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Post su Film, Libri, Mostre, Esperienze di vita, Fumetti, Cartoni Animati e quello che mi piace ed anche che mi piace di meno.
“Era
una fresca limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano l'una.
Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto per non
esporlo al rigore del vento, scivolò lento fra i battenti di vetro
dell'ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da
impedire che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui”.
Nick
Fury: Sei persona molto difficile da contattare, Spider-Man.
Peter
Parker: Lei è Nick Fury. E appena sparato a Ned!
Nick
Fury: È un blando tranquillante, si riprenderà. Allora
finalmente ci conosciamo. Ti ho visto al funerale, ma non era un buon
momento per scambiarci i numeri.
Peter
Parker: No, sarebbe stato importuno.
Nick
Fury: È quello che ho detto io.
Peter
Parker: Giusto.
Nick
Fury: La cosa importante è che tu sia qui. Dove volevo portarti
io, tu mi hai evitato, ma ora sei qui. Che coincidenza.
Peter
Parker: Aspetti, questa è una coincidenza?
Nick
Fury: Una volta ero conoscenza di tutto. Poi sono tornato cinque
anni dopo e ora non so più niente. Nessuna informazione, nessuna
squadra. E uno studentello del liceo che ignora le mie chiamate.
(Nick
Fury/Samuel L. Jackson e Peter Parker/Tom Holland in “Spider-Man:
Far from Home”, di Jon Watts - 2019)
Un
insegnamento per il futuro, rifletté, e l'umorismo macabro gli
strappò una risata totalmente priva di suono. Un insegnamento per la
morte, rettificò, e invece della risata, ancora un grido silenzioso
e senza confini. Quando fu assalito da un nuovo attacco di dolore,
seppe con una sorta di chiarezza cristallina che aveva fatto la sua
ultima risata.”
(La
Linea del Male, di Arne Dahl – trad. Carmen Giorgetti Cima)
Ho
scoperto una autrice ed una casa editrice. Ruth Lillegraven che
con Carbonio Editore ha pubblicato “Fiordo profondo”.
Il
romanzo, ho poi appreso durante la lettura e successivamente, punta
ad avvicinare una storia di fantasia ad un contesto sociale ed
emotivo reale, che riesce a presentare con una certa modernità e
freschezza un mondo e le diverse modalità in cui viverci.
Ruth
Lillegraven ci regala un romanzo che ha il pregio di contenere e
proporre più generi, ben amalgamati e mescolati, che se pur
distinguibili tra loro riescono a comporne uno nuovo e intrigante.
Un
thriller un po' anomalo in fondo, il suo, che entra nella politica e
nel legale, nei corridoi di un ospedale, nella natura
incontaminata e stupefacente dei fiordi. Attraverso ed in virtù di
violenza e delitti efferati offre l’amore in diversi aspetti e più
sfaccettature, da quello fraterno a quello coniugale, dal legame
genitori-figli a quello tra amici.
Fiordo
profondo è tensione, un pizzico di adrenalina, mistero ma anche
narrazione, tra le più immediate e coinvolgenti nel genere, degli
ultimi anni. Aiuta in questo la scelta di proporre uno schema
narrativo-espositivo, che sa anche di costruzione, che si basa su
personaggi che si alternano, raccontando in prima persona gli eventi
che li coinvolgono, sia nel presente, sia nei flashback.
Vinta
la prima impressione e messa da parte una pur comprensibile
diffidenza iniziale, il lettore si fa prendere dalle scorrere delle
pagine e della vicenda, anche perdonando qualche inevitabile leggera
forzatura. Soprattutto si accetta che l’indagine propriamente detta
risulti marginale, dal momento che ciò che interessa alla
Lillegraven non è tanto il lavoro poliziesco quanto la componente
psicologica, le menti e l'intimo dei vari personaggi, così che si va
alla ricerca della radice, dell'origine del fare e del subire del
male. Così l'autrice giunge anche raccontare il lato oscuro di una
Norvegia cupa, percorsa da sentimenti nazionalisti e xenofobi, dove
le vittime, spesso ignorate, sono i bambini.
L'alternarsi delle voci, dei punti di vista, delle prospettive cattura sia per come vengono letti, vissuti ed esposti i fatti, sia per come si dispieghino le diverse psicologie dei narratori. Una carta vincente a mio avviso, che dona ritmo e modernità ad un genere che deve fare spazio ed accogliere questa nuova scrittrice, conoscitrice di meccanismi narrativi, padrona di una struttura letteraria di invidiabile solidità e sinceramente interessata alla psiche.
Nella
tranquilla e ordinata Oslo, Clara e Haavard conducono una vita agiata
insieme ai loro due figli. Lui medico, lei funzionario al ministero
della Giustizia, sono una coppia di successo, impegnati in una
brillante carriera. L’idillio termina, però, sulla soglia di casa,
riconsegnandoli ogni sera a una routine fatta di solitudine e di
parole non dette, di rancore e insofferenza. Un muro di silenzio e
segreti si innalza tra di loro: chi era Clara prima di incontrare il
marito? E che cosa si agita sotto la superficie dell’esistenza
apparentemente piatta di Haavard? Quando un torbido caso di omicidio
sconvolgerà la città fino a infiammare i palazzi del potere,
entrambi si ritroveranno ad affrontare il proprio passato e i ricordi
che non avrebbero mai voluto veder riaffiorare.
(da carbonioeditore.it)
“Sono
sopravvissuto alla scarlattina, agli orecchioni, a due rapine a mano
armata, alle piattole, all’estrazione di tutti i denti, a
un’operazione all’anca, a un processo per omicidio e a tre
mogli.”
(da “La
versione di Barney”, di Mordecai Richler – trad. Matteo
Codignola)
“All'inizio
tutto era confuso. Poi percepì delle mani, tante, che lo frugavano.
Ma più che sfiorare lui, si posavano sulle cose che aveva addosso.
Le percepiva come da una spanna di distanza, intente a liberarlo dei
piccoli detriti, pezzetti di malta o frammenti di mattoni di cui
pareva fosse cosparso, ma che diminuivano in fretta.”
Resto
al sole non tanto per eseguire dei ritratti in piena luce, ma per
scaldarmi e per osservare. Così, a forza di vedere l'esterno, ho
finito con l'accorgermi solo delle grandi armonie senza più
preoccuparmi dei piccoli dettagli che spengono il sole anziché
infiammarlo.
"La Mouravine lo guardava con l'attenzione professionale, gelida e penetrante degli usurai, degli avvocati, dei medici, di tutti quelli che vivono a spese degli altri."
(da "Il signore delle anime", di Irène Némirovsky - trad. Marina Di Leo)
“Volge
le spalle agli alberi bassi del bosco artificiale e guarda giù dalla
montagna, verso il villaggio, che è azzurro nella notte d’agosto,
e le pecore, simili a pietre nell’erba mossa dal vento. Più in là
dorme il mare. Il fiordo di Vág è calmo, l’azzurro si confonde
con quello del cielo sull’orizzonte dritto, teso tra le terre
emerse, un filo su cui possono camminare solo creature mitiche e
fantasmi.”
(Isola,
di Siri Ranva Hjelm Jacobsen – trad. Maria Valeria D'Avino)
“Il mondo
è giusto che lo sappia. Deve vedere in un colpo d’occhio che da
una parte c’è la guerra vecchia di secoli, i generali sbarcati dal
Marocco con le feroci truppe mercenarie, dall’altra parte gente che
desidera difendere quel che sta vivendo, e si desidera l’un
l’altra.
A
Barcellona, in quel principio d’agosto del 1936, stanno arrivando
in tanti per unirsi al primo popolo d’Europa che non ha esitato ad
armarsi contro il fascismo.”
(da “La
ragazza con la Leica”, di Helena Janeczek)
I
gentiluomini possono parlare dell'era della cavalleria. Ma pensate ai
contadini, ai ladri di bestiame, ai furfanti che essi comandavano...
È con questi strumenti che i grandi guerrieri e i re hanno fatto il
loro feroce lavoro nel mondo.
(Redmond
Barry/Ryan O'Neal in “Barry Lindon”, di Stanley Kubrick - 1975)