sabato 4 giugno 2016

Elezioni Comunali


Domani, domenica 5 giugno, nella città dove vivo si terranno le elezioni comunali. Niente di particolarmente originale, accade ogni 5 anni e l’interesse è esclusivamente locale, poiché l’attenzione è diretta verso le grandi città. Cesenatico non sembra esserlo, almeno sulla base del numero degli abitanti e dell’estensione geografica, ma mi sembra di aver notato alcune dinamiche degne di nota e paragonabili, quando non speculari, a quelle in corso a livello nazionale.
Vado subito al dunque, aggiungendo solo che recentemente, anche pochi giorni fa, Matteo Salvini della Lega Nord (con relativa felpa per l’occasione) è stato più volte in visita in riva all’Adriatico, oltre che per inaugurare la sede locale del partito di cui è segretario, per esprimere il proprio appoggio a due distinti candidati alla carica di "primo cittadino". Anche nella città dei bagnini e degli albergatori, dei ristoratori e dei commercianti, dato che di fatto qualsiasi programma si basa sulle loro esigenze (leggasi anche desideri, capricci, pretese), si parla di immigrazione.
foto di Alessandro Mazza, da Living Cesenatico.it
Il concetto di base è che gli immigrati, accolti in strutture o regolarmente residenti, sarebbero troppi, mal gestiti e provocherebbero un danno alla città ed alla cittadinanza. Si fa riferimento a negozi che venderebbero merce avariata (aggettivo utilizzato da uno dei candidati sindaci durante una recente trasmissione televisiva), ad individui che sporcherebbero le strade, alla sicurezza degli abitanti, a presunta concorrenza sleale di esercenti di origine straniera, a minacce di tipo culturale ed ideologico ed altre colorite e variegate argomentazioni, al fine di prendere di mira immigrati, stranieri (ma non i tedeschi o in russi che mangiano nei ristoranti), residenti che parlano lingue diverse dal romagnolo o abbronzati “fuori stagione”.
Come è possibile notare lo stile è facilmente riconoscibile: far convergere l’attenzione su un tema “caldo”, provvedere a scaldarlo quanto e quando occorre, pronunciare frasi e slogan demagogici e populisti al limite del buon gusto e dell’intelligenza e distogliere l’elettorato da altre questioni ed argomenti.
Mi limito alla tematica dell’immigrazione e della presenza di cittadini e residenti di origine straniera. Il fatto che anche in un piccolo Comune, colpevolmente ritenuto esclusivamente a vocazione turistica, si alzi la voce per limitare l’immigrazione e far convergere sullo “straniero” le cause di vari malesseri e difficoltà, mi sembra cosa seria e degna di essere analizzata. Il mio pensiero andrebbe verso coloro che, anche se persone tutto sommato ragionevoli e dotate di accettabile istruzione e sufficiente senso critico, si sentono attratte, quando non rappresentate e “tutelate”, da politici che per convinzione o cinico opportunismo pronunciano discorsi cripto-razzisti, a volte esplicitamente razzisti, segno di intolleranza e di scarsa propensione all’analisi ed al ragionamento.
Tali individui fanno leva sui nostri timori, su paure concrete o aleatorie che siano, sugli istinti e la bestialità che alberga in ognuno di noi, per cavalcare un’onda emotiva e offrire “soluzioni” semplici, semplicistiche a problemi e temi ancora più che complessi. Per loro l’immigrato è funzionale, è materiale di base ed esiziale per la loro tenuta in campo politico, per la loro presenza sul palcoscenico locale e nazionale. 
Dire “Immigrazione Zero” è una stupidità a tutto tondo, insostenibile da ogni punto di vista, oltre che programma che nemmeno loro stessi intendono attuare, poiché senza immigrazione è probabile che rimarrebbero senza argomentazioni, incapaci come sono di riflettere su una realtà sociale, economica e culturale che sfugge alla ristretta visione e carente prospettiva che li definisce. Chi applaude ad un candidato sindaco che fa proprie determinate argomentazioni dovrebbe essere informato delle competenze e assegnazioni di “potere” attualmente in essere nel nostro Paese. Dovrebbe conoscere l’esistenza di Forze dell’Ordine, Questura, Prefettura, Presidenza di Regione, Ministero dell’Interno, Consiglio dei Ministri, ovvero di chi, secondo approssimativa scala gerarchica, dovrebbe essere coinvolto nella questione immigrazione, secondo vari livelli, dalla gestione dell’accoglienza alla regolarizzazione.
Persino chi in campagna elettorale ha astutamente utilizzato le variabili della semantica e la ricchezza della lingua italiana, al fine di non pronunciare particolari termini ed aggettivi, di evitare scivolose dichiarazioni e compromettenti slogan, dovrebbe essere posto di fronte ad un evidente dato. Cercare l’appoggio ed il sostegno di determinate forze politiche e di esponenti che sono soliti trascorrere le giornate diffondendo odio razzista, accostandosi a movimenti politici che fanno della xenofobia la propria bandiera, non è cosa apprezzabile e se nell’immediato porta applausi, consensi e voti, rischia di metterli in una pessima situazione, di difficile gestione. Amministrare alimentando rabbia, risentimento e intolleranza è un gioco pericoloso, che spesso porta alla strategia del “rialzo” e a rischiare sempre di più, compiendo azzardi e innescando reazioni disastrose e ingestibili con le normali tecniche e competenze di un politico. Specie se di non eccelso livello.
Varrebbe su ogni tema, probabilmente, quindi non riesco a farmi convincere da chi sostiene che bisognerebbe votare un individuo che desidera essere o continuare ad essere sindaco della città che mi accoglie solo sulla base del fatto che è una brava persona, un buon insegnante, o un professionista competente oppure un ottimo conoscitore della comunità locale.
Per cui un candidato sindaco, anche se non si espone direttamente, attraverso proprie parole, all’accusa di essere un populista xenofobo, è comunque potenziale soggetto da biasimare, nel momento in cui cerca il sostegno, la forza e l’apporto di voti di chi lo è e milita in una forza politica che pone alla base di ogni azione e dichiarazione la paura del diverso, il fastidio per l’alterità, l’odio per chi non è come ritenga si debba essere. Anche e soprattutto se lo fa per poter poi avere spazio e margini di maneggio su altri temi, economici soprattutto.

Se in politica forse non vale il detto “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, magari si può affermare “dimmi con chi vai e ti dirò se vengo anch’io”, o quantomeno “se ti voto”.

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