Titolo: Cani Neri
Autore: Ian McEwan
Traduttore: Susanna Basso
Editore: Einaudi – 1995
Ho apprezzato la riflessione sul rapporto fra i
ragazzi, poi adulti, che si innamorano negli anni 40 e si accompagnano
durante la loro vita. Somiglianze e vicinanze, discordanze e allontanamenti.
Ciò che mi rende ancora più interessante quest'opera è l'analisi, o il
tentativo di analisi, il ragionamento su un passaggio storico, quale la
"caduta" ed il "crollo" dei governi che si ispiravano, o
avrebbero dovuto ispirarsi, al socialismo reale.
I cani neri sono una efficace metafora del
male che si è liberato. Male che si è diffuso ed ha invaso l'Europa, ingannando
buona parte di noi e di chi ci prospettava un periodo di pace e prosperità per
tutti. Avendo letto il libro diversi anni fa, questa sensazione di
"profezia" suggerita da parte di Ian McEwan mi si è accentuata.
Jeremy, il protagonista, ha perso i genitori a otto anni in un incidente stradale: da allora è in cerca di sostituti che trova nelle figure di June e Barnard, i genitori della ragazza che ha sposato. Da questo momento il romanzo diventa la storia di June e Barnard. Il loro incontro, il loro amore e la fede di entrambi nell'ideale comunista. Poi la disgregazione del loro rapporto che nasce da inconciliabili modi di credere e vedere la vita. A Jeremy che vuole trovare la chiave di queste due esistenze resterà l'eterno dubitare su chi dei due ha un approccio vincente con la vita. (da IBS.it)
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