venerdì 24 giugno 2016

Morgan Lost - Le copertine


Morgan Lost è una recente serie della Sergio Bonelli Editore.
Prende il nome, anche se è superfluo dirlo, dal protagonista, un cacciatore di serial killer, che vive a New Heliopolis, ovvero una alternativa New York anni '50, dove convivono contaminazioni architettoniche antico egizie, esempi di tecnologia più o meno alternativa, una burocrazia pervasiva che controlla e determina la vita delle persone, mass media decisamente singolari ed una sconvolgente percentuale di assassini seriali, tanto che la televisione trasmette quotidianamente un bollettino di aggiornamento sulle loro “imprese”.
Un ucronia, di base, ma anche qualcosa di più.


Se ne è parlato soprattutto, inizialmente, per la scelta in tema di colorazione delle pagine, ovvero in grigio e rosso, come appare la realtà al protagonista, affetto da daltonismo. Scelta che indubbiamente crea un’atmosfera, dona volume alle pagine, al limite di una trasfigurazione e di una reinterpretazione che però non tutte le tavole riescono a sostenere al meglio, in termini di risultato visivo e accessibilità interpretativa del lettore.
 










In questo momento io vorrei soffermarmi invece sulle copertine degli albi, che presentano una loro originalità, con un interessante risultato visivo e di proposta delle storie contenute.
Ogni copertina è composta come se fosse una locandina cinematografica.













Come nelle locandine, come anche in alcuni manifesti cinematografici, sulle copertine, al potenziale acquirente, al lettore, vengono proposti i vari personaggi presenti nelle storie, non in una singola azione o momento della trama, spesso rappresentativo della vicenda.











Al contrario di quanto accade in gran parte delle serie Bonelli, in Morgan Lost le copertine sono scomposte in riquadri, immagini che mostrano e propongono un’idea, un concetto, non semplicemente una storia, senza spingersi troppo in là, ma per presentare in modo affine alla locandina cinematografica quello che lo spettatore/lettore troverà sulle pagine che presumibilmente terrà in mano.
 










I diversi riquadri giustapposti finiscono così quasi per dialogare tra loro, comunicando o magari suggerendo a chi li osserva una vicenda, il potenziale dipanarsi di una storia, quasi come se stesse osservando la locandina di un film che lo interessa o ha stimolato la sua curiosità.

L’effetto mi sembra originale, aiuta a distinguere Morgan Lost fra le varie proposte in edicola e a mio parere può essere ritenuto un buon esempio di incontro fra strategie di marketing e scelta stilistica.


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