venerdì 8 marzo 2013

Film di Guerra. 2 di 4


Seconda puntata con la mia selezione di Film di Guerra. Tocca a quello che viene definito il secondo conflitto mondiale.

SECONDA GUERRA MONDIALE

Una guerra lunga, dove gli episodi che si possono trasferire sul grande schermo sono molti, collocabili praticamente in ogni scenario (città e regioni europee, mari ed oceani, deserti, monti e pianure, in Asia ed in Africa). Lo sviluppo dell’industria e della tecnologia permise di renderla una guerra “spettacolare”, adatta ad essere poi rappresentata al cinema. Segnalo film molto diversi tra loro, ma che hanno in comune un’attenzione più o meno preponderante sull’aspetto “intimo” o “particolare” di un’esperienza tragica.

Lettere da Iwo Jima (2006) di Clint Eastwood.
Speculare e di gran lunga superiore al parallelo “Flags of Our Fathers” dello stesso Eastwood. La guerra, una battaglia dal punto di vista del nemico (operazione in realtà non nuova), resa al meglio, con rara sensibilità, lucidità narrativa, onestà intellettuale. Su tutto giganteggia la figura del generale Kuribayashi (Ken Watanabe), che ci accompagna durante il film che presenta i soldati giapponesi, uomini (non più “musi gialli”) con tutti i loro sentimenti e i doveri, i dubbi, i conflitti, ammirevolmente orchestrati in un racconto corale tanto asciutto quanto libero nella struttura drammaturgica. Siamo lontani da ogni retorica, da intenti agiografici e da roboanti mitografie (intesi mister Spielberg?).

Il giorno più lungo (1962) di Registi vari.
Film tutto sommato sobrio e realistico, che segnalo più per affetto ed omaggio ad un’infanzia di cinema vissuta insieme a mio padre. Frammentarietà stilistica (4 registi) e taglio cronachistico tolgono tensione alla rappresentazione di un evento epocale (sbarco in Normandia), ma ne sono anche un pregio, poiché si evita spettacolarizzazione e retorica a beneficio di una piccola lezione di storia. Comunque da non disprezzare la parata di “stelle del cinema” coinvolte.

Europa Europa (1991) di Agnieszka Holland.
Non un film bellissimo, ma utile nel senso più positivo dell’espressione. Da una storia vera, un’opera che alterna momenti di grande spessore, passaggi grotteschi ed ironici e pagine un po’ troppo teatrali, quando non trascurabili. La personale epopea, attraverso la guerra, di un giovane ragazzo ebreo, che riesce a farsi passare, alternativamente, da appassionato bolscevico e da puro rappresentante della razza ariana. Opera che sa farsi portatrice di un messaggio di cui la nostra epoca, con i suoi pericolosi rigurgiti di razzismo, mostra di aver bisogno.

Tutti a casa ( 1960) di Luigi Comencini.
Uno dei più importanti film italiani. Ironico, grottesco, drammatico e pietas si incontrano e fondono insieme per una storia tutto sommato corale con Alberto Sordi più misurato del solito. Una pagina fondamentale della recente storia italiana, l’8 settembre 1943 ed i mesi che seguirono, presentata attraverso il viaggio, fisico, metaforico ed insieme metastorico di un militare che passa da mediocre comprimario a protagonista partecipe degli eventi, con conseguente assunzione di responsabilità e di oneri.

La Grande Fuga (1963) di John Sturges.
Basato su una storia vera (americanamente modificata), la più grande fuga da un campo di prigionia tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale. Un film eccitante e coinvolgente, senza pause o passaggi a vuoto, onesto ed illustrativo quanto basta, ma da godere fino in fondo. Ottimi attori e buona sceneggiatura. Indimenticabile Steve McQueen, sfrontato, simpatico e coraggioso come sapeva essere.

Steve McQueen ne "La Grande Fuga"

Vi aspetto per la terza parte!

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