Gianmaria Contro, curatore della
serie, firma la sceneggiatura dell’albo n.34, “L’Innocente”, e probabilmente mostra senza alcuna possibilità di
dubbio lo spirito de “Le Storie”. Non abbiamo tra le mani una possibile
miniserie costretta ad essere ridotta ad una uscita unica, tantomeno siamo di
fronte ad un personaggio e ad una storia retrocessa, per così dire, da serie
regolare a fugace apparizione. La storia presentata è unica e conclusa,
pressoché perfetta nell'omaggio ai classici
ottocenteschi del gotico e dell’orrore.
Un
soggetto “classico” reso con grande efficacia e precisione nella ricostruzione di atmosfera,
ambientazione, personaggi e temi. Suggestivo, rodato e perciò perfettamente
fruibile e stimolante l’incipit dell’albo,
che si apre con il finale e procede a ritroso, nella migliore tradizione del
genere, con felici riferimenti alla narrativa ed al cinema, anche per quanto riguarda la cadenza, la presentazione ed il "montaggio" delle scene
Le
didascalie vengono usate al meglio,
per dettare i tempi, riassumere eventi, illustrare stati d’animo ed emozioni,
mai pesanti o fuori luogo, tanto che contribuiscono ad accentuare la sensazione
di leggere un romanzo sullo stile
della narrativa 19° secolo. Niente “spiegoni” insomma!
La
voce narrante ed il relativo personaggio
rendono bene, sia dal punto di vista narrativo e di ritmo che da quello di
accompagnamento alla vicenda. I caratteri
presentati sono riconoscibili e chiari, quasi, nella più positiva accezione
del termine, prevedibili, ma la padronanza e la sapienza con cui sono
tratteggiati affascina il lettore, che fatica a non farsi coinvolgere e a
desiderare di procedere nello sfogliare le pagine. E a quel punto tornano in soccorso
le didascalie a cui si accennava, che rallentano il ritmo e accarezzano il
lettore invitandolo a gustare le parole
e le immagini. I testi sembrano
effettivamente tratti da un romanzo di genere e i disegni sembrano trovare
giusta collocazione in questo “L’Innocente”,
come forse difficilmente potrebbe accadere con altre differenti atmosfere e
tematiche.
D’altra parte anche nella precedente prova di Francesco Ripoli in questa serie, il numero 11 “Il Lungo Inverno”, il mistero, l’indefinito e la indeterminatezza
nel distinguere il vero dal falso, il reale dall'onirico-allucinatorio la facevano
da padrone. Un certo gusto amaro rimane tra le pagine, ma in fondo è un bene,
giacché solo le storie valide lasciano qualcosa nell'animo di chi legge.
Ultima
nota per la copertina di Aldo Di Gennaro,
tra le migliori proposte, per costruzione della scena, impostazione e resa
grafico-illustrativa del tema dell’albo.
Inghilterra del
Nord, 1827. Il villaggio di Coltonbridge sonnecchia sotto una pioggia che pare
eterna, all’ombra dell’antica magione dei Kilgorne. Gravi lutti si sono
abbattuti sulla casata e tutto sembra oppresso da un’aura di decadenza… Ma,
oltre il velo della malinconia, fermentano forze ben più temibili. Una presenza
spettrale sta per manifestarsi. Una presenza che terrorizza e… uccide! (da
sergiobonelli.it)
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