venerdì 10 aprile 2020

Le parole di Cristo sulla croce

J. Haydn, Le ultime sette parole di Cristo sulla croce
Gli ultimi momenti della vita terrena di Gesù vengono oggi ricordati nella liturgia cristiana, in vari modi e attraverso diverse manifestazioni, di stampo prettamente religioso ma non solo. Diversificate sono le rappresentazioni artistiche e culturali, teatrali ed espressive legate alla sofferenza ed agonia di questa figura.
Specificatamente, le ultime ore di vita di colui che è stato individuato come “figlio di dio”, in musica sono al centro di innumerevoli composizioni, alcune delle quali traggono con esattezza il testo dal racconto dei Vangeli e diventano uno specifico genere musicale, la Passione appunto, le più famose delle quali sono quelle bachiane.
"Salita al Calvario, Giotto - Cappella degli Scrovegni, 1303-05"

La maggior parte di queste opere usa il mezzo vocale e lo spazio sonoro della parola come espressione necessaria alla descrizione di azioni e sentimenti. Vere e proprie narrazioni insomma, con versi e parole presi direttamente dai testi sacri. Differente è il caso dell'opera che propongo in questa sede e all'ascolto della quale invito.
Si tratta di una caso in cui, invece, lo spazio e l'elemento verbale non sono presenti, volutamente negati ed in cui alla “sola” musica strumentale si affida il compito della narrazione. Si torna indietro al Venerdì Santo del 1786, quando per la prima volta si eseguì la "Musica instrumentale sopra le 7 ultime parole del nostro Redentore in croce ovvero Sette Sonate con una introduzione ed alla fine un Terremoto".

Autore è Joseph Haydn, che aveva ricevuto una particolare commissione da parte del canonico della Cattedrale di Cadice, ovvero comporre una musica che si adeguasse e si armonizzasse con il rituale proposto in quella sede. Tale rituale prevedeva ritmi e momenti di vuoto da riempire, appunto, con la musica.
Nello specifico, ad Haydn venne chiesto di scrivere un totale di 9 brani strumentali, 7 dei quali si ispirassero ad altrettante frasi pronunciate dal Cristo morente secondo la tradizione dei Vangeli. Ad incorniciare le sette frasi, una introduzione e una conclusione, il terremoto che secondo i Vangeli segue il momento in cui il Cristo spirò.
Il risultato, composto per un’orchestra piuttosto numerosa, dovette essere apparso allo stesso Haydn una prova convincente, poiché ne realizzò ben altre tre versioni: due per sopperire ad esigenze strumentali ed economiche ridotte (una per quartetto d’archi e una per tastiera sola) ed una, la più tarda, che fornisse a quella musica l’unica cosa mancante, ossia l’elemento verbale con il suo strumento, la voce.

Joseph Haydn
Die sieben Worte unseres Erlösers am Kreuze (Le ultime sette parole del nostro Redentore sulla croce) – versione per orchestra
- Introduzione (Maestoso e adagio)
- Sonata I: Pater, dimitte illis quia nesciunt quid faciunt (Largo)
- Sonata II - Hodie mecum eris in Paradiso (Grave e cantabile)
- Sonata III - Mulier, ecce filius tuus (Grave)
- Sonata IV - Deus meus, Deus meus, utquid dereliquisti me? (Largo)
- Sonata V - Sitio (Adagio)
- Sonata VI - Consummatum est (Lento)
- Sonata VII - In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum (Largo)
- Il terremoto (Presto e con tutta forza)


Le sette frasi
Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
(Luca 23, 34)
 
In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso
(Luca 23, 43)
 
Donna, ecco il tuo figlio
(Giovanni 19, 26-27)
 
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
(Salmo 22,1 / Matteo 27, 46)
 
Gesù gridò: Ho sete
(Giovanni 19,28)
 
Tutto è compiuto
(Giovanni 19,30)
 
Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito
(Luca 23, 46)

1 commento:

  1. Bello, appena finisce il Nabucco sentirò questo.
    La Cattedrale di Cadice, ci sono stata...
    Coao!

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