lunedì 30 settembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.322

Roberto: Do you like Walt Whitman? Yes, I like Walt Whitman very much. Leaves of Grass...
Zack: What?
Roberto: Nothing! I said "do you like Walt Whitman?"
Zack: Walt Whitman?
Roberto: Yes, I like Walt Whitman very much! Very good Leaves of Grass. Leaves of Grass... «Vision di pietà, di onta e afflizione, | orribil pensiero, un'anima in prigione.» Walt Whitman...
Zack: Walt Whitman!

(Roberto/Roberto Benigni e Zack/Tom Waits in "Daunbailò", di Jim Jarmusch - 1986) 



venerdì 27 settembre 2019

Accettate i vostri sogni



Se dormite, se sognate, accettate i vostri sogni. È il ruolo del dormiente.
(Jacques Cousteau)


lunedì 23 settembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.321

Peter Parker: Harry, aspetta. Ho bisogno di parlarti.. di spiegarti le cose.  
Harry Osborn: ..Dillo a mio padre. Resuscitalo se ce la fai.  
Peter Parker: Sono tuo amico, Harry. E volevo bene a tuo padre.
(Peter Parker/Tobey Maguire e Harry Osborn/James Franco in "Spider-Man 3", di Sam Raimi - 2007)




 

venerdì 20 settembre 2019

Moebius ed il caffè

Moebius ci mostra come sia possibile fare arte e meravigliare il pubblico in una pubblicità. Nel 1989 realizzò i disegni per la campagna pubblicitaria di un marchio di caffè. Mi colpisce la sensualità e la componente visionaria di queste immagini.





Tradizione nel tratto e nelle linee, unite ad un dettaglio mirabile in immagini che veicolano una componente fantastica, arrivando direttamente all'osservatore e conquistandolo.

mercoledì 18 settembre 2019

Non possiamo sviluppare e stampare un ricordo


Noi fotografi abbiamo sempre a che fare con cose che svaniscono di continuo, e quando sono svanite non c’è espediente che possa farle ritornare. Non possiamo sviluppare e stampare un ricordo.

Henri Cartier-Bresson


lunedì 16 settembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.320

Clementine: Joel...
Joel: Sì, mandarina...
Clementine: Io sono brutta?
Joel: Uhm?
Clementine: Quando ero piccola pensavo di sì. Non è possibile: l'ho detto e già piango. I grandi non capiscono quanto ci si può sentire soli da bambini, come se tu non contassi. Io avevo 8 anni e avevo dei giocattoli, delle bambole. La mia preferita era una bambola brutta che io chiamavo Clementine e la sgridavo in continuazione: "non devi essere brutta, sii bella!" Che assurdità. Come se, potendo trasformare lei, potessi per magia cambiare me stessa.
Joel: Sei bella.
Clementine: Joel, non mi lasciare mai.
Joel: Sei bella sei bella sei bella.
(Clementine/Kate Winslet e Joel/Jim Carrey in "Se mi lasci ti cancello", di Michel Gondry - 2004) 





sabato 14 settembre 2019

Giallo, Noir & Thriller/71

Titolo: Un'Ombra sul Lago
Autore: Dario Galimberti
Editore: Libro/Mania- 2019

Il romanzo ripropone personaggi, ambientazioni e alcuni dei temi che il lettore aveva incontrato nel precedente “L'Angelo del Lago”. Ritorna il delegato di polizia Ezechiele Beretta, la Lugano anni 30 con i suoi quartieri, il Sassello in particolare, i suoi odori, colori e umanità, nonché il lago e gli eventi che si svolgono al suo cospetto. Ritorna il protagonista principale ed una parte degli amici, colleghi e rivali che lo affiancano, ma non ci si aspetti un altro consueto personaggio seriale, poiché, a mio avviso, l'autore si scioglie da quello che a volte può rappresentare un limite, per proporre una vicenda “nuova”, non direttamente legata o collegabile ad altre.
Certo, la città ed il contesto generale sono le medesime, ma Dario Galimberti sembra aver scelto di “riscrivere” Lugano e l'ambiente, le persone e le loro vite, con quanto ne consegue. Ovvero l'impressione è che Beretta possa divenire un personaggio seriale, ma che la scrittura proposta voglia evitare di dover dare per scontate una serie di informazioni e suggestioni, così da doversi mettere nella non sempre comoda situazione di riprendere molto e di rinnovarlo per il lettore, ma allo stesso tempo offrendo al lettore stesso il gusto di scoprire e “rivedere” il protagonista, l'ambiente e gli eventi sotto una luce che può anche modificarsi ed esprimere diverse versioni di un contesto fisico ed emotivo, nonché storico-sociale.

Galimberti, per così dire gioca in casa, dato che vive a Lugano, ma si nota un lavoro di studio e preparazione che fa compiere un salto di qualità al racconto ed alle descrizioni. Sotto il profilo più strettamente legato al genere la tensione non manca, in diversi passaggi ben dosata e accostata al gusto, personale e professionale, dell'autore. La scrittura in alcune pagine si lascia andare a termini e costruzioni sintattico-grammaticali che possono risultare strane al lettore odierno, come se l'utilizzo di parole desuete (un po' come questo aggettivo che ho scelto) sia un cedimento individuale alla propria preparazione e cultura. Ma, secondo chi scrive, quella che può essere, magari fondatamente, rivolta come una critica rivela invece l'intuizione di inserire anche nelle descrizioni e nel parlato elementi storici che invitino il lettore ad immergersi negli anni 30 del secolo scorso.

Risulta così piacevole leggere di questo umanissimo delegato di polizia, degli abitanti di un quartiere che non esiste più, diviene stimolante incuriosirsi di un periodo storico e di una nazione, la Svizzera di lingua italiana in particolare, che si conosce poco e si tende a valutare peggio. Personalmente non farei confronti con il precedente romanzo, dal momento che almeno per ora non siamo di fronte ad una evidente serialità (sebbene accoglierei con piacere un terzo volume con Beretta protagonista), poiché “Un'Ombra sul Lago” ha tutte le carte in regola per essere goduto ed apprezzato, senza rispettare l'ordine di pubblicazione. Rimane la soddisfazione di una lettura e l'impressione che alla fine del romanzo ci sia un arrivederci a presto, non un addio.

Lugano, 29 ottobre 1934. Il delegato Ezechiele Beretta, massima autorità della polizia cittadina, se ne sta rintanato in un angolo del bar Lugano a gustarsi il primo caffè del mattino, quando il trambusto proveniente dall’esterno attira la sua attenzione. Gli abitanti del malfamato Sassello avanzano verso il centro della piazza al seguito di Mosè Guerreschi che incede lentamente con la piccola Ombretta aggrappata ai suoi pantaloni vecchi e logori e un fagotto stretto in braccio. Non portano problemi. Quella processione è una richiesta d’aiuto. Beretta afferra il fagotto, una vecchia coperta militare da cui spunta la testa di un bambino esanime, Agostino Guerreschi, e si precipita in ospedale dove si assicura che il piccolo riceva cure adeguate. La ricostruzione di Agostino viene archiviata come una fantasia infantile, un modo per coprire le marachelle che hanno portato a quell’incidente quasi mortale. Pochi giorni dopo, però, quando Ombretta viene rapita in circostanze analoghe sotto gli occhi della madre e di una vicina, Beretta maledice le sue conclusioni affrettate e capisce che non c’è un attimo da perdere se vuole restituire a quella povera famiglia la bambina sana e salva. Tra false piste, intuizioni geniali e squarci sulla vita privata del tormentato protagonista, le indagini procedono faticosamente, ostacolate dai poteri forti della città che non vogliono guai, mentre ombre sempre più minacciose si allungano sulle acque blu del lago che bagna la città.

giovedì 12 settembre 2019

Dal molo

Ah, ogni molo è una nostalgia di pietra!
E quando la nave salpa
e subito ci accorgiamo che s'è aperto uno spazio
tra il molo e la nave,
non so perché, mi coglie un'angoscia mai provata,
una nebbia di sentimenti di tristezza
che brilla al sole delle mie angosce rifiorite
come la prima finestra sulla quale riverbera l'alba,
e mi avvolge come il ricordo di un'altra persona
che fosse misteriosamente mia.


Fernando Pessoa


martedì 10 settembre 2019

James Bond - Skyfall e Spectre



Ormai sette anni fa, alle prime settimane di vita di questo blog, presentai un post celebrativo dei primi 50 anni del James Bond cinematografico. In quell'occasione feci una veloce e del tutto personale disamina dei film fino a quel momento presentati al pubblico. Con un po' di leggerezza ed in fondo senza neanche prendermi particolarmente sul serio assegnai addirittura un voto ad ogni film.
A lungo è stato uno dei post maggiormente letti, o anche solo intercettati, per cui, sempre giocando, ma non troppo, riprendo quell'opera, parlando, sinteticamente degli altri due film nel frattempo usciti nelle sale, in attesa dei prossimi.

Via alla musica ed alle parole!
Agente 007 – Skyfall (2012) voto 7+: Daniel Craig ha creato e definitivamente imposto il suo James Bond. Abbandonata l'ironia, la spavalderia, il tono sarcastico del primo Bond (l'originale?), qui si ha di fronte un uomo molto più vicino alla realtà, non più invincibile e con punti deboli e qualche problema che non sa esattamente come gestire. Per alcuni cade un mito, per altri la mutazione è apprezzabile. Personalmente un po' mi manca quella disinvoltura e quel divertimento che viene a mancare, ma il film è apprezzabile. A patto di accettare che sia in tutto e per tutto un action movie, con più livelli di lettura, una serie di stratificazioni, che lo allontanano dalla spy-story classica e forse anche troppo semplicistica per questi tempi, e magari anche per il pubblico attuale. Il confronto con i precedenti interpreti del più famoso agente al servizio di Sua Maestà è probabilmente poco consono, sebbene divertente da fare, dal momento che siamo di fronte ad un'altra cosa, ad una rinascita vera e propria, come mostrato chiaramente nel film. Per quanto riguarda azione e tensione, queste non mancano, così come le scene di inseguimento e di duello, con un villain suggestivo, sebbene a mio parere Javier Bardem a tratti sembra gigioneggiare oltre il sopportabile. Bene gli altri interpreti, con Judy Dench (M) in un ruolo insolito e dai risvolti psicanalitici.



Agente 007 – Spectre (2015) voto 6-: quanto di buono, o comunque di maggiormente originale visto nel precedente qui si perde. Sembra che a regista e sceneggiatori interessi solo l'azione in quanto tale, con trascuratezza nella scrittura del plot ed una certa svogliatezza nel gestire e approfondire il nostro amato Bond. Daniel Craig continua nella sua strada, con maggiore atletismo e meno ironia e sarcasmo, riuscendoci anche bene, ma viene sprecato, sottoutilizzato e mal gestito il sempre apprezzabile Christoph Waltz, villain che avrebbe meritato una migliore sceneggiatura. Qualche esagerazione di troppo, non calata nell'adeguato contesto e ritmo, fanno storcere il naso, come se ci si fosse rimangiati quanto fatto in precedenza, forse non convinti o non sicuri di dove volersi dirigere. Allora ci si affida alle scene d'azione, alle belle auto lanciate a folli velocità in centri storici, qualche inquadratura ad effetto ed altri stratagemmi per coprire una certa insicurezza e povertà di idee. Non proprio un passo falso, perché l'insieme comunque intrattiene nonostante la lunghezza, ma ci si potrebbe aspettare di meglio.


lunedì 9 settembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.319

Peter Parker: Ciao.  
Mary Jane Watson: Ah... Sei tu.  
Peter Parker: Senti, mi dispiace, devo chiarire alcune cose...  
Mary Jane Watson: Io non ti riconosco più. E non posso continuare a pensare a te. Fa troppo male.  
Peter Parker: Sto leggendo poesie adesso.  
Mary Jane Watson: Mi spieghi che vuol dire?!  
Peter Parker: "Giorno dopo giorno, egli la fissava. Giorno dopo giorno, si struggeva di passione. Giorno dopo giorno..."  
Mary Jane Watson: Non attacca.  
Peter Parker: ...Vado a prenderti un drink?  
Mary Jane Watson: Sto con John, ci pensa lui al mio drink.  
Peter Parker: John...  
Mary Jane Watson: A proposito, John ha visto la mia commedia cinque volte. Harry l'ha vista due. Zia May l'ha vista. Mia madre, che è malata, si è alzata dal letto per vederla. Perfino mio padre... È venuto in camerino a battere cassa. Ma il mio migliore amico, che ci tiene così tanto a me, non riesce ad arrivare in teatro per le otto. Dopo tutti questi anni... Per me non è che un posto vuoto.

(Peter Parker/Tobey Maguire e Mary Jane Watson/Kirsten Dunst in "Spider-Man 2", di Sam Raimi - 2004) 


domenica 8 settembre 2019

Posso assaggiare l'oceano sulla tua pelle





I dreamed what what you were offering
Imagine lying next to me
You should, and your reputation talks
I will write our story in my mind
Write about our dreams and triumphs
This might be my innocence lost
I can taste the ocean on your skin
That is where it all began
I dreamed that we were elephants
Water, sun and clouds of dust
And woke up thinking we were free
I can taste the ocean on your skin
That is where it all began
We all go back to where we belong
We all go back to where we belong
This really what you want
This really what you want
I can taste the ocean on your skin
That is where it all began
We all go back to where we belong
We all go back to where we belong
This really what you want
This really what you want

(We All Go Back To Where We Belong, REM)



venerdì 6 settembre 2019

Chesil Beach (2017)



La storia d'amore tra la ricca e ambiziosa violinista Florence e il modesto e promettente storico Edward nell'Inghilterra dei primi anni Sessanta, pochi anni prima della rivoluzione sessuale, prigionieri dei tabù di un'epoca e delle convenzioni familiari e sociali. La loro luna di miele a Chesil Beach li porterà verso altre strade, altri destini, altre vite...

L'impianto letterario, la componente drammaturgica, è fin troppo evidente, forse più adatta ad una messa in scena teatrale, la sceneggiatura direttamente tratta dal romanzo omonimo di Ian McEwan ne risulta costretta e soffre nel risultato totale, ma “Chesil Beach” è tutt'altro che un film trascurabile.
Dominic Cooke, lui sì regista teatrale, dimostra di saper utilizzare lo strumento cinematografico, riuscendo a limitare ed a volte superare i limiti propri del tentativo di portare sul grande schermo la scrittura dell'autore britannico. Inquadrature studiate, campi lunghi e medi, qualche intenso ed emozionante primo piano, cambi di prospettiva e di punto di vista per raccontare ciò che le parole e dialoghi non riescono a comunicare allo spettatore. Non c'è verbosità nel parlare dei protagonisti, anzi, sembra che ogni frase sia stata opportunamente pensata, scelta e dosata, ma rimane comunque una certa distanza fra lo scritto su carta e l'ascoltato dallo schermo. Le immagini vengono in aiuto e così “Chesil Beach” si fa vedere ed apprezzare.



Non un grande film, onestamente, ma la recitazione di Billy Howle, ma soprattutto di una bravissima Saoirse Ronan permettono di seguire il racconto di una complicata storia d'amore, dove privato e pubblico, storie dei singoli e storia del Costume si incontrano, animando e rendendo uno dei passaggi sociali e culturali, e perché no etici, del secolo scorso. Il costrutto testuale appassionante riesce così a non soverchiare totalmente le immagini, con il risultato di non farne un piatto radiodramma teatrale ma ponendo l'elemento visivo al servizio del testo senza però risultarne schiacciato.

Quella che dovrebbe essere la scena madre, ovvero il non compiersi (il pessimo “non consumarsi” lo detesto) dell'incontro sessuale fra i due neosposi, è più volte interrotta e rimandata da una serie di flashback (che creano una certa tensione narrativa) e poi flashforward, che illustrano il nascere dell'amore fra una giovane donna ed un giovane uomo nati nell'Inghilterra post seconda guerra mondiale. I due sentono che qualcosa sta cambiando, in loro e nella società in cui vivono, ma rimangono a metà del guado, fra la morale e le consuetudini dei loro genitori e ciò che i giovani come loro stanno proponendo e cercando di vivere, in tema di amore, sesso, emancipazione, convivenza e relazione fra uomo e donna. Non andrà bene tra loro, sotto l'aspetto sessuale, dal momento che si sono innamorati e credono di conoscersi, ma quello che non conoscono è il proprio corpo e quello dell'altro, non sanno cosa ci sia nell'intimo e nel profondo dell'una e dell'altro e non riusciranno ad andare oltre, sospesi fra il passato ed il presente.

Ebbene gli attori e le musiche sottolineano bene tutto questo, lo rendono alla portata, almeno in parte, del pubblico e le scene da lodare non mancano, specie per le scelte registiche, ma in fondo anche il film nel complesso rimane un po' al di sotto di quanto fosse legittimo aspettarsi da una sceneggiatura e da una scrittura che promettevano molto e anche di più. Ultimo elemento che sottolineo è come i due giovani vengano separati, ostacolati nel loro amore, non tanto da agenti esterni, famiglia o società come in numerosi e classici drammi, bensì dai loro costrutti psichici, da ciò che hanno introiettato e non sono riusciti a gestire e metabolizzare, ancora non in grado di crearsi una loro identità e farsi autori di proprie scelte e costruttori del proprio destino accettandosi e accettando l'altro.


mercoledì 4 settembre 2019

Stringimi, stringimi ora



Ogni canzone d'amore
Si perde nel tempo e non sai dove va,
Ogni canzone d'amore
È la stessa di ieri, di mille anni fa:

Bella raggiungimi al fiume,
Capelli di rame ricordati di me,
Bella se parto non piangere
Che quando ritorno
Ritorno da te.

Ogni canzone d'amore
Svanisce nel vento e lo sai dove va?
Va da una donna sognata,
Perduta per sempre
Che non tornerà,

Ma la canzone ritorna
Ritorna per dirti che un'altra verrà,
Che non finisce mai niente
E il cuore lo sente
E il cuore lo sa
Portami via questa notte,
Portami ovunque tu vai,
Portami dove le stelle
Non si addormentano mai

Portami via,
Portami via da qui,
Portami via,
Non voglio perdermi

Ci siam sorrisi e in un lampo
Ci siamo trovati con trent'anni in più,
Ma son trent'anni rubati
All'invidia del tempo e sei sempre tu.

Ogni canzone d'amore
Dall'alba del mondo era scritta perda te,
Ma trovatori e poeti cantavano un'altra
Chissà poi perché,

Ma son sicuro, lo giuro,
Che in tutte le donne vedevano te,
E s'inventavano un nome,
Ma eri tu quella
E un nome cos'è.

Portami via,
Se sbaglio insegnami,
Portami via,
Se cado tienimi,

Non riconosco nessuno,
Non c'è più nessuno,
Non conta più niente;
Questo non è più il mio tempo,
Non è più il mio canto,
Non è la mia gente.

Portami via,
Se ho freddo coprimi,
Portami via,
Se torno stringimi,

Stringimi forte stasera,
Ti sei primavera,
Io sono l'inverno,
Stringimi stringimi ora,
Perché ho seri dubbi
Di essere eterno

Stringimi stringimi ora
Perché ho seri dubbi
Di essere eterno 

("Ogni canzone d'amore", Roberto Vecchioni) 



lunedì 2 settembre 2019

Citazioni Cinematografiche n.318

Ennis Del Mar: Sì, possiamo vederci una volta ogni tanto in qualche posto fuori mano, ma...  
Jack Twist: Una volta ogni tanto? Che cazzo, ogni quattro anni?  
Ennis Del Mar: Jack, anche se è dura da accettare dammi retta, fattene una ragione.  
Jack Twist: E quanto può durare?  
Ennis Del Mar: Finché riusciamo a restare in sella... E per noi non ci sono redini.

(Ennis Del Mar/Heath Ledger e Jack Twist/Jake Gyllenhaal in "I Segreti di Brokeback Mountain", di Ang Lee - 2005)