedia, mossa da un leggero tocco dei piedi, il destro e il sinistro alternativamente. Calzava pantofole di feltro fino alla caviglia, abbottonate da una piccola fibbia di metallo. Le fibbie luccicavano di un riflesso azzurrognolo sullo sfondo del tappeto, poiché vi cadeva sopra la luce della lampada, smorzata da un abatjour.”
(La bella signora Seidenman, di Andrzej Szczypiorski – trad. Pietro Marchesani)
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