Titolo: Un Corpo nel Lago
Autore: Arnaldur
Indriđason
Traduttore: Cosimini Silvia
Editore: Guanda – 2009
Si può definire un libro
con due storie: una è quella ambientata nel presente dove l’ormai familiare Erlendur è nuovamente alle prese con un
caso tanto strano quanto apparentemente irrisolvibile, l’altra si svolge negli anni 60 a Lipsia, ovvero in quello che
era uno dei centri più importanti a livello scientifico, di studio e ricerca
nella DDR.
Forse non propriamente e
solamente un giallo, anche se in
fondo gli ingredienti ci sono e messi al posto giusto. Un vecchio omicidio scoperto per caso, una storia
d'amore con tratti dolorosi, elementi di spionaggio
da guerra fredda, resi con una scrittura meditata, lenta e allo stesso
tempo intensa, che rende gli avvenimenti narrati credibili e coinvolgenti.
I flashback in anni “pre caduta del Muro” mi hanno intrigato molto,
dato che sono sensibile ed affascinato da quella porzione di storia recente che
stiamo dimenticando, senza averla studiata seriamente, quindi “Un corpo nel lago” non ha potuto non
conquistarmi.
Indriđason riesce
a trasmettere il dolore della perdita, il tormento di cercare risposte e
spiegazioni che si sa bene non saranno sufficienti a consolare chi resta. Inoltre,
elemento non secondario per la mia sensibilità, l’utilizzo di protagonisti
giovani e idealisti e di altri cinici e calcolatori cattura con maestria il
lettore, portandolo anche a conoscere il ruolo, per lo più sottovalutato, che
la lontana Islanda ricoprì all’interno
del braccio di ferro fra Est ed Ovest in Europa nella seconda metà del secolo
scorso.
Uno
scheletro spunta dalle acque del lago Kleifarvatn, a sud di Reykjavík, nel
punto in cui il bacino si sta prosciugando per cause non chiarite e la sabbia
rivela i suoi segreti. A trovarlo è una giovane idrologa addetta ai
rilevamenti: la polizia, al telefono, inizialmente pensa a uno scherzo. Si
tratta dei resti di un uomo, databili intorno agli anni Sessanta del Novecento.
Lo scheletro è legato a uno strano apparecchio di fabbricazione sovietica, in
apparenza una ricetrasmittente. Nel cranio c'è un foro, grande come una scatola
di fiammiferi. Omicidio o suicidio? Delle indagini è incaricato il solitario e
spigoloso agente Erlendur Sveinsson, che per ragioni personali è ossessionato
dai casi di persone scomparse, soprattutto se ignorati dai più e lontani dai
clamori della stampa. Come sempre, Erlendur è affiancato dai colleghi Sigurður
Óli ed Elínborg, mentre nell'ombra lo aiuta il suo ex capo, Marion Briem, ormai
in pensione. Gli indizi sono scarsi, le tracce confuse, tuttavia un elemento
decisivo emerge con forza: la scomparsa dell'uomo è collegata in qualche modo a
una rete spionistica del Patto di Varsavia, che operava ai tempi della Guerra
fredda, quando il territorio islandese era considerato strategico dal punto di
vista militare e ospitava una grande base NATO americana. Ma lo spettro del
comunismo si aggira ancora per l'Islanda? Per trovare la risposta, Erlendur
dovrà disseppellire rancori mai sopiti, ideologie tradite e amori
indimenticati. (da ibs.it)
Nessun commento:
Posta un commento