I Peggiori del 2013
Molti, in modo anche elegante e molto accattivante,
verso la fine dell’anno presentano una lista dei Migliori.
I migliori film visti o usciti, i migliori libri letti o
pubblicati e così via, passando per canzoni, posti visitati, spettacoli o
concerti. È un modo simpatico di fare un consuntivo, di esprimere le proprie
preferenze e parlare di sé attraverso esperienze e gusti personali.
Vorrei partecipare anch’io a questo “gioco”,
ma un po’ per pigrizia ed un po’ per il gusto di fare una cosa più personale e
magari “diversa”, presento una brevissima lista dei miei Peggiori del 2013.
Ovvero il peggior film che ho visto
quest’anno, il fumetto (singolo albo) che reputo il peggiore letto ed il
libro più brutto che ho avuto tra le mani in quest’anno che volge ormai
al termine (la frase più brutta e scontata che potevo scrivere!).
Peggior Film: Beyond Borders – Amore senza
confini, di Martin Campbell (2003)
Trama da cinematografo.it: Una giovane e
brillante donna appartente alla borghesia benestante di Londra, conosce, per
caso, un'organizzazione umanitaria impegnata in prima linea in tutto il mondo.
Sconvolta per essere stata catapultata, all'improvviso, dal mondo ovattato
della Londra-bene a scenari disastrosi, finisce per innamorarsi del medico-avventuriero
che le ha aperto gli occhi.
Film brutto sotto ogni aspetto. Personaggi che non
risultano credibili, con due attori (Clive Owen e Angelina Jolie) in pessima
forma, che si barcamenano in una storia d’amore stucchevole che in più passaggi
risulta ridicola quando non patetica. Regia pessima e sceneggiatura ridicola.
Guardato in TV, insieme a chi mi sopporta ogni giorno, casualmente
approfittando del fatto che i nostri impegnativi figli si erano addormentati
presto e senza capricci.
Peggior Fumetto: Sulla Pelle – Dylan Dog
n.326
Trama da sergiobonellieditore.it: I disegni possono uccidere?
È questo l’enigma col quale Dylan è alle prese quando a Londra si verificano
una serie di omicidi compiuti da ragazzi i cui corpi sono completamente coperti
da tatuaggi tribali. Per risolvere il caso, l’Indagatore dell’Incubo deve
risalire all’inquietante figura del polinesiano Tehamaru e fare luce sul suo
oscuro passato.
Ho ricominciato ad acquistare e leggere Dylan Dog da pochi
mesi, soprattutto grazie al “nuovo corso” annunciato dalla casa editrice
milanese e che vede coinvolto Roberto Recchioni. Questo albo non mi è piaciuto
per niente! Troppi “spiegoni” che annoiano e peggiorano la lettura di una
storia con una sceneggiatura per nulla convincente, logorroica e basata su un
soggetto debole e poco stimolante. Inoltre i disegni non aiutano e sono troppo
distanti dallo stile della scrittura, portando ad un risultato che scontenta su
tutta la linea.
Peggior Libro: Batista, di Nicola Di
Camillo, Foschi Editore (2006)
Trama da foschieditore.com: Batista racconta di un
viaggio in macchina verso il sud della Spagna. Di quattro amici che dopo i
primi esami universitari partono insieme alla volta di Cadice e dell'età
adulta. Qualcuno parte senza sapere che fare del proprio futuro, qualcun altro
ha il futuro già scritto in un figlio che sta per arrivare. E c'è chi il futuro
lo troverà tra corride e donne che ballano il flamenco. Sarà sulla spiaggia di
Cadice che il viaggio si concluderà, in una grande festa catartica dove, tra
daiquiri, bloody mary, sbronze e scazzottate, qualcuno troverà finalmente la
sua grande Onda...
Acquistato pressoché per caso, insieme ad altri della
stessa casa editrice, in occasione di una “promozione” estiva. Il tema ed il
soggetto di un romanzo “on the road” non è propriamente originale, ma comunque
può essere ben sviluppato e risultare intrigante e coinvolgente. A dire il vero
le prime pagine sono accattivanti e, con astuzia, ammiccano al lettore sia
giovane che più maturo, che può ritrovare alcune tracce delle proprie
esperienze personali. Poi, però e forse inevitabilmente, l’autore si
intestardisce su passaggi stucchevoli e ripetitivi, che con il fine di
coinvolgere giungono però ad irritare ed infastidire, tra richiami a Baricco e
velleità alla Bukowski. Diverse pagine mi sono risultate vuote e poco
convincenti, fra sbornie, feste, amori fugaci e al limite dell’idiozia. I
passaggi scritti poco bene e con scarsa vena di solito non mi risultano sempre
fastidiosi, ma in questo caso l’autore si compiace troppo di se stesso e delle
vicende che racconta, tentando di fare arte quando semplice ed onesto
“mestiere” sarebbe stato sufficiente e gradevole. Insomma ci crede troppo e
finisce tutto “in vacca”, come nel romanzo, che ha l’ulteriore ed imperdonabile
colpa di voler anche concludersi con una sorta di riflessione morale o qualcosa
di simile.