giovedì 23 aprile 2015

Once (2006)


“Dublino. Un giovane cantautore irlandese in cerca di successo, che si mantiene riparando aspirapolveri e suonando per le strade, incontra una ragazza emigrata dalla Repubblica Ceca che mantiene se stessa, sua madre e sua figlia facendo vari mestieri. In realtà lei è una pianista di talento e deciderà di aiutarlo nella realizzazione di un disco da presentare ad una casa discografica di Londra. Insieme, i due ragazzi incideranno una serie di canzoni in cui raccontano le loro vite e i loro amori passati.” (da cinematografo.it)

Un pizzico di vita privata “influenza” il mio entusiasmo per questo film. Lo vidi poche settimane dopo la nascita di mio figlio, che quella sera decise di dormire più a lungo e tranquillamente di quanto fosse solito fare, permettendo a sua madre e me di poterci far incantare dalle immagini e dalla musica. L’ho rivisto, anche se non interamente, di recente, a conclusione di una giornata “difficile”, regalando al mio animo un po’ provato una delicata carezza, capace, allo stesso tempo, di rallegrarmi e commuovermi.



Un musical basato su una storia d’amore, raccontata attraverso le canzoni, dove i testi delle stesse, i versi accompagnati dalla musica si sostituiscono ai dialoghi ed alle parole che caratterizzano questo intenso, quanto pudico rapporto sentimentale. Non c’è spazio per volgarità, ammiccamenti, melensaggini o gesti affettati. Lo spettatore è rapito dai due protagonisti, che si incontrano e sentono nascere dentro loro un sentimento puro, che la macchina da presa, con piglio documentaristico, ritrae e rispetta nella sua pienezza.

Un’esperienza uditiva, ancora più che visiva, perché le parole e le canzoni sembrano dotate di forza propria. Allora le immagini, curate in modo sincero e attento, assecondano un ragazzo ed una ragazza che grazie ed attraverso la musica scoprono l’altro ed anche una parte di sé.

Un’occasione rara e preziosa, da vivere intimamente. Si evitano luoghi comuni e banalità, riuscendo con gusto e stile ad inserire musica e canzoni senza forzature, anzi richiedendone la presenza per godere totalmente di quanto viene raccontato.

Interpreti “familiari” e mai sopra le righe, Oscar per la migliore canzone per “Falling Slowly”.



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