Titolo: La Voce
Autore: Arnaldur Indriđason
Traduttore:
Cosimini Silvia
Editore:
Guanda – 2008
Analisi introspettiva, atmosfera molto curata,
personaggi che entrano in “punta di piedi” in una trama che sembra procedere un
po’ troppo lentamente.
Elementi che potrebbero essere, allo stesso tempo,
punti deboli e motivo di successo.
Personalmente ho apprezzato questa indagine dell’agente
Erlendur di Reykjavik, sebbene la consideri leggermente al di sotto delle
due precedenti che ho letto (“Sotto la città” e “La signora in verde”). L’ambientazione
natalizia, in un luogo chiuso sebbene “fecondo” come un hotel, rende molto
triste la vicenda, le vicissitudini personali del protagonista e di quella che
è la vittima caricano ancora di più di angoscia e tristezza le pagine di questo
giallo nordico, ulteriore prova di una certa vitalità e comunque varietà
del genere a quelle latitudini.
A mio parere non sarebbe adatto a chi predilige
ritmo serrato e un’indagine senza pause, poiché, invece, siamo di fronte ad una
serie di indizi che solo verso la fine svelano la loro importanza e il ruolo
che hanno nel fine gioco di rimandi tra presente e passato,
nell’intricato accumularsi di elementi e notizie che sviano il lettore,
riuscendolo nel medesimo istante ad attirarlo. Come già detto l’indagine offre
la possibilità per riflessioni profonde sui rapporti familiari, sugli islandesi
sulle loro problematiche. Non a tutti potrebbe fare piacere, ma Arnaldur
Indriđason scrive così.
Arnaldur Indriđason |
Mancano pochi giorni a Natale e nello squallido
seminterrato di un grande albergo di Reykjavik viene ritrovato il cadavere di
un uomo vestito da Babbo Natale e con i pantaloni abbassati. Si tratta del
portiere dell'albergo, che sotto le feste si travestiva per divertire i piccoli
ospiti. Nella sua misera stanzetta vengono rinvenuti alcuni vecchi dischi in
vinile e un poster di Shirley Temple. L'indagine si rivela molto difficile fin
da subito per l'agente Erlendur, costretto a confrontarsi con la serie di grotteschi
personaggi che popolano l'albergo, e con il marcio nascosto dietro la facciata
di irreprensibilità ed eleganza. Ma la rivelazione più scioccante sarà il
passato della vittima, un ex bambino prodigio, solista nel coro delle voci
bianche di Hafnarfjòrdur, che aveva anche inciso due quarantacinque giri a
tiratura limitata, diventati ora una rarità di inestimabile valore per i
collezionisti. (da ibs.it)
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