Titolo: Tramonto di un cuore
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: Berta Burgio Ahrens
Editore: Garzanti - 2015
L’immagine
scelta per la copertina (un particolare
di “Signora con ventaglio” di Gustav Klimt) potrebbe risultare fuorviante,
ma l’ambientazione della storia raccontata (anni
20 del 900) e la comprensibile necessità di attrarre potenziali lettori mi
fanno pensare che si riveli adeguata.
La
definisco fuorviante perché questo racconto
ci mostra e ci descrive, in modo implacabile, duro, ma al medesimo tempo
scorrevole e coinvolgente, quanto di più lontano dalla leggerezza e serenità
ispirata dalla figura femminile ritratta possa essere vissuto da un uomo.
“Tramonto di un cuore” fin dal suo incipit,
che considero uno dei migliori, dei più incisivi che ricordo di aver letto, ci
fa entrare nel vortice di pensieri e sensazioni del protagonista, il tarchiato agente
di commercio signor Salomonsohn, e
del suo autore, l’austriaco Stefan Zweig.
Attenzione
alla resa della psicologia del
protagonista, sia all’interno della riflessione su sé stesso, sia nella
rappresentazione del suo rapporto con gli altri, la moglie e l’adorata figlia
in particolare. È proprio la figlia ad innescare l’irreversibile processo di auto annullamento e “abbruttimento” del padre, sconvolto
dallo scoprire che la sua “bambina”, quella che gli aveva donato un’altra vita,
ha segreti da nascondere e, cresciuta, non rientra più nella sua visione di
genitore dedito alla felicità filiale.
Una
prova di sintesi drammaturgica che giunge direttamente al lettore ed ai suoi
piccoli e grandi “drammi”.
“Una notte, il vecchio
Salomonsohn, ricco borghese austriaco in villeggiatura a Gardone, sorprende la
figlia mentre esce dalla stanza d'albergo di uno sconosciuto. Padre amorevole,
egli ha consacrato ogni sforzo, ogni momento della propria vita ad assicurarle
un futuro agiato. Ma ora, ossessionato da immagini di grottesca promiscuità, è
incapace di accettare ciò che la sua mente, in un furioso ritornello, continua
a ripetergli: sua figlia è cresciuta, è ormai una donna. E più Salomonsohn
rifiuta di parlarne, più, dentro di lui, si fa strada un violento senso di
rivalsa. Solo, abbrutito, preda di un'avarizia dei sentimenti ancor prima che
dei beni materiali, il vecchio padre precipita in un baratro di livida
impotenza, incapace sia di recuperare il rapporto con la figlia, sia di
chiedere ragione a chi gliel'ha rapita.” (da garzantilibri.it)
Hai letto Rachele litiga con Dio, sempre di Zweig? E' pubblicato insieme a Gli occhi dell'eterno fratello nel libro omonimo, pubblicato parecchi anni fa da quella piccola casa editrice di Pordenone, la Est se non sbaglio. E' splendido! :-D (Questo invece mi sembra troppo pieno d'angoscia per poter rientrare tra le mie prossime letture, ma grazie per la segnalazione...)
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