sabato 30 luglio 2022

La città e le sue luci

 




Le città si distinguono dai paesi o dai piccoli villaggi per il fatto che anche quando sono in silenzio parlano per immagini. Se strillano lo fanno a pieni polmoni con gli abitanti infuriati: con le uova, con il chiasso delle radio, con il turpiloquio più volgare. A volte con una bottiglia Molotov o con un gemito di piacere in un portone. Il sussurro in città è una cosa senza vergogna. Poiché i cittadini combattono sempre. Sacrificano un intero esercito di nobili e valenti giocatori a favore dei codardi, senza i quali in città non potrebbero esistere i primi: tutti coesistono, come in un organismo i batteri buoni e cattivi. Quindi non c'è mai concordia. La città è fatta di persone diverse tra loro, sempre in conflitto. Sono il suo battito cardiaco, accelerano le pulsazioni, rianimano dai morti le distese d'erba e fanno a pezzi senza pietà i cespugli, conquistano i sobborghi, assorbendo come un mostro affamato i paesi circostanti. Se un ingranaggio di quella macchina si rompe, viene rimpiazzato da uno nuovo. Il numero dei farabutti non deve scendere. Allo stesso modo, il numero degli sceriffi e dei guerrieri solitari è sempre stato e sarà una costante. Le città riposano in movimento. Lungo le arterie delle vie scorrono indefessi i tram, sobbalzano gli autobus, scivolano le auto e s'infilano le biciclette. Di giorno, la luce del sole rende più evidenti i vecchi e malandati edifici storici e i suoi abitanti, parassiti che alimentano paura e malaffare; la notte, invece, arde di una polifonia di luci e solo dall'oscurità emerge il vero volto dell'agglomerato urbano. La vita si dipana su una strada illuminata e là dove per un attimo qualcuno ha infranto tutti i lampioni. Un grido muto può risuonare ovunque, perché c'è sempre qualcosa che illumina l'oscurità: un neon, il bagliore di un lampeggiante della polizia o la fiamma di un accendino. Le città non si addormentano. Non sprofondano mai nell'oscurità completa.”


(da “Ognuno è carnefice”, di Katarzyna Bonda – trad. Laura Rescio e Walter Da Soller)



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