domenica 10 maggio 2015

Adaline - L'eterna giovinezza (2015)


Una più che gradevole storia romantica, che prende a pretesto elementi fantasiosi per ribaltare il modello ed il mito faustiano dell’eterna giovinezza.



La protagonista, Adaline Bowman/Blake Lively, ha un viso ed un portamento da american comedy televisiva, ma bisogna riconoscere che la sua bellezza malinconica esercita un fascino effettivamente senza tempo. Pensato e scritto con tutta evidenza per un pubblico sufficientemente giovane da rimanere attirato dall’elemento dell’immortalità, ridiventato “pop” negli ultimi anni, grazie alle avventure di studenti vampiri. Va incontro alle esigenze di un pubblico medio a suo agio con elementi melodrammatici e storie d’amore che, inevitabilmente, tendono verso il lieto fine o comunque ambiscono ad una conclusione all’insegna del sentimento e del consolatorio.



Nulla di eccezionalmente sgradevole, qualche scena “al miele” è necessaria, poiché ci sono anche elementi che controbilanciano, grazie per esempio ad un paio di “guizzi” e ad un uso efficace del flashback. La recitazione algida, ma niente affatto fredda e distaccata, della Lively convince e permette anche ad uno come me di godere di qualche passaggio soddisfacente. Gli altri attori a volte non le sono all’altezza, ad esclusione della anziana figlia (Ellen Burstyn), persino Harrison Ford non incide più di tanto e si lascia andare ad un colpevole passaggio “a vuoto”.



Il tema dell’impossibilità di legarsi alle persone e di vivere pienamente l’amore, per chi non invecchia (o è immortale), è affascinante e foriero di possibilità, ma in “Adaline” manca la necessaria profondità emotiva. Ci sono lievi accenni a superiori livelli di lettura, indizi che poi vengono abbandonati e probabilmente la svolta a cui lo spettatore assiste verso la metà del film faceva pensare ad uno sviluppo drammaturgico maggiormente soddisfacente. Insomma non si è osato troppo ed un po’ mi dispiace, poiché credo che maggior pathos e maggiore coraggio nello sviluppare trama ed elementi narrativi, senza necessariamente sconfinare nel visionario, avrebbero reso l’insieme maggiormente interessante.


In definitiva ci si può rilassare e si riceve la promessa che tutto può andare a finire bene e i sentimenti trionfano. A volte può bastare!

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