Titolo: La città dei ladri
Autore: David Benioff
Traduttore: Marco Rossari
Editore: Beat – 2012
Romanzo coinvolgente e intenso, che attraverso una narrazione dal ritmo serrato ed estremamente azzeccato alterna umorismo ed orrore, avventura e testimonianza. I protagonisti, due “fuorilegge” in periodo di guerra, l'uno ladruncolo, l'altro disertore, entrambi involontari e loro malgrado, si vedono assegnati una missione che funga da redenzione: trovare una dozzina di uova per una torta nuziale. Il problema è che lo scenario è la Seconda Guerra Mondiale, esattamente durante l'assedio di Leningrado. Quindi Lev e Kolija, questi i loro nomi, se la devono vedere con Armata Rossa, Nazisti, partigiani, cannibali, prostitute, abitanti di Piter (il nomignolo usato dagli abitanti della città sulla Neva), cani antimine ed altro ancora.
A questo punto l'avventura, fra l'horror ed il picaresco, il ruvido e il grottesco, diviene una sorta di fiaba contemporanea secondo i dettami e le scansioni di quella medievale e delle narrazioni più classiche. Non solo romanzo di iniziazione e di formazione, ma opera di spessore e profondità oltre le pagine più “lievi”, commovente e duro quanto serve. La guerra reale che diviene dimensione astratta in cui narrare l'avventura del giovane popolano a cui viene affidata una missione impossibile, che nessuno prima è riuscito a compiere, con tanto di aiutante magico, orchi da sfidare, fanciulle da salvare, bella da conquistare e il Male da affrontare viso a viso. Così pericolo e morte, paura e fame, ostacoli e trionfo, sebbene amaro, vengono magistralmente dosati da Benioff. Il risultato è che non si vorrebbe lasciare le pagine di questa bella storia così ben scritta ed orchestrata.
È l’inverno del 1941 a Leningrado. La città è sotto l’assedio delle truppe tedesche e i suoi abitanti non hanno mai patito tanta fame. Per Lev, diciassette anni, naso grosso e capelli neri, e Kolja, giovane cosacco con la faccia impertinente, la fame, tuttavia, è ben poca cosa rispetto a quello che li aspetta. Lev ha rubato il coltello a un paracadutista tedesco morto assiderato e Kolja ha avuto la brillante idea di disertare. Reati gravissimi in tempo di guerra, per i quali la pena prevista è una sola: la fucilazione. Dopo qualche giorno trascorso in un cupo carcere sulla Neva, i due si ritrovano al cospetto di un colonnello dal collo taurino e le stelle ben in vista sulle mostrine. Il colonnello dapprima li squadra, poi li invita a seguirlo fino ai margini del fiume. Sulla Neva ghiacciata una ragazza, capelli corvini legati in uno chignon morbido, pattina esibendosi in piroette strette e veloci. È sua figlia e sta per sposarsi. Un matrimonio vero, alla russa, con musica e danze e… un solo problema: la torta nuziale. Ci sono lo zucchero, il miele, la farina e tutti gli altri ingredienti, ma mancano le uova, una maledetta dozzina di uova introvabili in tutta Leningrado per gli eroici soldati dell’Armata Rossa, ma non forse per una volgare coppia di ladri… (da neripozza.it)
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