martedì 31 dicembre 2013

I Peggiori del 2013


I Peggiori del 2013

Molti, in modo anche elegante e molto accattivante, verso la fine dell’anno presentano una lista dei Migliori.

I migliori film visti o usciti, i migliori libri letti o pubblicati e così via, passando per canzoni, posti visitati, spettacoli o concerti. È un modo simpatico di fare un consuntivo, di esprimere le proprie preferenze e parlare di sé attraverso esperienze e gusti personali.

Vorrei partecipare anch’io a questo “gioco”, ma un po’ per pigrizia ed un po’ per il gusto di fare una cosa più personale e magari “diversa”, presento una brevissima lista dei miei Peggiori del 2013.

Ovvero il peggior film che ho visto quest’anno, il fumetto (singolo albo) che reputo il peggiore letto ed il libro più brutto che ho avuto tra le mani in quest’anno che volge ormai al termine (la frase più brutta e scontata che potevo scrivere!).

Peggior Film: Beyond Borders – Amore senza confini, di Martin Campbell (2003)


Trama da cinematografo.it: Una giovane e brillante donna appartente alla borghesia benestante di Londra, conosce, per caso, un'organizzazione umanitaria impegnata in prima linea in tutto il mondo. Sconvolta per essere stata catapultata, all'improvviso, dal mondo ovattato della Londra-bene a scenari disastrosi, finisce per innamorarsi del medico-avventuriero che le ha aperto gli occhi.

Film brutto sotto ogni aspetto. Personaggi che non risultano credibili, con due attori (Clive Owen e Angelina Jolie) in pessima forma, che si barcamenano in una storia d’amore stucchevole che in più passaggi risulta ridicola quando non patetica. Regia pessima e sceneggiatura ridicola. Guardato in TV, insieme a chi mi sopporta ogni giorno, casualmente approfittando del fatto che i nostri impegnativi figli si erano addormentati presto e senza capricci.

Peggior Fumetto: Sulla Pelle – Dylan Dog n.326


Trama da sergiobonellieditore.it: I disegni possono uccidere? È questo l’enigma col quale Dylan è alle prese quando a Londra si verificano una serie di omicidi compiuti da ragazzi i cui corpi sono completamente coperti da tatuaggi tribali. Per risolvere il caso, l’Indagatore dell’Incubo deve risalire all’inquietante figura del polinesiano Tehamaru e fare luce sul suo oscuro passato.

Ho ricominciato ad acquistare e leggere Dylan Dog da pochi mesi, soprattutto grazie al “nuovo corso” annunciato dalla casa editrice milanese e che vede coinvolto Roberto Recchioni. Questo albo non mi è piaciuto per niente! Troppi “spiegoni” che annoiano e peggiorano la lettura di una storia con una sceneggiatura per nulla convincente, logorroica e basata su un soggetto debole e poco stimolante. Inoltre i disegni non aiutano e sono troppo distanti dallo stile della scrittura, portando ad un risultato che scontenta su tutta la linea.

Peggior Libro: Batista, di Nicola Di Camillo, Foschi Editore (2006)


Trama da foschieditore.com: Batista racconta di un viaggio in macchina verso il sud della Spagna. Di quattro amici che dopo i primi esami universitari partono insieme alla volta di Cadice e dell'età adulta. Qualcuno parte senza sapere che fare del proprio futuro, qualcun altro ha il futuro già scritto in un figlio che sta per arrivare. E c'è chi il futuro lo troverà tra corride e donne che ballano il flamenco. Sarà sulla spiaggia di Cadice che il viaggio si concluderà, in una grande festa catartica dove, tra daiquiri, bloody mary, sbronze e scazzottate, qualcuno troverà finalmente la sua grande Onda...

Acquistato pressoché per caso, insieme ad altri della stessa casa editrice, in occasione di una “promozione” estiva. Il tema ed il soggetto di un romanzo “on the road” non è propriamente originale, ma comunque può essere ben sviluppato e risultare intrigante e coinvolgente. A dire il vero le prime pagine sono accattivanti e, con astuzia, ammiccano al lettore sia giovane che più maturo, che può ritrovare alcune tracce delle proprie esperienze personali. Poi, però e forse inevitabilmente, l’autore si intestardisce su passaggi stucchevoli e ripetitivi, che con il fine di coinvolgere giungono però ad irritare ed infastidire, tra richiami a Baricco e velleità alla Bukowski. Diverse pagine mi sono risultate vuote e poco convincenti, fra sbornie, feste, amori fugaci e al limite dell’idiozia. I passaggi scritti poco bene e con scarsa vena di solito non mi risultano sempre fastidiosi, ma in questo caso l’autore si compiace troppo di se stesso e delle vicende che racconta, tentando di fare arte quando semplice ed onesto “mestiere” sarebbe stato sufficiente e gradevole. Insomma ci crede troppo e finisce tutto “in vacca”, come nel romanzo, che ha l’ulteriore ed imperdonabile colpa di voler anche concludersi con una sorta di riflessione morale o qualcosa di simile.

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