sabato 27 luglio 2013

Didascalis, oltre lounge e chill out


Confesso che quando sento termini come lounge e chillout mi prudono le mani, ovvero scatta in me un certo nervosismo e fastidio. Questo perché, ormai, complice un certo imbarbarimento dei costumi e la dilagante stupidità delle genti che frequenta bar e ristoranti, la musica lounge ed il chillout, persi la loro dignità, vengono di fatto associati ad aperitivi e happy hour.

Smarrita la funzione di accompagnamento delle visioni di film, o di stimolo di sensazioni e momenti di convivialità soft, capita che queste sonorità mi stimolino soltanto la visione di giovani (e meno giovani) uomini e donne che si ingozzano di pizzette, piatti di pasta fredda, insalata di riso (orrore gastronomico!!), olive e capperi ingollando bicchieri ricolmi di beveroni dai colori tanto variegati quanto improbabili. Questi fenomeni da baraccone, che si credono dei veri divi e delle fighe da competizione, si aggirano per street bar e luoghi di ritrovo alla moda pavoneggiandosi con il nuovo I-Phone o sfoggiando pettinature e incarnati da circo Barnum, con in mano bicchieri di varie fogge e rimpinzandosi delle peggio schifezze presenti sui banconi.

Ora il mio biasimo non è rivolto alla corsa alle vivande, poiché, considerando quanto ti chiedono per uno spritz od un negroni, mangiare come se non ci fosse un domani è quantomeno condivisibile, bensì mi colpisce il fatto che i gestori di questi covi di banditi dispensatori di bevande si impegnino anche a scegliere e selezionare la “musica di sottofondo”, come se agli avventori fregasse veramente qualcosa e ci fosse qualcuno, fra i pagliacci che bevono compulsivamente qualunque intruglio dal nome evocativo, veramente in grado di apprezzare i brani e le musiche proposte.

Recentemente, vinta una certa personale reticenza, ho avuto l’occasione di ascoltare in Rete i brani che compongono l’album “Enjoy My Wrong Shoes“, ad opera del progetto Didascalis. Mi era stato proposto come un’opera chill-out e come tale mi sono apprestato ad ascoltare i 13 brani che lo compongono. Sembrava dovesse risolversi tutto in un omaggio ai Depeche Mode (in simpatica coincidenza con il tour italiano) ed in una serie di cover, più o meno riuscite, di famosi brani della band inglese.


Ma la sorpresa era dietro l’angolo! Dimentichiamo il chill-out da struscio del venerdì. Le versioni proposte sono accattivanti e gradevoli all’ascolto, anche ripetuto e senza l’intervento di alcool o altre sostanze. Viene creato un interessante intreccio di sonorità, che stimolano una sensazione di piacevolezza.

Spesso, nel caso di omaggi e cover, si oscilla fra buona tecnica, che tenta di imitare l’originale, e velleitari tentativi di “riscrivere” le canzoni. Nel primo caso, se tutto va bene, si viene intrattenuti e si gode nel sentire brani conosciuti e riproposti con “mestiere” e con onestà, nella seconda possibilità sovente ci si infastidisce ed il malumore ci rovina la serata.
L’album “Enjoy My Wrong Shoes“ invece tenta una terza via: le canzoni si vestono di un taglio completamente nuovo, reso personale da chi esegue i brani, con suoni accattivanti che si mescolano per donarsi all’ascolto. Impossibile dimenticare gli originali, per carità, ma abbandonando fondamentalismi e ricerca di purezza a tutti i costi, l’ascolto ne guadagna e ci si sorprende, positivamente, di gran parte delle scelte.

Chi scrive non è propriamente un fan dei Depeche Mode, ma conosce pressoché tutti i brani della track list (tra cui è compreso un interessante inedito originale a firma Didascalis), questo principalmente a causa di una adolescenza e gioventù onnivora ed un po’ disperata. 

Enjoy The Silence” e “Walking In My Shoes“, per rimanere fra i cavalli di battaglia, ad esempio vengono reinventati, se non stravolti, per divenire “altro” dalla loro versione originale, in modo gradevole, che ripaga dell’ascolto. In particolare il secondo brano viene presentato in due versioni: quella a me più gradita è la traccia 12 (la più lunga) dove accordi e sonorità sono talmente lontani dalla versione “classica” da guadagnarsi vita autonoma.

Persino in brani più “semplici” la voce e gli strumentisti fanno alla grande il loro lavoro: mi riferisco a It’s No Good, che beneficia di un arricchimento e di un lavoro di rielaborazione che esalta quello che, nei fatti, è un pezzo tanto amato quanto “povero”.


I pezzi che più ho apprezzato sono quelli in cui la voce di Davide Marani (questo il nome che si cela dietro Didascalis) è accompagnata da tromba, contrabbasso o sassofono, passando da suggestioni jazz a elementi swing che solleticano la fantasia. Mi ha convinto meno la seconda voce, femminile.

L’omaggio, dichiarato, è completo e si risolve in un atto d’amore, quasi come fosse un obbligo di riconoscenza da parte di chi ammette di essere cresciuto, tanto come uomo che come artista, attraverso la musica dei Depeche Mode. Ma lo fa non ricalcando, bensì rielaborando una eredità e facendola vivere di una nuova vita, con rispetto ma anche con la libertà e la consapevolezza di chi sa coniugare tecnica e sentimento


Insomma Enjoy My Wrong Shoes“, quarto album a firma Didascalis, ammorbidisce o sottolinea i brani originali, esaltandone alcuni pregi o, di contro, abbandonando la versione dei Depeche Mode per farli divenire nuova creazione con nuove firme. Estetismi sonori qua è la rischiano di appesantire l’ascolto, ma non è obbligatorio ascoltare i brani in un’unica sequenza, anzi il mio consiglio è di scomporre la track list a proprio costume ed uso.

Questo basterà per fare di me un appassionato di suoni soft, tra elettronica e richiami a bossa nova e jazzy music? Non credo, ma sarebbe un peccato se questi brani finissero per fare solo da sottofondo ad eccessi etilici di strappone ipertruccate, playboy in tono minore, ragazzine con ego ingiustificabile o figli di papà maniaci di palestra e centri abbronzatura!

Enjoy My Wrong Shoes“: prodotto, arrangiato, suonato, cantato e concepito da Davide Marani.

Collaborano: Valentino Bianchi sax soprano; Francesca ‘Frensy’ Castorri vocals e backing vocals; Gionata Costa violoncello; Andrea ‘Andy G’ Guerrini trumpet, muted trumpet e brass section; Mauro Mosciatti chitarra elettrica.


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