giovedì 5 novembre 2015

John Hays - Editoriale Cosmo


Un western originale e sicuramente diverso da altri. Questo si può, in prima battuta, dire a proposito di “John Hays – Brutti Sporchi e Cattivi”, proposto in edicola dalla Editoriale Cosmo, che di fumetti ambientati nella cornice della Frontiera ne propone un gran numero.
Già dalle prime tavole il lettore entra nel cuore della vicenda, narrata con ritmo serrato e cadenze cinematografiche, anche grazie all’uso ripetuto del flashback, che illustra e suggerisce attraverso immagini e sequenze molto suggestive.

La diversità a cui si accennava è dettata dal fatto che non solo non ci sono “buoni”, poiché tutti i caratteri presentati sono dei furfanti, ladri e assassini, ma perché non si può nemmeno pensare a “cattivi” anche solo leggermente apprezzabili, come se fossero mossi da istanze morali o di rivalsa, personale o etica. I cinque protagonisti sono quanto di peggio si potrebbe incontrare in un racconto western, ed i loro soprannomi la dicono lunga sulle peculiarità e caratteristiche che incarnano.

Il Viscido, il Prete, il Capo, il Meticcio e il Rozzo, per avidità, brama di denaro e chissà cos’altro ancora si infilano in una situazione a dir poco pericolosa, disposti anche ad allearsi con nemici della stessa loro risma.
Ma non tutto fila come previsto, così fra pose supereroistiche, ben rese da un tratto grafico tutt’altro che pulito e con abbondanza di nero, richiami ai film di Leone e Kurosawa, atmosfere horror e tavole che alternano inquadrature strette e spazi più ampi, la banda citata si trova a dover affrontare un gruppo di indiani che si mostrano ben più pericolosi di quanto facciano pensare.


L’unico neo che è possibile evidenziare è la non sempre facile riconoscibilità dei volti, a causa dei toni scuri e dell’uso pervasivo di nero, a cui si aggiunge l’ardito utilizzo di un flashback all’interno di un flashback. Quest’ultima soluzione mi lascia perplesso, ma il tentativo di originalità ed il coraggio di osare, messi in campo dagli autori Michele Monteleone, Stefano Marsiglia e Fabrizio Des Dorides, vanno premiati, considerando che la lettura rimane ben più che godibile e l’occhio è deliziato da parecchie tavole ammirabili, lasciando la voglia di ritrovare John Hays e quel che resta dei suoi compari.



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