Qualche giorno fa ho letto sulle pagine di uno dei maggiori social network una serie di opinioni e giudizi su “Chiamami col tuo nome”, il film di Luca Guadagnino del 2017. Una parte non secondaria di chi ne ha scritto esprimeva perplessità e scarso entusiasmo per l'opera. Alcuni, con una certa dose di sicurezza e impellente desiderio di comunicare, giungevano a dire che fosse noioso, molto noioso, uno dei film più noiosi che avessero visto.
Non posso sapere quali film siano soliti vedere i soggetti in questione, perciò non sono in grado di valutare se “Chiamami col tuo nome” sia effettivamente da annoverare fra i più noiosi a cui abbiano rivolto la loro attenzione, ma io non lo considero tale.
Parto dal fatto che il suddetto film non è effettivamente un capolavoro, ammesso che qualcuno di noi comuni spettatori sia in grado di riconoscere un capolavoro quando se lo trova davanti (e non ci sia qualcuno di cui per qualche motivo ci fidiamo che ci dica lo sia o la moda del momento usi tale definizione per quel qualcosa), ma non ritengo sia da definire “noioso”.
Ha momenti calligrafici, qualche eccesso estetizzante, ma questi ci stanno nel complesso di un'opera che può vantare una certa attenzione, una cura vicino al maniacale, nella costruzione dell'immagine, nell'evocazione delle atmosfere e nella coinvolgente sceneggiatura, questa a firma di James Ivory. Guadagnino e Ivory mostrano padronanza e tecnica nella composizione e presentazione del soggetto e dell'intera opera. Se per il maestro statunitense non era possibile avere dubbi (oscar per questo film, tra l'altro), meno facile sarebbe stato scommettere su Guadagnino. Invece possiamo ammirare competenza ed efficacia nei meccanismi narrativi ed espositivi e conoscenza di quello che può arrivare allo spettatore.
Non entro nella questione dei temi e messaggi dell'opera, che sono più o meno evidenti o consoni alla sensibilità di chi effettivamente l'ha vista, ma ciò che mi preme è sottolineare è che il racconto di ciò che accade al protagonista è ben preparato e presentato. Riesce a mettere in scena, bene, sentimenti ed eventi. Coinvolge e colpisce nei momenti e punti narrativamente e biograficamente adeguati, anche con qualche perdonabile indulgenza e un pizzico di manierismo. Ha un ritmo meditato e dialoghi da seguire con attenzione, per quanto sono calibrati e dosati, le immagini richiedono pacatezza e vigile rilassatezza, ma “Chiamami col tuo nome” non mi ha annoiato.
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