mercoledì 22 gennaio 2020

Storia di un matrimonio (2019)

Nella rosa di film candidati alla prossima assegnazione degli Oscar è presente uno che mi è molto piaciuto. Si tratta di “Storia di un matrimonio”, con protagonisti Scarlett Johansson e Adam Driver.
Riguardo alla prima, per quanto l'abbia apprezzata in alcune sue prove, mi permaneva l'idea che in fondo avesse una sola espressione modulata per intensità e durata a seconda delle necessità. Il secondo, invece, mi era noto solo per quanto mostrato all'interno della saga di Star Wars, con il suo Kylo Ren non sempre entusiasmante.
Mi sono trovato di fronte a due emozionanti e convincenti interpretazioni, a due attori che hanno messo in scena doti e caratteristiche degne di nota, dando vita ad una sceneggiatura mirabile e in diversi passaggi vicina alla perfezione. I loro personaggi, due coniugi che dopo anni di vita insieme decidono di divorziare, arrivano al pubblico ed al cuore dei caratteri messi in scena, con una attenta ed efficace regia che ne valorizza e stimola doti, visi, posture, voci e recitazione. Al loro fianco “vecchie volpi” del cinema statunitense che sanno svolgere il loro compito mettendosi al servizio della storia e dei protagonisti.

La sfida ingaggiata dal regista Noah Baumbach non era affatto facile, dal momento che i riferimenti diretti sono il bergmaniano “Scene da un matrimonio” e quel mirabile esempio di Cinema che è ancora oggi “Kramer vs Kramer”, con i “mostri sacri” Dustin Hoffman e Meryl Streep. Ebbene “Storia di un matrimonio” riesce ad essere ben più di una alternativa del primo ed un mero aggiornamento del secondo, dal momento che cerca ed efficacemente trova una sua dimensione ed una sua strada.

Tra elementi classici del genere e trovate originali con una inventiva di cui si ha un gran bisogno, Baumbach ha esaltato i suoi interpreti mostrando, con chiarezza ed incisività ma anche con occhio compassionevole, un matrimonio che finisce per una famiglia che rimane tale, due coniugi che si dicono addio per accogliersi come amici di una vita. Teatro nel Teatro, contrapposizioni reali e simboliche, metacomunicazione, inquadrature sorprendenti e suggestive, contrasti intelligenti nelle location e dicotomia interno-esterno mi hanno fatto innamorare di questo film, che scelgo fra i miei preferiti degli ultimi 10 anni.

Lo spettatore può godersi dialoghi attenti che passano dal brillante al drammatico, dall'introspettivo al comico che si aggiungono a piani sequenza coinvolgenti e intensi (almeno uno per protagonista), con più di un rimando a situazioni tipiche del genere ed alcune trovate alla Woody Allen, sempre comunque rivisitate e riscritte per offrire qualcosa di nuovo e diverso. Dimostrazione, questa, che anche se si parte da canovacci e situazioni note al limite del cliché, si può fare un grande film quando ci sono inventiva, talento ed amore per la scrittura e la riscrittura.

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