Titolo: Sovvertimento dei
sensi
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: Berta Burgio
Ahrens
Editore: Garzanti - 2015
"Del più gran
segreto del mio sviluppo spirituale il libro non dice una parola: per ciò mi
misi a sorridere. Tutto vi è detto bene, ma l'essenziale manca. Mi descrive, ma
non mi spiega. Parla di me, ma non mi rivela. L'accurato registro contiene
duecento nomi: ma ne manca uno, quello da cui ebbe vita l'impulso creativo, il
nome di chi determinò il mio destino e che adesso mi richiama con forza alla
mia gioventù. Di tutto fu detto, eccetto che di chi mi diede la parola e
attraverso il cui fiato io parlo: e mi sentirei colpevole se vigliaccamente
continuassi a tacere".
Torno
a proporre un’opera di Stefan Zweig,
autore che credo possa ambire ad occupare un po’ di spazio nel mio cuore, o
comunque nei miei pensieri.
Il
suo stile elegante, a tratti “alto”, in questo “Sovvertimento dei sensi” reso ancora più affascinante dall’impegno
di Berta Burgio Ahrens nella traduzione, mi soddisfa e mi raggiunge per donarmi
appagamento e allo stesso tempo lasciarmi con il desiderio di gustare altre
pagine, così dense e coinvolgenti. In merito alla scrittura mi permetto di
aggiungere che la scelta di una certa cura nel tradurre un autore raffinato
come Zweig, con momenti narrativi al limite del solenne ma che possono essere
resi “alla portata” di tutti senza tradirne l’essenza, può consentire di
rendere maggiormente fruibili le sue opere, anche all’attuale popolo di lettori
e aspiranti, auspicabili tali.
Stefan
Zweig riesce a basare la sua narrazione unicamente sul vissuto del protagonista, del cui monologo il romanzo è costituito,
creando un coinvolgente ritmo narrativo, che pone il lettore ad assorbire una
serie di eventi e dinamiche intime e private dei personaggi presentati.
I
“fatti” e gli avvenimenti passano ad un certo punto in secondo piano, per
lasciare l’onore della ribalta alle reazioni
emotive ed alle esperienze e vicende psicologiche che quegli stessi
fatti ed avvenimenti hanno generato nella profonda umanità ed individualità di
chi si trova a viverle.
A
conti fatti ci si trova di fronte ad un breve romanzo di formazione, nella tradizione del Bildungsroman di liceale memoria, dove Zweig, abilmente e
finemente, riesce a proporre il tema del desiderio e dell’amore, dell’impossibile
convivenza fra passione e morale, con al centro l’incontro di un giovane
studente con un appassionato professore di letteratura. L’omosessualità doveva essere una questione delicata da proporre
alla metà degli anni 20 del novecento, per cui la mia ammirazione aumenta,
soprattutto per la maestria nel presentare e analizzare desiderio, conflitto,
turbamento e senso di colpa che compongono una ardente passione, dotata di irreprimibile
e a tratti oscura forza.
Mi sono immaginato quale ambientazione una città come Heidelberg, sede della più antica università tedesca |
Nella Berlino di
inizio Novecento, il giovane Roland de D. vive perso in un turbine di
dissoluzione e oblio. Fino a quando suo padre decide di iscriverlo alla piccola
università di una sonnolenta città di provincia. Qui Roland si appassiona alle
lezioni di un rispettabile e affascinante professore di letteratura. Il
professore accoglie benevolmente il giovane e tra i due si sviluppa un rapporto
intimo e amichevole, ma anche profondamente contraddittorio, sconvolto dagli
improvvisi cambi d'umore del professore che sempre più spesso ripudia il
giovane protetto. Roland è disorientato, non comprende il motivo di questa
"confusione dei sentimenti" che, presto, diventa un doloroso tormento
interiore. Ne capirà il motivo solo all'indomani di una sconcertante
rivelazione del suo mentore. (da ibs.it)
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