Tra i migliori albi di questa serie, senza dubbio.
Non lo definisco il migliore perché anche il
precedente curato dalla stessa coppia sceneggiatore-disegnatore, “La
Redenzione del Samurai”, ha motivo di concorrere per il primato, ma la
lettura di questo albo n.15 de “Le Storie” è qualcosa che dona
soddisfazione, piacere e godimento per gli occhi ed il cuore.
Roberto Recchioni ai testi e Andrea Accardi ai disegni
propongono una vera e propria gemma che risplende in quest’ultimo mese
dell’anno. “I Fiori del Massacro” è allo stesso tempo una storia
d’avventura, un romanzo di formazione per immagini ed una lezione di stile
grafico e di composizione.
Una sceneggiatura che conquista e non teme di
sorprendere il lettore, tanto bella e ben orchestrata da fare quasi rabbia, che
si integra al meglio con le tavole di un immenso Accardi, che ci
presenta tanti particolari, interni ed esterni, volti e paesaggi in modo
minuzioso e con rara maestria. La sceneggiatura
è tanto solida, trascinante e divertente, quanto la componente grafica si
esprime a grandi livelli. Una fascinosa
protagonista, che ci offre una storia di vendetta tramite un continuo
susseguirsi di eventi, tra momenti di contemplazione e riflessione e folgoranti
passaggi di pura azione.
Da
apprezzare come in casa Bonelli si stia dando la possibilità a
sceneggiatori e disegnatori di esprimersi con grande libertà e fantasia,
andando anche oltre il classico ed il consueto. Recchioni, in
particolare, si prende diverso spazio, puntando decisamente verso dialoghi asciutti,
scarni ma dannatamente efficaci, con evidenti richiami ad un dinamismo ed a tempi
drammaturgici di stampo cinematografico. In questo è ottimamente supportato
da Accardi che si concede parecchi lussi grafici e nella costruzione
delle tavole. Personalmente trovo la protagonista veramente convincente e degna
di una “miniserie”, anche grazie alla figura del vecchio samurai cieco, già
proposto ne “La Redenzione del Samurai”, carattere che ormai anche da noi è
conosciuto tramite “Zatoichi” di Takeshi Kitano.
“La nobile Jun ha visto il padre morire suicida per il
proprio onore, denunciando la corruzione della corte. Di fronte al suo sangue,
i dignitari e il Daimyo hanno, però, riversato solo scherno e disprezzo… Prima
che lei stessa soccomba alla vergogna e all’autodistruzione, la voce del
samurai errante Ichi si alza per consigliarla: chi ride davanti all’altrui
sacrificio non merita il trionfo, ma piuttosto di assaggiare la spada della
vendetta!” (immagini e sinossi da Sergiobonellieditore.it)
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