Bisogna assomigliare alle parole che si dicono. Forse non parola per parola, ma insomma ci siamo capiti.
(Stefano Benni - Saltatempo)
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Bisogna assomigliare alle parole che si dicono. Forse non parola per parola, ma insomma ci siamo capiti.
(Stefano Benni - Saltatempo)
“E' questo il paradosso della filiazione: le colpe dei padri ricadono sempre sui figli. Ma i figli non sono mai solo il frutto di quelle colpe. Esiste una discontinuità, uno scarto, un resto inassimilabile tra la colpa dei padri e l’ombra della sua ripetizione nei figli.”
(Massimo Recalcati, “Il segreto del figlio”)
Bene, dunque, cominciamo: io sono il tenente Harris, se non lo avete capito. Questo è il sergente Callahan, se non lo avete capito. Noi due siamo i peggiori istruttori della Scuola. Ci hanno affidato voi, perché voi siete gli allievi peggiori della Scuola. Voi praticamente siete quella che noi chiamano una SM, una squadra di sacchi di merda e quando io dico "ehi sacchi di merda!", vuol dire che sto parlando con voi.
(Tenente Harris/G.W. Bailey in “Scuola di Polizia”, di Hugh Wilson - 1984)
“È in questo sostanziale malinteso che inciampano molte esistenze. Nell’idea completamente sbagliata che tutto sia sotto controllo. Che si possa scegliere di andare o stare, senza soffrire”.
(Josephine Hart, Il danno – trad. Vincenzo Mantovani)
(Wong/Benedict Wong, Karl Mordo/Chiwetel Ejiofor e Dottor Strange/Benedict Cumberbatch in “Doctor Strange”, di Scott Derrickson – 2016)
“Le abitudini che si contraggono stando soli, apparivano con evidenza nel comportamento della giovane viaggiatrice: il suo modo di entrare nello scompartimento e di disporsi al viaggio, l’assenza di qualsiasi agitazione nel muoversi tra gli altri, la cura nel non disturbare né scomodare nessuno, tutto indicava come ella fosse abituata a esser sola e a non contare che su di sé.”
(Jules Verne, Michele Strogoff – trad. Enrico Lupinacci)
Ma per quanto uno possa dire e fare, il momento giusto si fa avanti all’improvviso. Viene planando tutt’a un tratto, imprevisto e imprevedibile.
(da “Amrita”, di Banana Yoshimoto – trad. Giorgio Amitrano)