“Una sera di settembre l’Agnese tornando a casa dal
lavatoio col mucchio di panni bagnati sulla carriola, incontrò un soldato nella
cavedagna. Era un soldato giovane, piccolo e stracciato. Aveva le scarpe rotte,
e si vedevano le dita dei piedi, sporche, color di fango. Guardandolo, l’Agnese
si sentì stanca. Si fermò, abbassò le stanghe. La carriola era pesante.
Ma il soldato aveva gli occhi chiari e lieti, e le fece il
saluto militare. Disse: - La guerra è finita. Io vado a casa. Sono tanti giorni
che cammino -. L’Agnese si slegò il fazzoletto sotto il mento, ne rovesciò le
punte sulla testa, si sventolò con la mano: - Fa ancora molto caldo -.
Aggiunse, come se si ricordasse: - La guerra è finita. Lo so. Si sono tutti
ubriacati l’altra sera, quando la radio ha dato la notizia -. Guardò il viso
del soldato e sorrise, un sorriso rozzo e inatteso sulla sua faccia bruciata
dall’aria. – Io credo che i guai peggiori siano ancora da passare, - disse
improvvisamente, con la rassegnata incredulità dei poveri; e il soldato si
fregò le mani: era un ragazzo molto allegro.”
“In quel momento i due soldati si scostarono: -
Raus! Raus! – L’Agnese corse dietro gli altri, sbatté le palpebre nella luce
viva, s’incontrò prima col tenente, poi con un’altra faccia di tedesco, si
fermò. Quella faccia divenne a un tratto sformata, malsana, mosse le labbra,
certo gridava. Ma l’Agnese non intese la voce, vide soltanto chiaro il disegno
di un nome: Kurt. Vide anche il maresciallo, questa stessa faccia, seduto sul
muretto con la Vandina, risentì l’odore di quella sera, odore di erba bagnata
sotto il pesco. Due ceffoni furibondi la sommersero in uno stordito giro di
circoli rossi.
Il maresciallo gridò ancora; prese la pistola, le
sparò da vicino negli occhi, sulla bocca, sulla fronte, uno, due, quattro
colpi. Lei piombò in giù col viso fracassato contro la terra. Tutti scapparono
urlando. Il maresciallo rimise la pistola nella fondina, e tremava, certo di
rabbia. Allora il tenente gli disse qualche cosa in tedesco, e sorrise.
L’Agnese restò sola, stranamente piccola, un mucchio
di stracci neri sulla neve”
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